mercoledì 15 giugno 2016

RIFLESSIONI... TRA SEGNO E COLORE

Nella graziosa cornice di Porto Sant’Elpidio, nella Provincia di Fermo, caratterizzata dal bel lungomare oltre che dalle più recenti fabbriche di calzature, l’amore ed il gusto per l’Arte sono presenti in misura importante e tangibile. L’intenso incremento della popolazione non ha fatto smarrire i forti legami con chi opera nel territorio; anzi, li ha incrementati nel segno di quelle Tradizioni che si riconducono alla stessa presenza etrusca nell’entroterra ed alle vestigia specie culturali dell’epoca tardo medioevale.                                        L’animo cittadino resta comunque profondamente legato al mare, alla pesca: a quel mare che, come recita il motto latino sullo stemma – In Litore Fulget – splende e fa risplendere il litorale sotto i raggi del Sole.                                   E’ stato quindi in questa bella cornice che il 12 Giugno 2016 Daniele Taddei ha brindato al vernissage della importante Mostra, cui era stato invitato.             Un evento certamente importante per il valore degli Artisti presenti come pure di quelli intervenuti, in uno ad un pubblico attento e interessato.                        Ma ciò che in particolare ha caratterizzato questi momenti è stato proprio l’intervento del bravo e competente Daniele Taddei, collezionista e curatore d’Arte: ancor meglio, amante dell'Arte, a tutto tondo.                                     Le sue autorevoli parole si sono aggiunte a quelle che, anche ultimamente, hanno speso altri soggetti competenti e amanti dell’Arte: la sostanza di questi interventi sta nella – dolorosa, direi - presa d’atto dell’eccessivo mercantilismo che caratteristica le legittime attese di quanti desiderino mostrare al pubblico le loro opere, esponendole.  Gli eccessi, si sono sommati, strato sopra strato, determinando profonde anomalie: galleristi, curatori e gli stessi critici, non esisterebbero se non esistessero gli Artisti.   Questo – come ho anche sottolineato nel recente MANIFESTO PER L’ARTE la cui stesura, in nome e per conto dell’Accademia di Alta Cultura,  ho curato insieme alla brava Artista Prof.ssa Rosanna Della Valle e alla curatrice e organizzatrice di Mostre ed Eventi Dott.ssa Monica Melani, anch’ella intensa e profonda Artista – a conferma della valenza degli Artisti: nulla di tutto ciò che ho sopra indicato, potrebbe esistere senza di loro                                                                                                Al contrario l’Artista può esistere e produrre le proprie opere anche senza che sussista intorno a lui, condizionandone profondamente la vita, tutta quella catena che sulla sua Arte, sulle sue sensazioni, sulle sue attese, sulle sue energie, sulle sue vibrazioni, sulle sue delusioni, sulle sue illusioni, sulle sue gioie e sui suoi dolori, vive.   Vive, agevolandolo apparentemente da un lato, ma anche condizionandolo profondamente dall’altro                                         Tutto questo ha ormai determinato una serie di reazioni che - attraverso il web, ed in particolar modo i social - ha mostrato, facendola emergere dalle pieghe di un’apparente normalità, la frustrazione, l’ansia, lo scoramento e quindi lo sfinimento dei più: stanchi di dover subire.                                                    Fa piacere accorgersi che, così come noi dell’ADAC ci rendemmo conto già da molti tempo – specie lavorando a stretto contatto con il grande Accademico M° Dario de Blanck (‘Genio innovativo dell’Arte contemporanea’, come chi qui scrive ebbe a definirlo in un proprio articolo) – anche altri via via abbiano avuto similare percezione sottolineando i molti punti in comune con quanto da noi denunciato ed i certo qual modo i ‘rimedi’ da apportare: quantomeno per determinare una inversione di tendenza, sul quanto gli Artisti – ed in particolare le donne-Artiste – abbiano a patire a causa di questo vero e proprio ‘sistema’.    Un ‘sistema’ dove non infrequentemente, la differenza tra chi può ‘emergere’ e chi invece continuerà a ‘segnare il passo’, la fanno soltanto i mezzi finanziari disponibili: ciò, così come è stato recentemente dimostrato proprio a Roma, dove le somme (assurde!) richieste agli Artisti ‘selezionati telefonicamente’ da un’efficace servizio di segreteria di un ambizioso Premio per partecipare allo stesso, consentivano di partecipare/essere visti e citati/ricevere una buona critica e (ovviamente… Con una ‘leggera’ maggiorazione della quota di partecipazione!) essere menzionati su una prestigiosa rivista d’Arte (proprio una di quelle: carta patinata, bei colori, firme note… Una di quelle riviste che, una volta prese, si custodiscono come reliquie in biblioteca, ‘perché allora ha parlato di me’).                                                                                                   Ecco che, se questo è lo ‘stato dell’Arte’, qualcosa bisognerà pur fare e, credetemi, a questo punto non è importante tanto chi abbia denunciato per primo, e come, questo  profondo malessere, quanto il fatto che – attraverso l’unione strategica delle proprie capacità e con opportune collaborazioni - si inneschi un processo evolutivo a spirale, moltiplicatore di energie positive e in grado di conferire onorabilità, ovvero maggiore considerazione, agli Artisti così come a chi opera a stretto contatto con loro.                                               Alla pari e con dignità.                                                                                Di seguito – per gentile concessione dell’Autore, l’ottimo Daniele Taddei – portiamo all'attenzione dei nostri Lettori il testo integrale del di lui intervento alla Mostra di Porto Sant’Elpidio.                                                             Infine, chi fosse interessato, potrà collegarsi anche al sito dell’Accademia di Alta Cultura, http://accademiadialtacultura.blogspot.com, dove è pubblicato il testo del MANIFESTO PER L’ARTE, così da poterne trarre ulteriori elementi di valutazione ovvero comparazione e integrazione, per meglio determinare contenuti e formule ma anche per consentire – ai nostri Lettori-Artisti – di intervenire offrendo il loro contributo di esperienze dirette al pari delle loro possibili proposte.                                                                             Proposte, che francamente, attendo personalmente con forte desiderio: dimostreranno che l’Arte è ben viva e che essa guarda agli Artisti.                      Loro è l’opera.                                                                                              Il resto è solo cornice: una cornice bella e luminosa, o opaca e misera.

Roma, 15 Giugno 2016                           Giuseppe Bellantonio
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“Riflessioni reciproche, tra segno e colore”
Il titolo di questa mostra d’Arte mi da lo spunto per poter esternare per la prima volta al pubblico un mio sopito desiderio, ovvero quello di coinvolgervi, non soltanto per PARLARE d’Arte o per FARE Arte, ma quello a mio avviso più profondo ed intimo, quello di ASCOLTARE l’Arte.
Per ASCOLTARE non intendo ciò che mi potrebbero comunicare gli autorevoli protagonisti di questa manifestazione, SANDRO, SILVIO, VITTORIO, CARLO, AGOSTINO, LUCIA, MARISA, CLEOFE, LEONARDO, ALESSANDRO, ci vorrebbero ore ed ore per analizzare da vicino i loro percorsi artistici, le loro rassegne critiche, le loro sperimentazioni, le loro ricerche, le loro innovazioni, le loro tecniche e supporti preferiti, ne tanto meno ASCOLTARE  le opere che in questo preciso istante ci stanno osservando in silenzio, cercando di comunicare con i loro segni, con i loro colori, con i loro movimenti, le ansie, le tensioni, le speranze espresse da ogni singolo autore.
ASCOLTARE intendo interrogare, indagare, guardare dentro di noi, perché solo conoscendo se stessi potremmo conoscere gli altri, e con gli altri interagire, relazionarci, scambiare sensazioni, intuizioni ed esperienze.
Una sorta di AUTOCOSCIENZA, una voce dell’anima che ci conduce alla consapevolezza, quella consapevolezza che ci porta ad un esame interiore, esame necessario per solidificare la conoscenza, conoscenza atta non a prevaricare ma a riconoscere la nostra limitatezza e finitezza.
Viviamo in un momento di grande difficoltà, forse tra i più significativi dal Secondo Dopoguerra, le crisi che ci attanagliano non sono solo quelle finanziarie, economiche, politiche, ma quelle legate più da vicino all’uomo, al sociale, alla  cultura, all’arte.
L’uomo è sempre più fragile, indifeso e sempre più rassegnato nel cercare di riappropriarsi di quei ideali, di quei valori che sono la vera essenza della propria esistenza.
L’Arte, e tutti noi oggi che siamo qui apparteniamo al suo “sistema”, possiamo sicuramente legittimare che la stessa è quella che per prima ne risente, è quella che per prima metabolizza le tendenze, le mode, i sconfinamenti, le contaminazioni, i nuovi processi tecnici, le nuove tecnologie, le nuove intermediazioni, i nuovi mercati.
Ecco, osservando e riflettendo su questo panorama mi viene da esternare che tutti noi dovremmo cercare di contribuire alla ricerca della verità più prossima, di ricercare quella luce che illumini il nostro cammino, consapevoli che non potremmo mai raggiungerla.
Assistiamo oggi come non mai ad un prolificare di “persone” che a diverso titolo si esprimono attraverso l’Arte, voci dicono che sono ben oltre il milione, arrivano giornalmente notizie di chiusura di gallerie d’Arte, rimangono in piedi solo quelle di riferimento per un mercato nazionale o internazionale, gli spazi espositivi pubblici e privati sono sempre più rari e quei pochi onerosi, creando non poche difficoltà per chi vuol esporre le proprie opere.
Il mercato è  passato per la quasi totalità degli scambi in mano alle Case d’Asta o alle Fiere, quest’ultime in netta crescita, nel contempo anche la “provincia” mostra segnali di vivacità e di fermento attraverso Festival, Meeting, Premi, Concorsi, Rassegne, Mostre, Eventi, Biennali, Triennali, Quadriennali, e non mi riferisco logicamente a Venezia, Milano e Roma.
In questo clima, nella complessità del “sistema” sin qui illustrato, quale contributo siamo noi in grado di offrire per migliorare lo “stato dell’arte”, per ridarle il suo valore, la sua autorevolezza, il suo osannato prestigio?
Questo è l’interrogativo, questa è la riflessione che vorrei condividere con voi!!!
A mio giudizio tutti coloro  che a qualsiasi titolo si occupano d’arte, me per primo, dovrebbero fare un passo indietro  provando a ristabilire un ordine, una regola, che fungano entrambe da deterrente contro le facili scorciatoie,  le lusinghe effimere, o peggio ancora da aspettative illusorie.
Sarebbe auspicabile che a tutti gli autori che fanno Arte venga riconosciuto il massimo rispetto e la dovuta considerazione, in particolar modo verso  i giovani e verso coloro che l’Arte la vivono come mera passione, occorre star loro vicini, seguirli nel lavoro creando un confronto leale e sincero, essere loro di aiuto e conforto nei momenti più difficili, motivarli ed accompagnarli con onestà e altrettanta determinazione nel percorso intrapreso, rammentando con estrema franchezza  che :
 “l’Arte è avara con molti e generosa con pochi” 
Da sempre sono un fermo sostenitore della “provincia” quel territorio quasi sempre denigrato, a torto o a ragione, perché la stessa possiede una energia e una vivacità culturale, intellettuale ed artistica difficilmente riscontrabile in altri contesti, la “ provincia” ci ha dato nomi illustri basti pensare nelle sole Marche le figure monumentali del ‘900 di LICINI e TOZZI su tutti.
Gradirei concludere questa mia riflessione  auspicando che la “pagina” che tutti noi oggi abbiamo scritto possa essere di auspicio per RECUPERARE, SALVAGUARDARE e PROMUOVERE l’Arte i tutte le sue componenti, consapevoli che questo processo passa attraverso di NOI, dalla nostra CONOSCENZA ed dalla nostra AUTOCOSCIENZA.
Daniele Taddei
Porto Sant’Elpidio 12 Giugno 2016
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