giovedì 16 ottobre 2014

STUPEFACENTE!



Stupefacente è un’Europa che, pur se consapevole di quali siano i mali che l’affliggono, non frappone alcun rimedio alla crisi; solo le parole sono sparse in abbondanza: ora per tranquillizzare (con la usuale, vetusta, tecnica del “rinvio”: tranquilli, poi tutto migliorerà. Ma è un “poi” senza tempo: nessuno si impegna realmente, dicendo “da domani sarà così”); ora per blandire; ora per ribadire solennemente i termini di accordi stipulati “anni luce” orsono (quando tutto, o quasi, andava bene) e di fatto più che superati dagli eventi e, se vogliamo, dalla stessa Storia; ora per minacciare o lanciare veri e propri, insopportabili, diktat.   Il tutto lontano in modo abissale da quei nobili accordi all’origine del Trattato di Roma, oggi lontano in modo siderale non tanto dai fatti ma dagli animi di coloro che – più nel male che nel bene – tali fatti determinano ovvero concorrono a determinare.
Stupefacente è un’Europa tanto poco unita ma in realtà ingessata: campo di gioco di  atleti dalle gambe molli, preda di partite truccate dirette da più arbitri contemporaneamente, che si alternano in modo apertamente concertato per mostrare ora un “cartellino giallo” ora un “cartellino rosso” per favorire sempre e unicamente una ed una sola parte. 
Stupefacente è un’Europa carente di una comune politica estera, che subisce le ondivaghe imposizioni di chi è rimasto ai tempi della “guerra fredda”, del “muscle contest”, degli orizzonti incerti sui quali si stagliano le sagome dei missili nucleari puntati silenziosamente verso bersagli che, sulle carte, sono puntini rossi, gialli, blu o verdi, ma che in realtà rappresentano milioni di persone, di esseri umani, di vite pulsanti, di sogni, di ambizioni, di aspettative, di progetti, di programmi. 
Stupefacente è un’Europa che, per sanzionare, sanziona se stessa; per fiaccare un avversario che tutti i torti non ha (anzi: a questo punto vero è che ragioni e torti si equivalgono, dando poca ragione e molti torti a quanti si erano affrettati – per interessi economico-finanziari-commerciali e, per ultimo, politici -  a spalleggiare e persino riconoscere ciò che fin da subito appariva essere non una nazione unita, ma solo una parte di essa; una parte che, secondo il peggiore dei copioni, si è calata in un confronto armato tra etnie locali, non riconoscendo alcun diritto a chi chiedeva autonomia e libertà di autodeterminazione).   Un’Europa che quindi non si sottraeva al pessimo vezzo di dare ragione agli (veri o presunti) aneliti di libertà di taluno, non tenendo conto e anzi censurando e negando gli (anche qui: veri o presunti) aneliti di libertà di talaltro. Chi decide, e in base a quale criterio chi sia un terrorista e chi un guerrigliero? Chi un patriota e chi un ribelle? Chi sia nel giusto nel chiedere "libertà" e chi invece non abbia diritto a chiderla?   Che fine hanno fatto – e non solo in quella parte di Mondo -  la libertà e la democrazia esercitata dal popolo?   Un’Europa già in ginocchio, con una disoccupazione alle stelle, con investimenti produttivi pressoché fermi, che ha fermato – a livelli diversi - l’export verso la Russia, decretando di fatto il colpo di grazia per molte realtà produttive, e che – in prossimità dell’inverno – deve ben ricordare che i rifornimenti di gas dall’Est rappresentano un'importante quanto un’insostituibile fonte energetica.
Stupefacente  è un’Europa che sembra non notare che, all’indomani di un sussulto d’orgoglio della Grecia (che ha fatto un gesto di stizza nei confronti della troika commissariale europea, non sopportandone le pressioni); di una dichiarazione di Moody’s che – stranamente… ma non troppo! – promuoveva le manovre riformiste italiane; di una non impossibile schiarita dell’orizzonte ucraino, complice un meeting Asia-Europa in corso a Milano; di una ferma presa di posizione della Francia, alle prese con una crisi interna e di mercato non meno dura di quella italiana; di un brusco ridimensionamento del ruolo della Germania nella leadership internazionale, richiamata ai suoi limiti dagli Stati Uniti; delle notizie che indicavano una flessione della spinta produttivo-commerciale della Germania; stupefacente – dicevo – è non notare che gli equilibri delle Borse Valori sono “saltati”.  Ufficialmente c’è chi si è affannato ad attribuire ciò ad una insoddisfazione degli “investitori” (ma chi sono e dove sono?) al rigore rappresentato dall’asse Berlino-Bruxelles: personalmente  vedo invece un rinnovato  assalto dei panzer camuffati da spread e delle divisionen lanciate alla conquista camuffate da rating. Gli effetti: massicce immissioni nel circuito di titoli pubblici delle nazioni più deboli, con realizzi al ribasso, tassi del debito pubblico della Grecia alle stelle, tassi di quello Italiano anch’essi sotto assalto, spread che salgono con una velocità sbalorditiva toccando in poche ore quote impensabili.  Ancora un paio di giorni così, e qualcosa scricchiolerà paurosamente e forse irrimediabilmente in quest’Europa dove il deficit al 3% è un taboo al pari della immodificabilità delle regole attuali.
Stupefacente è un’Europa che non vuole prendere atto che c’è un gruppo di Stati membri che ha una propria “velocità” e la maggior parte degli altri che ha una “diversa velocità”: di fatto l’Euro a due velocità già esiste, perché non ufficializzarlo? Non sono tra coloro che seguono il filone “complottista” ma è un fatto che in Italia si vedano poche banconote con caratteristiche di stampa riconducibili ad altri Paesi membri… quasi che gli euro stampati in Italia, restino e circolino solo qui da noi.  E poi qualcuno dovrebbe spiegare come mai sugli stampati di alcune banche italiane appaia da qualche tempo, per l’esecuzione di bonifici, il termine “euro domestico”: c’è allora un “euro non domestico”, ovvero l’ “euro domestico” è una nuova unità o pseudo tale? E chi ne avrebbe autorizzato l’introduzione/l’indicazione?
 Tanto la situazione – e la complessiva condizione – dell’Italia che la situazione e la condizione degli Stati d’Europa, e in particolare di quelli componenti l’Unione Europea, sono sotto gli occhi di tutti: anche se la comunicazione (televisioni, radio, carta stampata, strumenti di informazione varia anche via web, ecc.), riferendoci in particolare a quella nazionale, non sempre può essere ritenuta completa e obiettiva come pure non sempre viene ritenuta in grado di offrire al pubblico un’esposizione dettagliata e quindi professionale, utile al formarsi di quelle idee-critiche-impressioni-valutazioni che presiedono alfine alle decisioni.
Le omissioni e l’incompletezza dell’informazione diventano spesso addirittura macroscopiche allorché si vadano a trattare avvenimenti che si incardinino  all’estero: quasi che si avesse timore di offrire a lettori e ascoltatori un quadro completo delle vicende: o perché li si voglia ritenere “deboli di cuore”, o perché li si possa reputare mentalmente “instabili ed incerti” perché non in possesso della cultura necessaria a ben valutare e quindi comprendere, o perché – più semplicemente -  non capirebbero”…   Una storia che – a ben vedere, e studiando le storie che la Storia ci sottopone - va avanti da secoli, quella di omettere e nascondere ai sudditi, al popolo, alle masse, le notizie – e quindi anche delle “verità” - che vengono ritenute “non alla loro portata” ovvero “scomode” specie per chi esercita il “potere e il comando” e attraverso questo determina “come influire” sulle notizie stesse e/o sull’informazione e quindi sulla forma e – soprattutto – sulla sostanza delle stesse notizie comunicate.
Ciò ha sempre giovato a pre-stabilire tout-court chi abbia ragione e chi torto, chi siano i “buoni” e chi i “cattivi”, chi sia da esaltare e catalogare come “amico” o “alleato”, anche ponendolo su di un piedistallo, e chi da “eliminare” additandolo come “nemico” e concertando/complottando per farlo apparire come tale, quali siano i “campioni” giusti ed esemplari da seguire e quali – invece – siano quelli sbagliati: persino determinando (erronei) schemi valutativi, comportamentali e sociali, tali da soppiantare – per la loro semplicità di applicazione e per l’innata umana tendenza di “ignorare/travalicare/interpretare” ogni regola – quei comportamenti che hanno radici profonde e che presidiano alla presenza stessa dell’uomo nella società e in primis nella famiglia e nei consorzi umani che ne originano.    
Ci troviamo di fronte all’imposizione dilagante di un pensiero unico al quale viene conferita l’energia di una nera sfera lanciata a tutta velocità su un mucchio di birilli e che tutto sembra travolgere se non devastare: al punto che chi vuol continuare a ragionare con la sua testa confidando nella forza di “regole” forse “antiche” (o “vecchie quanto il mondo”?) ma certamente “consolidate e valide per i loro contenuti”, è additato come retrogrado, o bacchettato come “vecchio e superato conformista”, o catalogato come “razzista” o segnalato addirittura come “intollerante” intriso di acida e caustica “discriminazione”.
Chi sta a monte del pensiero unico ha anche determinato la fitta ragnatela di interessi e alleanze per assicurarsene e facilitarne non solo la diffusione ma soprattutto la stratificazione, pilotando azioni e reazioni, creando e diffondendo un consenso drogato tale da essere recepito come salvifico rispetto ad un passato più o meno recente.    Il tutto coerentemente con l’attuale regime che vivono le genti, dove – pur in nome di principi di tutela e/o salvaguardia - le masse fanno ormai parte di una società all’insegna di “sorveglianza e controllo”: forse, e dico “forse”, un passo avanti prima del possibile utilizzo su larga scala di fantascientifici microcircuiti.
Tale condizione, almeno nell’odierna fase, tende a sopprimere la critica, ancorché costruttiva, ed il dissenso, ancorché correttamente proposto: chi è sul ponte di comando si giova di manovratori che propagandano e sostengono il “tutto va bene”, tentando di relegare chi non la “pensi” come loro in una sorta di “ghetto” non solo ideologico ma anche pratico-attuativo, dove è reso difficoltoso contestare e contrastare questo pensiero unico, non comparabile e incontestabile senza correre il rischio di esserne pericolosamente travolti dalle azioni/reazioni di chi tratta come propri acerrimi nemici quanti non siano allineati, “conformati”, con loro.
Che fine  ha fatto quel libero pensiero di cui tutti pur sembrano nutrirsi, sebbene a parole? Quante sfumature di democrazia esistono o vengono di fatto applicate, piuttosto che non ”la” democrazia? Quante sfumature di libertà esistono o vengono usate, piuttosto che non “la” libertà?
Di fronte a tante e tali cose stupefacenti, vale la pena di notare che nel nostro Paese si stanno producendo tali e tante novità che, nelle frenesia del movimento generato per enunciarle/promuoverle/lanciarle, tutto sembra svolgersi come sul set di una pellicola thriller : le scene più importanti, emotivamente più coinvolgenti, vengono fatte vivere al rallentatore.  
Ecco, tutto si volge freneticamente al rallentatore: speriamo che un qualche regista non dia lo stop.
Ecco allora che chi scrive si interroga su che fine abbiano fatto la tolleranza, l’amore per il prossimo, la cultura della non violenza, come pure si chiede come si intenda placare placare la sete di Giustizia, di ordine, di razionalità, di correttezza, di onestà e quindi di Verità, alla base dell’azione di chi intende eliminare i massicci  privilegi pur concessi nel tempo.
Allora chi qui scrive invoca, in nome dei migliori e più nobili principi di libertà e di democrazia, il diritto di critica: un diritto che – purchè formulato ed espresso in termini corretti, civili -  si fonda sul diritto di espressione, e quindi di parola.  Esprimere opinioni, manifestare delle valutazioni, formulare delle critiche, fanno parte del diritto di parola, del diritto di manifestare il proprio libero pensiero, garantito dalle Costituzioni di molti Paesi del Mondo: fa parte dei diritti fondamentali, alla pari di quello del lavoro, del potersi curare, del poter studiare, del poter vivere dignitosamente senza che la persona – e quindi la personalità – subisca mortificazioni, oltraggi, offese.
Stupefacente, dicevo! Ed è stupefacente che nessuno si opponga allo sfascio che domina in Europa.
Non è obbligatorio allinearsi – e quindi dare, volenti o nolenti, un qualche credito - alle parole, ai concetti, espressi dai soliti “pifferai” e da “imbonitori” molto pratici delle tecniche di comunicazione e di persuasione: al punto che le loro prediche si ammantano di vero pur contenendo ben poche verità e moltissime pseudo-verità tirate bene a lucido.  Questi messeri ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, si applicano con ogni loro energia -  peraltro in modo insistente e persino petulante – nel convincere la gente che “tutto va bene” quando, invece, tutto continua a precipitare.  Nel caso del nostro Paese, urgono mezzi finanziari reali, “soldi veri”, per dare una spinta all’economia e quindi stimolare l’occupazione.
Serve che le banche riprendano a fare ciò per cui esistono: erogare il credito; diversamente, è inutile che continuino ad essere presenti solo per tenere i conti correnti, i depositi, della clientela adoperandoli a esclusivo vantaggio delle strutture creditizie.   Tanto vale spostare tutti i depositi alla CDP, chiudere buona parte delle (poco utili, se non erogano il credito) banche, e fare in modo che la CDP assuma il ruolo complementare di esercitare direttamente il credito e gestire il risparmio.  Se ne ricaverebbero vantaggi e utilità oltre ogni possibile immaginazione, anche perché accorciando sobriamente la “filiera”, eventuali utili di gestione potrebbero remunerare quella clientela che oggi vede corrispondersi tassi prossimi allo zero.
I cittadini assistono esterrefatti a tribune e tribunette politiche, a talk-show dove i politici continuano a recitare il copione della vetero-politica, con scenette che se non fossero tragiche potrebbero apparire tra il comico ed il farsesco: e questo mentre il Paese scivola sempre più in giù con margini sempre più esigui per convalescenza, recupero, guarigione.
“Tutto bene”, ci dicono sorridenti e con grande sicumera, e "in seguito andrà anche meglio”.
Peccato che, almeno per ora, nessuno se ne accorga. 
Ma ci si accorge benissimo di una pressione fiscale complessiva sempre più insopportabile.

Roma, 16 Ottobre 2014                   Giuseppe Bellantonio

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mercoledì 8 ottobre 2014

CENTRODESTRA PIGRO E IMBELLE

Sulle pagine web di UN SOGNO ITALIANO è stato pubblicato l'articolo a firma Senator che sottolinea all'attenzione del Lettore le anomalie di un "centrodestra pigro e imbelle" che pare non reagire - quantomeno, seguendo i consueti e peculiari schemi attribuiti a tale espressione politca - ad una situazione politico-sociale ed economico-finanziaria così particolarmente severa.
Forse mancano gli uomini, forse le idee, forse la giusta energia per essere palesemente presenti con proposte ed elaborazioni attuative degli stessi.
Una lettura attenta da riservare a uno scritto interessante nei contenuti nonchè lucido nella forma, che propongo alla Vs. cortese attenzione.

Roma, 8 Ottobre 2014                          Giuseppe Bellantonio 


Centrodestra pigro e imbelle
di Senator

Scrive Giovanni Belardelli sul Corriere della sera di oggi (“Quelle dannose pigrizie del centrodestra”) che la caduta del partito dei moderati, appiattito su Berlusconi e il suo carisma, rischia di scendere ulteriormente nei consensi elettorali a causa della “comparsa di Renzi, leader del principale partito della sinistra che però attacca frontalmente la CGIL e dichiara che gli imprenditori debbono poter licenziare”. Ed aggiunge che “la rendita di cui il centrodestra berlusconiano ha vissuto per tanti anni è scomparsa e con essa qualunque prospettiva politica che non sia di sostanziale subalternità al PD, stando dentro oppure fuori dell’esecutivo. E certo non sarà con trouvailles come la prossima presentazione, da parte di FI, di cento giovani sotto i 35 anni che le cose potranno cambiare”. Fine della citazione.
Cominciamo da quest’ultima considerazione, assolutamente condivisibile, come, peraltro, le altre che precedono, perché rileva l’esistenza di una mentalità e di un indirizzo politico organizzativo e operativo che associa aspetti positivi ad altri decisamente negativi, che purtroppo prevalgono.
Il giovanilismo ha segnato momenti diversi della vita politica italiana, almeno negli ultimi vent’anni, prima con Berlusconi, oggi con Renzi. La scelta di puntare sui giovani è certamente, sotto vari aspetti, vincente. Prende atto che le speranze di una società vanno rinvenute in coloro i quali per la loro età hanno spirito di intrapresa e desiderio di migliorare, per cui da questa parte della popolazione ci si attende un impegno forte nello sviluppo della società, ma trascura di considerare che gli italiani, come qualunque altro popolo, non è formato solo dai trentenni ai quali Berlusconi, prima, e Renzi, adesso, hanno affidato ed affidano un ruolo politico importante. Ci sono italiani di quaranta, cinquanta, sessata e più anni i quali hanno un ruolo importante nella società, perché rappresentano esperienze professionali e politiche spesso ragguardevoli. Questi guardano con interesse all’impegno dei più giovani che sono i loro figli o i loro nipoti. Li indirizzano, li consigliano, li aiutano economicamente, come avviene in questo particolare momento storico nel quale la crisi dell’occupazione è divenuta drammatica.
Una società complessa nella quale una larga fascia della popolazione è formata da meno giovani deve tener conto delle esigenze di tutte le categorie sociali e nel momento storico attuale non può danneggiare economicamente le fasce medio alte perché indirettamente ne trarrebbero un danno i giovani che non potrebbero più avere l’aiuto dei padri e dei nonni.
La politica del giovanilismo, dunque, va contemperata con una attenta considerazione delle varie esigenze di una società complessa.
Ma l’articolo di Belardelli, che ci ha indotto a queste considerazioni tratte dalla parte finale delle sue riflessioni, merita attenta considerazione per gli aspetti generali che affronta, evidenti a chi segue le vicende della politica, che giustificano il titolo del fondo del Corriere della Sera, là dove le “dannose pigrizie del centrodestra” stanno ad indicare una pericolosa stasi nell’iniziativa politica di un leader evidentemente stanco ed incapace di confrontarsi con il giovane Presidente del Consiglio e leader del Partito Democratico che, nonostante l’iniziale innamoramento di larghi strati dell’elettorato, si vada esaurendo. Berlusconi, che aveva iniziato la sua esperienza politica individuando un nemico storico dei moderati italiani, il comunismo, sulla base di ideali propri del liberalismo politico ed economico, oggi non ha più il suo classico avversario. Renzi è un ex democristiano, un cattolico di sinistra, che dice, come sottolinea Belardelli, cose gradite alla destra di Berlusconi quando critica i sindacati e rivendica per gli imprenditori mano libera dei licenziamenti, sia pure giustificati da ragioni economiche e di produzione.
Ammaliato dal Berlusconi imprenditore di successo, più esattamente fortunato per la costante assistenza della politica (basti pensare al decreto legge con il quale il governo Craxi consentì alle televisioni dell’ex Cavaliere di riprendere le trasmissioni che il pretore aveva vietato), il popolo di centrodestra ha smesso di elaborare idee e di richiamare i grandi ideali del liberalismo democratico seguendo quel pericoloso declinare delle ideologie che stoltamente è stato esaltato.
Abbandonati gli studi e le tradizioni, negli ultimi anni coltivate quasi soltanto da Marcello Veneziani, gli uomini di partito e di governo sono stati scelti col criterio che oggi Renzi torna ad applicare: giovani senza esperienza e leggiadre ragazze in ogni caso inadeguati al ruolo che veniva loro attribuito, in posizioni di responsabilità anziché collocati in una seconda fila pronta a conquistare nuove vette sulla base di un’esperienza maturata sul campo.
Ecco dunque che il centrodestra narcotizzato dal berlusconismo perde consensi e continuerà a perderli se non troverà rapidamente un leader presentabile, capace di coalizzare il mondo della cultura liberaldemocratica intriso di valori della legalità e ancorato a solidi principi etici ricreando un humus culturale e politico che possa costituire elemento di attrazione per quei milioni di italiani che non hanno votato nelle ultime elezioni ma che desidererebbero vivamente individuare un riferimento per riprendere fiducia nella politica, nonostante tutto congiuri contro di loro.
Le “dannose pigrizie” sono una palude nella quale Berlusconi, evidentemente stanco e preoccupato soprattutto dei propri interessi, ha condotto le sue schiere. E qui si dovrebbe riflettere sull’errore di affidare la politica a chi è naturalmente preso da grossi interessi economici personali, una cosa che si era vista soltanto nelle repubbliche sudamericane.
L’augurio per una ripresa del dibattito politico non è, dunque, indirizzato esclusivamente al centrodestra ma all’Italia e agli italiani perché la vita democratica di un paese si basa sul confronto tra gli schieramenti politici portatori di valori, capaci di andare alle tradizioni e di rigenerarle guardando al futuro. È un obiettivo importante nella vita politica italiana dei prossimi anni, un obiettivo che non può sfuggire ai giovani e che va conquistato con i padri e con i nonni, perché la società ha bisogno di tutti, in ruoli diversi e con responsabilità diverse.
6 ottobre 2014                                                                               

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sabato 4 ottobre 2014

FEDERESULI: NUOVO PRESIDENTE

Da parte della FederEsuli è stato diramato un Comunicato ufficiale relativo alla loro recentissima riunione, contenente l'ammuncio dell'avvenuta designazione - all'unanimità - del loro nuovo Presidente nella persona del Dr. Antonio Ballarin.
Un riconoscimento di sicuro prestigio per il Dr. Ballarin, da sempre impegnato nella custodia delle Memorie più sacre di quelle Terre e di quelle Genti, e una nomina importante per la FederEsuli: sicuramente proiettata verso nuovi e più importanti traguardi non solo sotto il profilo rappresentativo ma specialmente sotto quello propositivo.
Chiederò in seguito al Dr. Ballarin di rilasciare una breve intervista esclusiva per i numerosissimi Lettori che fanno riferimento a questo blog, certo che avrà piacere nell'informare una platea sempre più ampia dello spirito che è alla base delle attività di tutte le componenti che rappresentano FederEsuli.
Grande apprezzamento all'Istituto per le sue attività e auguri per un proficuo  mandato al neo Presidente Dr. Antonio Ballarin.  
Roma, 4 Ottobre 2014                                Giuseppe Bellantonio
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Comunicato FederEsuli in testo piano e con comunicato ufficiale da divulgare


Antonio Ballarin nuovo Presidente della FederEsuli

Il Consiglio Federale della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati (FederEsuli), riunito a Mestre giovedì 2 ottobre 2014, ha eletto all'unanimità Antonio Ballarin nuovo Presidente FederEsuli, Manuele Braico Vice Presidente Vicario e Lucio Toth Vice Presidente.

La Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati è un’istituzione riconosciuta dallo Stato italiano che riunisce in un unico ambito l'associazionismo, sorto nel dopoguerra, per la tutela dei diritti umani negati ai cittadini delle terre italiane cedute con i vari tratti internazionali alla Jugoslavia.

Attualmente le Associazioni che fanno parte di questa organizzazione sono:
          Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia,
          Associazione delle Comunità Istriane,
          Associazione Libero Comune di Fiume in Esilio,
          Associazione Libero Comune di Pola in Esilio,
          Associazione Dalmati Italiani nel Mondo - Libero Comune di  
          Zara in Esilio.

Tutte queste Associazioni rappresentano, oggi, le migliaia di persone che in Italia e nel mondo, a vario titolo, sono legate alle terre di Istria, Quarnaro e Dalmazia, alla loro storia, cultura, vita sociale ed economica, al mondo degli esuli giuliano-dalmati, alle tragiche vicende che videro la pulizia etnica della componente italiana di quelle terre, avvenuta sia con l'eliminazione fisica delle persone gettate nelle foibe od in mare che con la slavizzazione forzata della popolazione, nell'arco dei due decenni successivi alla fine della seconda guerra mondiale.

La Federazione è l'Istituto con cui lo Stato si confronta nella predisposizione ed attuazione delle leggi di tutela della Memoria giuliano-dalmata.

Oggi la Federazione è sempre più impegnata sul fronte della proposizione del concetto di Memoria come elemento indispensabile per conservare e promuovere un’identità peculiare dell'intera Nazione, quella degli italiani dell'Adriatico orientale, che tanto ha contribuito alla storia d'Italia ma che a tutt'oggi è ancora poco nota alla società civile.

Il concetto di Memoria elaborato in questi anni, parte da un indispensabile rispetto da offrire e da richiedere per le altrui diversità, desidera costruire una prospettiva partendo dalla cura per un’identità ed un’appartenenza emarginata dalla società italiana del dopoguerra e che oggi, invece, sta nuovamente rinascendo, manifestando, al contempo, il desiderio di vita e prospettiva mai abbandonate anche nei momenti più bui e più difficili di un'esistenza a lungo perseguitata e nascosta.

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In occasione del 61° Raduno dell’Associazione Dalmati Italiani nel Mondo - Libero Comune di Zara in Esilio.

Jesolo, 4 ottobre 2014
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giovedì 2 ottobre 2014

TIFFANY E MASHA A MILANO

Gent.mi Lettori,
come avrete già avuto modo di percepire leggendo i miei interventi, mi fa piacere segnalare alla Vs. cortese attenzione notizie che, specie se relative al composito mondo dell'Arte e della Cultura, abbiano una qualche particolare specificità che le renda extra-ordinario, ossia al di fuori della schematicità dell'ordinario.
E' oggi il caso di Masha Sirago, donna eclettica e volitiva, ricca di energie e amante della perfezione nel porgere il meglio delle sue capacità: Artista - pittrice e scultrice -,  giornalista, scrittrice e... interprete-portavoce di Tiffany.
Ho avuto il piacere di poter scambiare con lei delle rapide considerazioni e l'ho pregata di rendere un'intervista esclusiva per il Lettori di questo blog, anche trasferendovi le sensazioni ed il "can...pensier0" di Tiffany.
Cosa che avverrà al suo ritorno dall'impegno milanese che, con il Comunicato-stampa qui sotto riprodotto, ho avuto il piacere di far conoscere a quanti amano il bello in tutte le sue forme, come pure quelle particolarità che possono rendere un buon evento artistico-culturale un'occasione unica e irripetibile.
Mi auguro di cuore che l'impegno di Masha coincida con il più lusinghiero dei successi, ossia un'ampia partecipazione di pubblico ed estimatori alla "X° Giornata del Contemporaneo". 
Da pochi giorni Masha Sirago ha registrato uno short-intervista all'apprezzata e ben conosciuta pittrice Rosanna Della Valle: lo potrete vedere e ascoltare  su You-Tube digitando direttamente il link  http://youtu.be/a4TSVryIkDI
Un cordiale saluto.

Roma 2 Ottobre 2014                                                           Giuseppe Bellantonio



 


Comunicato stampa

Informo che Tiffany, il "Can...ravaggio del Terzo Millennio", così definito simpaticamente dal Professor Strinati, partecipa alla "X Giornata del Contemporaneo".

In allegato il link per l'inserimento diretto sul sito ufficiale di Amaci- Associazione Musei Arte Contemporanea Italiana:http://wwwamaci.org/gdc/decima-edizione/tiffany-il-canravaggio-milano 


Cordiali saluti dal "portavoce" di Tiffany
Masha Sirago


Tiffany,  il  “Can”…ravaggio  a  Milano 
' X Giornata del Contemporaneo '   
indetta da 
         AMACI - Ass. dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani
inaugurazione 11 ottobre, dalle ore 18 alle ore 24

Tiffany il cane-filosofo definito simpaticamente il “Can…ravaggio del Terzo Millennio” dallo storico dell'arte Prof. Claudio Strinati, partecipa alla “X Giornata del Contemporaneo” indetta da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, che si festeggia gratuitamente in tutta Italia l’11 ottobre 2014 per promuovere l’arte in tutte le sue forme. 
“Portavoce” di Tiffany è Masha Sirago che propone un modo diverso e poetico di scoprire l’arte, la letteratura, la realtà, le idiosincrasie della realtà, con grazia e ironia presso lo spazio espositivo BalubArte a Milano e in esposizione fino al 26 ottobre 2014.
La mostra “Tiffany, il “Can…ravaggio a Milano” presenta 40 tavole di aforismi fotografici, 10 sculture e 1 opera pittorica dedicati ai temi centrali del nostro tempo e al pensiero dei grandi Artisti della Storia: il “Can…Gogh!”, “De Chiri…can”, “Magritte”, “Rubens”, Antonello Da Messina, Burri, Vermeer, Toulouse-Lautrec… 
Lettura di racconti scritti “a quattrozampe e due mani”(pubblicati su Mondoliberonline); proiezione del docu-film “Questa è Tiffany!” (29') - regia di Dario Barezzi -; esposizione di opere formato “francobollo”. 
“Can che abbaia non morde” asserisce la Sirago “ma esprime l’arte!”
Per chi ancora non la conoscesse, Tiffany è una cagnolina maltese che fa Cultura, quella con la C maiuscola. Da nove anni a questa parte, “lavora come un cane” per diffondere la Cultura, quella in grado di interpretare il proprio tempo con tutte le sue contraddizioni e di guardare il mondo con uno sguardo ironico e piacevole specie alla caducità dell’uomo, con i suoi pregi e difetti. 
Per poter esprimere tutto ciò Tiffany si avvale della sua “portavoce” Masha Sirago che, superando ogni ostacolo comprensorio e linguistico, è riuscita a far conoscere, con il progetto “Vita da cani”, il suo messaggio universale, oltre ogni dogma e dogmatismo. 
Tiffany non è né maschile né femminile e promuovendo i veri valori morali, culturali, artistici e spirituali riesce a parlare di tutto e con tutti.
Il suo Comitato scientifico è composto da illustri personalità del mondo della Cultura tra cui Piero Ostellino che l’ha definita “una scienziata sociale che guarda il mondo con l’ironico disincanto di cui non sono più capaci gli umani… e che “riflettere” è ... il momento in cui il pensiero precede l’azione e la sostanzia”; Ferdinando Castelli, Claudio Strinati, Giovanni Russo, Davide Rondoni, Giovanni Conso, Masolino D’Amico, Francesco Bruno, Nino Marazzita; il filosofo Giacomo Marramao l’ha soprannominata “animal academicum”.

INFO STAMPA: Ingresso libero fino ad esaurimento spazio “calpestabile” BalubArt tel: 02.9288379 - Via Foldi, 1 (corso XXII Marzo) Milano.
Orari: Martedì al venerdì 9.30- 00.00; Lunedì 9.30 alle 18; Sabato 18-00.00 domenica chiuso.
Gli amici e visitatori che vorranno partecipare possono portare con sé scatolette di cibo per cani e gatti e croccantini vari (o similari) che saranno raccolti e devoluti in beneficenza alla F.I.B.A. (Federazione Italiana Benessere Animali ) che patrocina l’evento e il progetto. Per “Aperitivo con…Tiffany” è stato ideato appositamente dal Baluba Bar il cocktail "Quo vadis Tiffany?”, che verrà offerto il giorno dell’inaugurazione…
Tiffany e la sua portavoce Masha Sirago vi aspettano per un brindisi!