venerdì 27 febbraio 2015

DOMENICO FISICHELLA AL CIRCOLO REX

Conferenza al Circolo Rex
 
Dalle colonne web di "Un Sogno Italiano" - guidato da S.E. il Prof. Salvatore Sfrecola - abbiamo appreso che per iniziativa del Circolo di Cultura ed Educazione Politica Rex - Roma, via Marsala 42 - domenica 1° marzo alle  ore 10,30 il Sen. Prof. Domenico Fisichella parlerà sul tema
Il ruolo dell'Italia nella genesi delle due guerre mondiali
Saranno presenti autorità e personalità del mondo della cultura e delle Istituzioni, certi che la Conferenza del Prof. Fisichella avrà elevati contenuti.   
Proprio per tale motivo, ci permettiamo di segnalare l'evento con un certo anticipo, al fine di consentire ai nostri Lettori di poter partecipare all'evento.
Sarà nostra cura evidenziare successivamente ai nostri Lettori quelli che saranno i contenuti della Conferenza.
Un cordiale saluto.

Roma, 27 Febbraio 2015                                          Giuseppe Bellantonio
 

IL VENEZUELA RICORDA...



         
          Nella particolare cornice del Teatro Portaportese, a Roma, l'Ambasciata in Italia della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha ricordato e commemorato la rivolta popolare del 27 Febbraio 1989 con un intenso programma di poesia sociale.
          Con un intervento intenso e ricco di citazioni, il poeta e scrittore Prof. Antonio Mendoza - tra l'altro, apprezzato critico cinematografico - ha ricordato l'Universo Solitario di José Antonio Ramos Sucre.
          Questo grande Autore, troppo poco conosciuto oltre i confini della sua Patria, era un uomo di grandissimo livello culturale - conosceva ben 30 lingue! - e incentrò la sua vita nell'arrivare a conoscere e comprendere tutti i fenomeni che presiedono il terreno come quelli che vanno oltre tale dimensione. L'Universo Solitario è quindi rappresentato da tale sua ricerca come pure dalla solitudine straziante in cui visse la propria ansia di capire.
          La sua prosa poetica, opposta alla poesia in rima, ha sempre suscitato grande attenzione: ma, proprio per questa sua forma, non era criticabile da parte dei suoi possibili detrattori (ma, forse, sarebbe il caso di parlare di...invidiosi!).  Una prosa fluida, concreta, intensa, fuori da ogni schema, spesso tambureggiante al punto di scuotere il lettore come chi possa declamarla.
          Un Autore moderno ancor prima che si parlasse di poesia moderna: così che quando il mondo fu percorso dalle prime vibrazioni di tale nuovo modo di esprimersi, ebbene si scoprì che in Venezuela c'era già un Autore che da tempo aveva adottato questa 'nuova' formula. 
           L'Attrice Luisa Marzotta e l'Autrice Erika Reginato, come pure  lo stesso Antonio Mendoza, si sono alternati sul palco nel declamare poesie tanto di eccellenti ed intensi Autori Venezuelani che di Poeti Italiani: particolarmente significativi i testi dedicati al nostro grande Giuseppe Ungaretti, con particolare richiamo ai drammi di tutte le guerre e, più in particolare, della Prima Guerra Mondiale di cui è stato da poco ricordato il centenario.
          Le letture in lingua originale, ricche di ritmo e di pathos, hanno suscitato ancor più l'attenta partecipazione del numerosissimo pubblico, toccando le corde più sensibili dell'animo più profondo.
          A proposito di corde, citate quelle interiori, un plauso va al M°Alvaro Atehortua che sfiorando quelle delle sue chitarre ha accompagnato ogni intervento, meritando il caloroso applauso del pubblico a fine serata.
           Grande emozione hanno poi suscitato le parole di S. E. Julian Isaias Rodríguez Diaz, Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, che ha letto intensi brani negli incalzanti ritmi della loro lingua originale: ma la sorpresa maggiore per chi vi scrive è stata quella di scoprire l'energica vena poetica di S.E. l'Ambasciatore, con suoi brani - rigorosamente in lingua originale - ora letti da Antonio Mendoza ora dallo stesso Julian Isaias Rodriguez Diaz: particolarmente emozionato nel declamare con enfasi la poesia Soldado di Elias Calixto Pompa 
           Forti emozioni trasmesse direttamente ai cuori, sulle ali di quei ritmi che solo la lingua spagnola sa offrire: anche grazie alle doti recitative di ogni singolo partecipante. E' stato a questo punto che ha suscitato particolare emozione la recitazione del testo di Angelitos Negros scritto da un Autore i cui brani sono conosciuti da tutti ma che nessuno sa da dove venga: quel José Pedro Infante che è una vera perla tra gli Autori (ma anche tra Cantanti e Attori) di canzoni di grande spessore e qualità, ricche di idealità e valore sociale.  Il Prof. Mendoza, che ha recitato questo brano, ha sottolineato come Infante - in questo testo fondamentalmente anti-discriminatorio - fosse un poeta-autore colto, popolare, pungente ma anche classicheggiante: e per questo amato dal Popolo.
          Al termine dell'importante serata, i ringraziamenti da parte di S. E. l'Ambasciatore e di tutto lo staff dell'Ambasciata, mentre idealmente i cuori di tutti i presenti erano rivolti al Popolo Venezuelano che, in Patria, celebrava la medesima ricorrenza.
          A margine dell'importante evento, la nota Pittrice Rosanna Della Valle ha donato al Prof. Mendoza un ritratto eseguito con la tecnica della c.d. sanguigna, cadeau per il di lui compleanno; l'Artista si è ripromessa di eseguirne uno che ritragga S.E. l'Ambasciatore, per fargliene dono personale, a ricordo di questo importante evento.
 
Roma, 27 Febbraio 2015                                             Giuseppe Bellantonio


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giovedì 26 febbraio 2015

ROSE BIANCHE A FIUME

 
          Oggi 26 Febbraio - nella Sala degli Atti Parlamentari della Biblioteca 'Giovanni Spadolini' del Senato della Repubblica Italiana, in Piazza della Minerva a Roma - lo Scrittore e docente di Estetica Prof. Stefano Zecchi ha presentato il suo libro "Rose Bianche a Fiume", edito per i tipi di Mondadori.  
          L'evento, piacevolmente moderato dal Dr. Roberto Predolin, ha visto la partecipazione di un numerosissimo pubblico, attento e preparato. che ha seguito con grande attenzione  gli interventi dello stesso Prof. Zecchi, del Sen. Carlo Giovanardi e del Dr. Antonio Ballarin, recentemente designato alla Presidenza di FEDERESULI, sottolineando che l'incontro - che fa da corollario agli eventi tessuti intorno al Giorno del Ricordo, è stato organizzato dall'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
          In apertura, dopo i saluti al pubblico, il Dr. Predolin ha voluto ringraziare la Sig.ra Serena Ziliotto per il rilevante contributo organizzativo, porgendo altresì un caloroso saluto ad altri Illustri convenuti, tra i quali il Sen. Gabriele Albertini (già Sindaco di Milano, politico e imprenditore, eccellente uomo di cultura).
          Il libro del Prof. Zecchi affronta in modo rigoroso - per la parte storica - temi di grande importanza, cui la sensibilità dei Lettori rivolgerà grande attenzione (spesso facendo loro battere forte il cuore...; l'altra parte del libro, quella romanzata, ha invece una natura che lo stesso Autore ama definire intimistica: è qui che il personaggio principale, Gabriele, anela ricercare e perseguire le migliori idealità ed i valori tipici di una fratellanza vista in chiave universale. Lo sfondo è quello tragico della Città di Fiume nei giorni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, allorché un meccanismo iniquo e scellerato privò l'Italia di una parte del proprio territorio così stimolando l'amor patrio di 350.000 italiani che, quali esuli, abbandonando ogni loro avere, preferirono tornare sul suolo Patrio piuttosto che doversi piegare ad un regìme oscuro, sanguinoso e totalitario.
          Con commozione si è sottolineata la grande tragedia degli Italiani gettati nelle Foibe: atti crudeli e indegni che meriterebbero di essere meglio conosciuti, specie - come giustamente ha sottolineato il Dr. Ballarin - in quella fascia di età che va dai 30-35 ai 55-60 e che risponde a generazioni cresciute su testi scolastici assolutamente omissivi o menzogneri su tale dramma della nostra Italia, ben narrato dall'Artista Simone Cristicchi nella sua piéce 'Magazzino 18'.   Anche se - superate le ferree maglie di una sorta di negazionismo - ormai sono molti gli Autori che vogliono studiare, approfondire e narrare questa parte importante della Storia d'Italia: pur se duole ammettere che non sono stati superati i tanti 'se' ed i tanti 'ma' - leggasi: i vari taboo ideologici -  con i quali si è cercato di occultare la verità su questi morti italiani, assassinati per la loro identità, per la loro italianità, in una vera e propria feroce pulizia etnica; a diecine e diecine di migliaia, buttati ancora vivi nel ventre della  terra, tra le rocce, trattati peggio delle bestie dagli aguzzini e assassini titini.
          Ricorda il Presidente di FEDERESULI che questa é certamente una storia complessa, che però deve essere trattata con assoluto rigore storico e non con superficialità ovvero con tiepidezza: è una storia che ha a che fare con l'Italia e che mette in evidenza come essa debba essere raccontata, testimoniata, fatta conoscere, facendo leva sul concetto di Memoria, comunque riferendosi al concetto di identità.   Solo così, da un messaggio dinamico e fluido, può scaturire quello che già viene fatto: un lavoro prospettico, guardando al futuro, che muove dalla ricostruzione per attraversare la Storia, percorrendo le varie storie; così da consentire di conoscere e approfondire ogni tematica, affinché la più parte degli Italiani possa rendersi conto di ciò che è avvenuto come pure degli episodi di violenza belluina che hanno visto lampi di coraggio, di nobiltà d'animo e di fratellanza tra i nostri connazionali.
           Un bel libro, quindi: di grande spessore storico ed interessante, persino intrigante nei contenuti e nella scorrevole di una trama scorrevole e densa - come ha ricordato il Sen. Giovanardi -.
           Un altro eccellente lavoro del Prof. Stefano Zecchi, cui è andato il plauso ed il caloroso "grazie" dei presenti!

Roma, 26 Febbraio 2015                              Giuseppe Bellantonio

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venerdì 20 febbraio 2015

COMUNICARE L'EUROPA


Nella suggestiva ed austera cornice della Sala del Refettorio presso la Camera dei Deputati a Roma, si è tenuta la sesta edizione del Premio  Comunicare l’Europa.
 
Al folto pubblico che ha partecipato alla manifestazione, il Prof. Luca Filipponi - Presidente tanto del rinomato Spoleto Festival Art che dell’Agenzia Europa News -, ha porto il proprio indirizzo di saluto, ponendo l’accento in modo vibrato sulla validità e sull’attualità dei principi che presidiano all’Unione Europea. 
 
Anche l’On. Cosimo Ferri - Sottosegretario alla Giustizia, che ha rappresentato il saluto delle Istituzioni ai presenti – ha rafforzato l’intervento del Presidente Luca Filipponi ponendo l’accento sulla esigenza, ormai imprescindibile, di ben collegare i Paesi aderenti in una rete digitale che consenta di meglio fronteggiare i fenomeni della violenza, dello sfruttamento e del malaffare legato al crimine organizzato, così da poter ottenere un miglior controllo preventivo e una maggiore agilità nelle fasi repressive di tali fenomenologie.   Eccellente, ha proseguito il Sottosegretario Ferri, sarebbe poi il rapportarsi di tale sistema di monitoraggio con altre analoghe reti  attive anche oltre i confini dell’Unione Europea, come ad esempio quelle dei Paesi dell’America Latina: i risultati sarebbero sicuramente al di sopra di ogni possibile aspettativa.

Con l’abile, professionale, spumeggiante presentazione del Conduttore di RAI 2 Roberto Mattioli  e sotto gli occhi delle numerose telecamere e degli obiettivi della Stampa, si sono susseguite con ritmo intenso le interviste dei Premiati, tra i quali qui ricordo ai Lettori: Angelo Sagnelli (Poeta e Direttore Artistico dell’Antico Caffè Greco di Roma),  Umberto Giammaria (Medico e Ricercatore, Sindaco di Tornimparte), Neria De Giovanni (Presidente dell’Ass.ne Internazionale dei Critici Letterari, OnG aderente all’Unesco), Sandro Trotti (Pittore insigne, docente e Direttore Artistico dello Spoleto Festival Art: in Cina è a buon punto la costruzione di un Istituto d’Arte a lui dedicato), Giampaolo Berto (Artista e Professore ordinario dell’Accademia di Belle Arti di Roma),  Luca Alinari (Artista internazionale e Intellettuale raffinato, autore del manifesto dell’Edizione 2015 dello Spoleto Festival Art), il Prof. Marcello Bemporad (già Direttore Generale alla Presidenza del Consiglio) Maurizio Righetti (Giornalista di Rai News), Franco Ferrarotti (Docente e Sociologo), Riccardo Romagnoli (Magistrato e Presidente dell’Ameria Festival), Alfredo Mariani (Produttore radiotelevisivo), Julian Isaias Rodriguiez Diaz (Poeta, Ambasciatore della Repubblica di Venezuela a Roma), Sara Iannone (Presidente dell’Ass.ne ‘L’Alba del Terzo Millennio’), Alfio Mongelli (Scultore raffinato, Docente e Presidente dell’Università RUFA), Urbano Barberini (Uomo di Cultura, Assessore alla Cultura del Comune di Tivoli), Domenico Marrella (Presidente dei Sindacato Autonomo CONFAEL).

A latere della manifestazione l’Artista Paola Biadetti ha festeggiato i primi dieci anni dalla sua prima esposizione offrendo agli occhi del pubblico una piccola ma intensa esposizione incentrata sui propri dipinti. Sue opere, con altre degli Artisti Lorenzo Guidi, Piergiorgio Maiorini e Vittorio Varrè, sono state consegnate ai premiati in uno ai Diplomi celebrativi del Premio Comunicare l’Europa.

Soddisfatto il Presidente del Premio, Prof. Luca Filipponi  che, al termine degli interventi, nel rispondere ai tanti applausi che hanno premiato il suo  intenso e riuscito impegno, ha ancora una volta sottolineato come sia “… necessario parlare di più di Europa ed anche meglio, è un nostro dovere e direi sempre di più una necessità”.   Stasera, grazie agli interventi dei numerosi intervenuti, questa manifestazione ha assunto l’arduo compito di sottolineare all’attenzione dei media, delle istituzioni, degli imprenditor e più in generale della classe dirigente, quelle che sono le nuove dinamiche della politica comunitaria in quel particolare ambito costituito dalla ‘geopolitica’: situazione che, purtroppo, non vede brillare l’Italia.  Va quindi meglio esaltata la nostra vocazione europea per far pesare di più la nostra valenza a livello Internazionale, così da meglio compenetrare e quindi comprendere i punti di forza e quelli di debolezza della nuova Europa, e quindi capire quali sono e quali saranno i rapporti tra Unione Europea ed Italia".

Tra il folto pubblico, notati Artisti e Letterati, Uomini di Cultura e Politici, Poeti, Scrittori e Giornalisti; tra questi: la nota Pittrice Rosanna della Valle (Autrice della bella e apprezzata sanguigna dedicata, e lì donata, al Maestro Trotti), il Critico Cinematografico Antonio Mendoza (che ha ritirato il Premio conferito a S.E. l’Ambasciatore del Venezuaela), l’Attore Domenico Fumato (che ha letto un passo tratto dall’Oratoria per la Pace - autore il  Prof. Filipponi -, incentrato sulle parole pronunciate dal Presidente USA John Fitzgerald Kennedy in occasione di una sua visita a Berlino Ovest), l’Attrice Adelaide Parolini (che ha offerto la vibrata lettura di un brano), la Pittrice Alina Okunewa (che con la sorella Olga, anch’ella Pittrice, sta completando l’organizzazione di tre importanti eventi artistici a Londra, San Pietroburgo e Parigi).
 
Roma, 20 Febbraio 2015                           Giuseppe Bellantonio
                                                freelance e scrittore, esteta letterario e artistico

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lunedì 9 febbraio 2015

VENTI DI GUERRA


Gent.mi Lettori,
desidero segnalare alla Vs. cortese attenzione i contenuti di un interessante articolo scritto dal Dr. Giampiero Cannella per il sito 'Destra.it'.
L'articolo affronta da una diversa e particolare angolazione uno degli spetti del conflitto che vede comunque come protagonista la c.d. ISIS.
La lettura offrirà spunti di riflessione su una tematica certamente importante.
Di seguito il link per poter accedere direttamente alla pagina web:
http://www.destra.it/isis-orrore-integralista-ma-musulmani-non-sono-tutti-uguali/  
A quest'articolo ho proposto un mio modesto riscontro - visibile in calce allo stesso - domandandomi
come debba essere valutata e quindi interpretata realmente la lunga, lunghissima, crisi che attanaglia un'area sempre più vasta: dallo stretto di Gibilterra, passando per l'Africa mediterranea, il Medio Oriente, l'Ucraina.
Le diplomazie internazionali si dovrebbero interrogare - con la voce dei rispettivi Popoli - sul loro effetti vo ruolo, su cosa abbiano fatto e come, se avessero potuto operare diversamente e come, e quant'altro ...
Siamo realmente certi che le armi possano risolvere ogni problema? O ne creano altri?
Non è che il modo meno sbagliato di affrontare certe questioni - con tutti i "se" ed i "ma" che aleggiano su questo soggetto - sia quello posto in essere da Anonymous?
Ad esempio, ho avuto modo di dialogare con degli Ucraini i cui figli sono impegnati su fronti contrapposti: passato il primo momento, dove - specie per i modi ed i toni con cui la stampa occidentale dipingeva la vicenda - tutto sembrava "quasi" chiaro, ora la situazione sembra non sono meno univoca ma addirittura equivoca.   
Genitori preoccupatissimi per la vita dei rispettivi figli che - e chi può escluderlo? - potrebbero trovarsi uno di fronte all'altro con il dito sul grilletto, pronti a uccidere per non essere uccisi. 
Obbedendo a chi ha dato gli ordini.
Come accade in tutte le guerre.
Solo che, chi morrà, sarà forse morto per una Patria "incerta".
E chi sopravviverà, avrà forse il dubbio se ha ucciso qualcuno che conosceva, e se la parte per cui combatte sia quella giusta.
Già... combatte; ma siamo sicuri che sia il termine giusto? o quello più corretto è "lo fanno combattere"?
Grazie per la Vostra cortese attenzione e un cordiale saluto.

Roma, 9 Febbraio 2015                                                            Giuseppe Bellantonio

Nota del 14-2-2015 : a poche ore da una tregua - quella Ucraina - che si preannuncia già essere precaria, c'è da chiedersi con preoccupazione in che cosa consista realmente l'Europa Unita e come debba essere correttamente rappresentata e da chi; c'è da chiedersi che fine abbia fatto la sovranità degli Stati membri e - conseguentemente - quella dei Cittadini di ognuno di essi; c'è da analizzare con attenzione come si sia determinata la crisi Ucraina, le motivazioni delle parti in causa e quelle dei rispettivi sostenitori, e se è proprio inevitabile che un lungo conflitto si instauri in questa regione: così sommandosi a quelli già in corso e che infiammano parti importanti del Mondo anche a noi prossime - qui ricordo - da Gibilterra alla Libia, dall'Egitto allo Yemen, dalla Siria all'Ucraina. dall'Iraq all'Afghanistan...
Soprattutto mi interrogo se in realtà non vi siano macroscopici, perduranti ed esiziali  errori nella gestione della politica estera di Nazioni che - pur invocando temi importanti come "democrazia", "libertà", "pluralismo", "emancipazione", " diritti umani", "autodeterminazione" - danno il "disco verde" a chi adotti il loro stesso criterio di attribuzione  di valori (o almeno, faccia finta - con serietà - di adottarli), ed attribuiscano il "disco rosso" a chi possa pensarla diversamente.
Si possono eliminare le divisioni, le discriminazioni e quant'altro, creandone di nuove?
Continuo a sostenere che, nel prendere atto delle attuali condizioni del mondo, ogni Popolo, ogni Nazione, debba trovare in sé stessa la forza di regolarsi ossia auto-regolarsi ossia auto-regolamentarsi.  In politica si chiama "auto-determinazione", e credo che se dall'esterno non vi sia chi - a torto od a ragione - "soffi sul fuoco", continui ad essere l'unico modo per un Popolo di trovare, o ri-trovare, la propria dimensione reale.  
Le armi risolvono ben poco, salvo il creare sacche di soggetti che sparano su altri e che - un domani - potrebbero rivolgere quelle stesse armi verso chi, magari, le abbia fornite.
Certo è più sbrigativo mandare armi (specie se i destinatari possano stare dal lato opposto del Mondo) piuttosto che non battersi veramente e quindi con ogni mezzo per la Pace ( che so, anche stabilendo specie di cordoni-sanitari attorno ai focolai di guerra affinché questa non si dilati, adoperando unicamente le risorse disponibili attraverso l'ONU, con i suoi "caschi blu" di interposizione, creando blocchi informatici per l'uso di macchine belliche, ecc.).
Siamo certi che questo sia il modo migliore o unico per abbattere le tirannie, per aiutare le Genti più povere?
Gli interrogativi crescono ogni giorno di più, specie in chi - in questa nostra bella e stremata Italia - si confronta con la realtà imposta dalle difficoltà  quotidiane ed il balletto di chiacchiere e di pessimi comportamenti che continua a venire da un mondo sempre più lontano dal reale: quello della politica.
Oggi, gli stessi soggetti che fino a quindici, venti, giorni fa ci assicuravano che l'Italia non corre che modesti rischi a causa di possibili azioni terroristiche, pur con parole delicate e prudenti indicano sempre più marcati i rischi che provengono dai bacini di coltura del terrore e, in particolare, dalle emigrazioni di massa con sfogo sull'asse Sud-Nord.      Sono gli stessi allarmi (non raccolti) che tanta parte d'Italia ha lanciato già da tempo: così che non si possa escludere (ma, anzi, potrebbe essere considerato più che possibile) che le feroci componenti che inneggiano alla violenza e alla rivoluzione attraverso l'uso delle armi, oggi sulle coste della Libia, nel momento in cui minacciano l'Italia e lo Stato della Città del Vaticano, ma anche San Marino (quindi tre Stati: praticamente guardandoci negli occhi, attraverso i pochi Kilometri di mare che ci separano) che possano già fare affidamento su soggetti già stabilitisi più o meno clandestinamente nel nostro Paese grazie ai massicci flussi di così detti "migranti" collegati con loro.    Mi riferisco in special modo a quelli fuggiti dai Centri di temporanea accoglienza senza poter essere stati filtrati dalle Autorità preposte alla Pubblica Sicurezza. 
E' lecito chiedere al nostro Governo, proprio perché in presenza di un palese e forte pericolo, che venga immediatamente rivisto il nostro approccio con la questione dei c.d. "migranti" (che tali non sono: il migrante è colui che lascia temporaneamente la sua terra di origine, non chi l'abbandona definitivamente), dichiarando a gran voce la cessata tolleranza ad accogliere altri sbarchi proprio in funzione di un pericolo incombente sovrastante ogni possibile valutazione umanitaria: se azione umanitaria deve essere espletata (cure o altro) dovrà essere ridotta al tempo clinico obiettivamente necessario per poi reinviare i soggetti nel paese di provenienza (quello da cui è partito il mezzo clandestino): così come deve essere impostata una immediata azione, non violenta, di contrasto all'immigrazione incontrollata e incontrollabile di natura clandestina.
Dobbiamo proteggerci in questa fase, e non possiamo aspettare che lo faccia una Unione Europea tiepidissima sul tema e palesemente inadeguata in questa fase, dopo la cessata (e anche nobile) parentesi italiana di Mare Nostrum.
E il proteggersi dalla fattispecie terroristica non conosce mezze misure.
E' proprio la Russia, oltre agli Stati Uniti,  una delle Nazioni che ce lo insegnano con maggiore importanza: tolleranza "zero".    Niente buonismi o pietismi (spesso ipocriti): basta camminare per le strade d'Italia per vedere come si stia stravolgendo la realtà etica del nostro Paese, a vantaggio di comunità che in ogni caso si chiudono formando piccole enclave, ancora una volta a conferma che il cavallo dell' "integrazione" non è mai andato al galoppo né al trotto, ed anzi si è azzoppato da tempo.
Se mai, si deve parlare ormai di società "multietnica", originata dall'evolversi di un Mondo (purtroppo?...) globalizzato, rapido nelle sue continue mutazioni (spesso poco controllate e controllabili, ma sicuramente strumentalizzate), perennemente connesso, 24 h. al giorno.
Ecco che allora quella tolleranza che sconfina nella "tolleranza dell'abuso altrui" non può essere più esercitata: chi è in Italia DEVE adeguarsi alle nostre Leggi, rispettandole.   Non si possono sempre e solo pretendere diritti: ancor prima di essi vengono i doveri ed il loro rispetto, poiché se non si rispetta non si può pretendere dio essere rispettati.
Roma, 14 Febbraio 2015  h. 23,55                                Giuseppe Bellantonio
  


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FOR   AN   INDEPENDENT  AND FREE  PRESS
POUR  UNE  PRESSE  LIBRE  ET  INDEPENDANTE


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