sabato 28 giugno 2014

SPOLETO FESTIVAL ART CALA IL TRIS

 
Lo Spoleto Festival Art cala il tris
 
adesione a Perugia Capitale Europea, mostra Due Mondi,
presenza alla kermesse di Basilea
 
Lo Spoleto Festival Art annuncia nuove mirabili iniziative organizzate sempre con spirito propositivo nei confronti di tutte le altre manifestazioni culturali: a partire dallo Spoleto Festival, al quale si chiede maggiore attenzione per le iniziative che si svolgono durante questo periodo, proseguendo simbolicamente l'azione sviluppatasi nei festival menottiani.
 
Lo Spoleto Festival Art ha da poco incassato l'adesione alla Fondazione Perugia Capitale Europea della Cultura attraverso l'associazione IEFO e sabato 28 Giugno porterà a Spoleto - Palazzo Laurenti (Lauri) in via Salara Vecchia - Artisti provenienti da ogni parte d'Europa .
 
Alle ore 17 sarà presentata la Mostra Personale dell'Artista, filosofo e medico romano Valerio Giuffrè presso la Chiesa di San Lorenzo (Sala Pegasus): presenterà il suo ultimo libro "L'Antigenesi".
 
A seguire, alle 17,30,  grande presentazione e kermesse alla presenza di personaggi del mondo politico e dello spettacolo della mostra Spoleto Meeting Art Due Mondi. All'evento sarà presente l'eclettica Artista Paola Biadetti - sempre puntuale e ricca di spunti nel suo visitatissimo blog ww.ilcaffeletterario.org, grafica e pittrice che ha vinto molti premi partecipando a numerose Mostre, che hanno messo in forte rilievo le sue eccellenti qualità stilistiche - che, nell'occasione, ha fatto da Curatrice degli eventi spoletini.
 
Ecco l'elenco degli Artisti partecipanti: limitato quest'anno per motivi di spazi , anche se il numero è di tutto rilievo...oltre quaranta: Silvio Craia, Aldo Claudio Medorini, Massimo Paolini, Giuseppe Tanzi, Maria Pia Luly Jones, Elisabetta Serafini, Elena Fastellini, Maiorini Piergiorgio, Verbena Dominici, Gaspare Bavetta , Silvia Galgani, Angela Bassoli, Rita Rotunno, Elvira Forgione, Ferdinando De Leo, Biagio Schembari, Rosanna Della Valle, Graziano Sozza, Elisabetta Crisponi, Gianni Colavecchi, Rosanna Della valle, Anna Maria Ligotti, Marta Messuri, Vincenzo Armato, Maryna Sakalouskaya, Sergio Milani, Isabelle Salari, Imelde Bassanello, Paola Paladini, Nelly Cordioli,Lucio Gatteschi, Luigi Agnelli, Massimo Zavoli, Raffaele Rossi, Gianfranco Zazzeroni, Adriano Cipolletti, Livia Romilde Vaccaro, Maria Conserva, Sabrina Fossati, Romina Ragaglia, Pio Pelosi ,Nestore Bernardi, Valerio Giuffrè.

Durante la manifestazione saranno letti alcuni testi storici presenti nell'ultimo libro del Prof. Luca Filipponi "28 lezioni per capire l'Europa" (Graus Editore) presentato il 5 Maggio scorso  in anteprima a Bruxelles, all'attenzione del Parlamento Europeo e - nello specifico - dell'European Economic and Social Committee-EESC.

Alla manifestazione porterà il suo saluto Giampiero Panfili, neo-eletto Presidente del Consiglio Comunale di Spoleto, particolarmente attento alle dinamiche dell'associazionismo che costituiscono
- come lo stesso ha più volte affermato - il motore della democrazia e della partecipazione.

Ci auguriamo che quanti amano l'Arte e la Cultura vengano numerosi a godere di questi eventi e di tutti gli altri che ad essi faranno da corollario.

Ringraziamo l'Artista e Curatrice Paola Biadetti e l'Organizzatore e ideatore delle iniziative Prof. Luca Filipponi per le note in esclusiva concesse a questo blog.

Roma, 28 Giugno 2014                                         Giuseppe Bellantonio


 
 
 
 
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Nel caso in cui in questo blog siano inseriti testi o immagini tratti dal web, ciò avviene considerandoli di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione fosse tutelata da possibili quanto eventuali diritti d'autore, gli interessati sono pregati di comunicarlo via e-mail al recapito giuseppebellantonio@infinito.it al fine di procedere alla opportune rettifiche previa verifica della richiesta stessa.

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L'autore del blog non è responsabile della gestione dei siti collegati ovvero collegabili tramite eventuali link né dei loro contenuti, entrambi suscettibili di variazioni nel tempo.
Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare. 
 


sabato 21 giugno 2014

SOLSTIZIO D'ESTATE 2014


21 Giugno, la giornata più lunga dell’anno ma anche la notte più breve.
Solstizio d'Estate di questo anno 2014.
Giornata prossima alla celebrazione del San Giovanni Battista, ma anche contigua alla celebrazione eucaristica che Papa Francesco presiederà  sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, per il Corpus Domini.
Intense, intensissime energie, che si fondono pur nella diversità del sentire individuale, della diversità di carismi, di spessore dei significati pur se simbolicamente attribuiti.
Energie, vibrazioni, che dalla Terra salgono al Cielo e da questo ridiscendono in modo concentrato e quindi rafforzato per penetrare nella profondità dell'animo umano, prediligendo chi già è in vibrante sintonia spirituale, ideale e cerebrale, con l'Uno ed in armonia con il Tutto.
Le maggiori ricorrenze dei Popoli - e quindi anche le forme/espressioni religiose da essi prescelte - trovano molto, molto spesso radici comuni, antichissime; radici che, purtroppo, non sono note a tutti: perché, altrimenti, gli esseri umani sarebbero più consapevoli della loro unicità, e forse sarebbero più attenti alle forti ma silenti esigenze dello spirito piuttosto che non sempre più attaccati ad un secolarismo che si sta dimostrando solo apparentemente progressista, ma che in realtà è distruttivo di valori e propagatore di materialismo.
E credo che mai come in questa fascia temporale, a ridosso della fine del XX° secolo e in questi primi anni del XXI° secolo, il disordine, l'indisciplina e l'insofferenza, il rifiuto delle regole, la confusione e le guerre, stiano segnando profondamente la vita di tanti, troppi, Popoli.
Ecco allora che, ai miei Lettori, desidero proporre  non le usuali considerazioni riservate in chiave simbolico-esoterica al Solstizio d'Estate - "sol stat" dicevano gli antichi latini, ossia "il sole sta", "il sole è/sta fermo" -; non i richiami di ancestrale memoria alle danze  intorno ai fuochi, per allontanare le paure del cuore e della mente saltando attraverso le fiamme o inebriandosi di danze, vino e suoni emozionali; non le citazioni dei costumi delle varie Terre, o i richiami agli usi rituali di antichissime civiltà; oggi desidero proporre - per gentile concessione dell'Autore - un articolo scritto qualche anno fa per un'importante testata nazionale dal giornalista e uomo di cultura Giampiero Cannella.
In quest'articolo, trovano posto interrogativi e riflessioni che gravitano intorno al mistero di Castel del Monte ed alla stessa figura di Federico II°, lo Svevo, lo Stupor Mundi: un personaggio affascinante il cui studio riserva sempre sorprese.
Buona lettura, quindi, e che questo momento solstiziale doni a tutti Luce, Calore, Energia.
Nel segno della Pace e dell'Amore universali; quelli che permeano la Nuova Armonia Universale, che è  oggi il cuore della mia personale ricerca, ricca dei contenuti tutti già da me espressi qualche tempo fa nell'aderire alla costituzione della Confraternita Federiciana.
 
Roma, 21 Giugno 2014 h. 12,51                      
                                                        Giuseppe Bellantonio 
 
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CASTEL DEL MONTE
 
Otto lati e otto torri ottagonali.
 
Un prisma di pietra isolato, costruito su di un colle della Murgia pugliese là dove la logica lo negherebbe, affascina da quasi ottocento anni viaggiatori e studiosi.
 
Dal 1240, data di inizio della sua costruzione, Castel del Monte resta muto testimone della sua storia e geloso custode dei suoi misteri.
Residenza per il ristoro e la rappresentanza di Federico II al pari dei "solatia" normanni di Palermo, castello destinato ad ultima dimora dello Stupor mundi, avveniristico tempio di una religiosità laica incarnata dall'imperatore svevo.
Le tesi, anche le più fantasiose, si rincorrono e si sovrappongono da secoli. Ma il fascino austero e misterioso dell'opera fortemente voluta dall'Hohenstaufen resiste all'usura del tempo. Ed è sulla sua enigmatica struttura geometrica, "sulla assoluta razionalità costruttiva e concettuale dell'edificio e quella che pare, e per molti versi è, la sua inutilità sul piano pratico e funzionale" che si interroga lo storico Franco Cardini nel suo "Castel del Monte" (edizioni il Mulino).

Costruito in circa sei anni a pochi chilometri da Andria, posto a 540 metri sul livello del mare, l'imponente castello ottagonale sembra non avere un perché.
Il sito non rappresenta un nodo strategico tale da giustificare la presenza di una costruzione peraltro del tutto sprovvista di fossato o mura esterne, strutture difensive tipiche delle fortezze medievali.
Federico II, inoltre, nonostante avesse commissionato il palazzo, disegnando forse egli stesso la pianta, non lo vide mai.
Non si hanno storicamente tracce, infatti, di passaggi dell'Imperatore da Castel del Monte, tranne che nel 1240, anno di inizio dei lavori, in cui vi fece tappa per qualche giorno.
A suscitare le perplessità di alcuni studiosi su di una destinazione residenziale del castello, tra l'altro, l'assenza di ambienti di servizio al suo interno. Certo è che anche visivamente la pianta ottagonale del palazzo al cui interno si apre un cortile della stessa forma, forse in passato parzialmente occupato da una vasca anch'essa di otto lati, e le sedici stanze disposte su due piani, qualche dubbio sulla sua abitabilità lo generano. Anche se, ipotizza Cardini, non si può escludere a priori la presenza, all'esterno dell'edificio, di strutture destinate ad ospitare cucine, scuderie e personale di servizio.

Eppure l'aura magica che circonda Castel del Monte non si dirada con le spiegazioni razionali. La sua pianta rimanda a significati simbolici ed esoterici che affondano nell'immaginario arcano dell'Europa del primo millennio.
D'altronde è la controversa e per certi versi ancora misteriosa personalità di Federico, "campione" del Sacro Romano Impero e "Sultano battezzato" a permeare le pietre, le sale, gli spazi del castello.

I più arditi, spiega lo storico nel suo libro, hanno paragonato la costruzione pugliese alle piramidi, alle cattedrali di Francia, alla Cupola della Roccia, al Taj Mahal, al Tempio del Cielo di Pechino, ai resti del grande osservatorio astronomico di Samarcanda.
Pur senza indugiare in voli di fantasia, non si può negare che il simbolismo è presente in ogni dettaglio strutturale del castello. A cominciare dal dedalo di disimpegni e percorsi obbligati per accedere alle sue sale. Un disegno labirintico che ricalca quello della cattedrale di Reims, anch'esso ottagonale, e di altre grandi cattedrali medievali. Un'allegoria, "simbolo del pellegrinaggio a Gerusalemme - scrive Cardini - e del cammino dell'umana vita che, se percorso alla luce della fede non poteva indurre in errore".
Ma sempre all'interno delle sale trapezoidali sui capitelli, sulle volte delle ripide scale a chiocciola delle torri, figure antropomorfe, "mostri" di pietra, immagini grottesche e inquietanti tra le quali spiccherebbe, azzardano alcune scuole di pensiero, l'immagine di Baphomet, la segreta divinità del sincretismo templare alle cui fascinazioni lo Svevo non fu insensibile.

Ad alimentare le ipotesi più suggestive su Castel del Monte però è il numero-base della sua forma, della sua pianta: l'otto.
L'otto rappresenta per tutti i popoli antichi una cifra carica di significati simbolici: archetipo dei misteri cosmico-astrologici o della vita stessa. Dalla civiltà cristiana a quella araba, la presenza del numero è sempre stata associata al "ponte" tra l'immanente e il trascendente, passepartout  per il soprannaturale.
In quanto somma dei tre numeri-cardine 1, 3, e 4 indicanti l'Unità, la Trinità e la Materia (fatta dai quattro elementi empedoclei: fuoco, aria, acqua e terra) rappresenta "il numero complessivo dell'universo e del rapporto tra Dio e il Creato", ci ricorda Cardini.
Esso simboleggia inoltre la Resurrezione di Cristo, in quanto unione, secondo i Padri della Chiesa, dei sette giorni della Creazione con l'ottavo, quello appunto dell'ascesa al Cielo del Figlio di Dio che può essere anche interpretata come compimento di un percorso iniziatico di Salvezza, (da qui la forma architettonica ottagonali dei battisteri del Medio Evo).
E ancora, l'otto nasce dall'intersezione di due figure geometriche-simboliche, il cerchio e il quadrato, immagini rispettivamente della perfezione divina e di quella umana e quindi, per trasposizione, simbolo del Cristo come Dio fatto Uomo.
Il numero "magico", inoltre si riscontra nella rosa dei venti, che ha otto punte ad indicare le direzioni cardinali della Terra;  otto erano le figure divine primordiali secondo i sacerdoti egizi di Che-menu;  otto sono i raggi della ruota al centro dei quali siede il Buddha; otto volte otto, cioè sessantaquattro, sono gli esagrammi dello I-Ching.

I sostenitori della tesi secondo la quale il castello sarebbe in realtà un tempio iniziatico voluto dal "Sultano battezzato" come omaggio sincretistico all'incontro tra l'Islam e il Cristianesimo, fanno notare che il palazzo delle Murgie ha la stessa struttura del Templum Domini, cioè la Cupola della Roccia moschea del Califfo Umar costruita in prossimità del Tempio di Salomone.
Un luogo, questo, effettivamente visitato da Federico II nel 1229 e che, raccontano le cronache dell'epoca, destò molto interesse nello Svevo.
Altri hanno chiamato in causa il Mandala (in sanscrito "cerchio"), immagine di origine indo-buddhista dai molteplici significati. La figura rappresenta un quadrato con un cerchio al centro e otto raggi rivolti verso i quattro punti cardinali e le posizioni intermedie. Nella civiltà orientale i Mandala servono alla meditazione e al raggiungimento della serenità e dell'equilibrio interiore: nel caso dell'Imperatore essi potrebbero alludere all'equilibrio necessario per governare un regno con giustizia.
E' curioso notare, inoltre, che un anello dalla forme analoghe a quelle mandaliche, fu trovato al dito dello Stupor mundi nel 1782, in occasione della prima ricognizione nel sarcofago che a Palermo contiene le spoglie dell'Hohenstaufen.  Il frate Rosario Gregorio, scrupoloso testimone dell'epoca, racconta e descrive un gioiello formato da otto petali attorno a uno smeraldo centrale.
Ottagonale, comunque, è anche la pianta della Cappella palatina di Aquisgrana, fatta costruire da Carlo Magno e luogo cult dell'Impero, dove lo stesso Federico fu incoronato, e otto lati ha la Reichskrone, l'unica corona con questa forma esistente al mondo, deposta sul capo del nonno dello Svevo, Federico I Barbarossa.

Tutte analogie che rimandano certamente ad un principio comune.   Ma Franco Cardini nel suo "Castel del Monte" non si lascia coinvolgere dalla facile tentazione di cercare spiegazioni fantasiose o irrazionali a tutti gli interrogativi.
La costruzione pugliese, insomma, secondo lo storico del Medio Evo, potrebbe essere il monumento alla "sacralità" dell'Imperatore.
La posizione stessa di quella che sarebbe la sala del trono, con la sua esposizione ad Est, lascia immaginare lo Stupor mundi illuminato dalla luce del sole che nasce di fronte a lui come "il Cristo delle cattedrali splendente sull'altare".
Se a ciò si somma il significato del numero otto come simbolo della Resurrezione del Nazzareno, si ha una percezione immediata della figura del Sovrano come Vicario di Cristo, Pontefice nel senso classico di "ponte" tra il sensibile e l'ultra-sensibile.

E per concludere, un altro singolare aspetto.
Narrano gli storici dell'epoca, che Federico II in vita fosse stato accompagnato da una profezia forse rivelatagli dall'amico astrologo e alchimista Michele Scoto. "Morirai sub flore" diceva l'oracolo che rivelava l'anno e il luogo della morte dello Svevo. 
In effetti Federico terminerà i suoi giorni a Castel Fiorentino nel 1250 (1+2+5+0=8).
E la somma delle facciate del palazzo delle Murgie, comprese le otto torri ottagonali, fa 56, esattamente gli anni di vita dell'Imperatore.
 
Una coincidenza.  
 
Forse. 
                                                                 Giampiero Cannella    
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giovedì 12 giugno 2014

QUANTE BANDIERE TRICOLORI...

... SONO STATI FORSE LIBERATI I NOSTRI MARO' LATORRE E GIRONE, ILLEGALMENTE DETENUTI DA OLTRE DUE ANNI IN INDIA, LONTANO DALLA LORO PATRIA E DALLE LORO FAMIGLIE ?
 
... E' FINALMENTE ARRIVATA LA TANTO ATTESA SVOLTA ECONOMICO-FINANZIARIA-INDUSTRIALE-SOCIO-POLITICA ?
 
... SONO STATE ABBATTUTE FINALMENTE LE TASSE CHE IMPIETOSAMENTE COLPISCONO PRIVATI E AZIENDE,  SOFFOCANDO E RENDENDO  INVIVIBILE OLTRE MISURA LA VITA DEGLI ITALIANI ?
 
... E' STATO SCONFITTO IL TRAFFICO DI UOMINI, EMARGINATA LA PROSTITUZIONE, SCONFITTA LA POVERTA',  ABBATTUTA LA CORRUZIONE, RISCOPERTA LA VIRTU' E LA CORRETTEZZA NELL'AMMINISTRARE LA COSA PUBBLICA, ABOLITI I PORIVILEGI E LE RICCHE PREBENDE AL PARI DELLE RENDITE PARASSITARIE ?
 
... E' STATO ESALTATO E PROTETTO IL VALORE DELLA FAMIGLIA, DEL RISPARMIO, ED E' CESSATO IL CIECO E FEROCE ATTACCO ALLE PROPRIETA' FATICOSAMENTE COSTITUITE NEL TEMPO  DAI CITTADINI, TACCIATE TUTTORA DI ESSERE IL FRUTTO DI UN "FURTO" ?
 
... E' STATA TROVATA IDONEA, STABILE E DECOROSA SOLUZIONE ALL'ANGOSCIOSO PROBLEMA DELLA DISOCCUPAZIONE E DELL'INOCCUPAZIONE ?
 
NO !

MA COME NO!?
 
AH! SI TRATTA DELL'INIZIO DELL'AVVENTURA BRASILIANA DI QUELLA NAZIONALE DI CALCIO, LA CUI TRASFERTA E' - SICURAMENTE PER CASO, MA COMUNQUE SENZA FACILI SCANDALISMI - LA PIU' COSTOSA RISPETTO ALLE ALTRE SQUADRE/NAZIONI PARTECIPANTI.
 
"PATRIOTTISMO" PRO-PEDATA, ALLORA. 
 
"PATRIOTTISMO" DA TIFO.  
 
CREDO CHE I MAGGIORI TIFOSI, OGGI, SIANO GLI APPARTENENTI A QUELLA CLASSE POLITICA CHE SPERA CHE UN RISULTATO CALCISTICAMENTE FAVOREVOLE ALLONTANI, O DEPOTENZI, CERTI PROBLEMI PRETTAMENTE RICONDUCIBILI ALLA POLITICA INTERNA ITALIANA.
 
CREDO CHE COSTORO SPERINO CHE GLI AZZURRI DEL CALCIO, ANCHE SE ALFINE PERDENTI, POSSANO GIOCARE PIU' PARTITE: IN CASO CONTRARIO LE POLEMICHE POTREBBERO ESSERE TRAVOLGENTI E TRANCIANTI.
 
QUANTE BANDIERE TRICOLORI... PURTROPPO SOLO PER CELEBRARE L'ITALICA PEDATA, PIUTTOSTO CHE PER ALTRE COSE.
 
FORSE, MOLTO MA MOLTO PIU' SERIE.
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martedì 10 giugno 2014

LIBERATE I NOSTRI MARO' !

 
LIBERATE I NOSTRI MARO'
Salvatore Girone
e
Massimiliano Latorre
ILLEGALMENTE DETENUTI
IN INDIA !
 


TROPPO TEMPO E' ORMAI TRASCORSO
DA QUANDO E' INIZIATA L'ILLECITA PRIGIONIA
DEI NOSTRI FUCILIERI DI MARINA IN TERRA D'INDIA.
TROPPO TEMPO E' PASSATO
SENZA CHE LE INIZIATIVE PER LIBERARLI, E FARLI TORNARE IN PATRIA, AVESSERO UN MINIMO, CONCRETO, RISULTATO.
FORSE
 LE NUOVE INIZIATIVE INTRAPRESE IN AMBITO INTERNAZIONALE
POTRANNO DARE UN QUALCHE RISULTATO.
AUGURIAMOCELO!
MA CHE SIA DATO UN TERMINE, UNA SCADENZA A QUESTA ANGOSCIA
CHE ATTANAGLIA I CUORI DI QUESTI NOSTRI MILITARI,
CUI MAI E' MANCATO IL SENSO DEL DOVERE,
IL RISPETTO PER LA BANDIERA 
E IL SENSO DELL'ONORE PER LA PAROLA DATA.
CI AUGURIAMO, DA ITALIANI,
CHE I MOMENTI DI SOLIDARIETA' PER SOLLECITARE LA LORO LIBERAZIONE VEDANO UNA MASSICCIA PARTECIPAZIONE DI POPOLO,
 E CI AUGURIAMO ALTRESI' CHE
OGNI FONTE DI INFORMAZIONE DIA A CIO' AMPIO RISALTO:
TALE DA VARCARE MONTAGNE E MARI
PER GIUNGERE A DESTINAZIONE
CON ENERGIA E FERMEZZA.

 
SAN MARCO !
 
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venerdì 6 giugno 2014

CELEBRANDO MASSIMO TROISI

 
Gent.mi Lettori,
sul numero di Giugno 2014 del periodico on-line "La Persona" - organo ufficiale dell'AIAC Associazione Internazionale di Apostolato Cristiano - il M° Gennaro Angelo Sguro ha ricordato la Figura del compianto Artista Massimo Troisi, a lui legato da antica e sincera amicizia.
Le tinte con cui l'Autore ha inteso tratteggiare Massimo Troisi, sono appassionate, intense e dense di quella malinconia con cui è soffuso il ricordo di Tempi forse lontani ma certamente ben presenti.
Una malinconia dolce che sembra cullare i ricordi, intensa ma mai triste: poiché ricordare, celebrandolo, l'Artista è un'azione ricca di forti sensazioni, colorata, ricca delle energie tutte della Cultura partenopea.
Invitiamo i Lettori a collegarsi anche con il sito dell'AIAC - www.aiac-cli.org - per cogliere, insieme al testo qui riportato per gentile concessione dell'Autore, anche le fotografie e l'interpretazione artistica proposta dal Maestro Sguro.
Buona Lettura, dunque!

Roma, 6 Giugno 2014                            Giuseppe Bellantonio

 
 
Correva l’anno 1994 il giorno 4 di un caldo mese di
giugno, era il giorno successivo all’avere finito le
riprese del suo capolavoro artistico: “Il Postino” e
Massimo Troisi ci lasciava tutti nell’oscuro e
impenetrabile “Prima del Silenzio”, lo avrebbe così
definito il compianto amico Romolo Valli.
 
Ero a Roma e nel totale sgomento, cominciai a
telefonare i comuni amici per saperne di più e poi mi
precipitai a ritornare a Napoli.
Massimo era un ragazzo scugnizzo, un autentico e
verace napoletano doc, per intendersi era come uno
di quei scugnizzi, che seppero cacciare i tedeschi
nelle “Quattro giornate di Napoli”. Leale amico,
 
poliedrico artista Massimo Troisi dal cuore semplice
ha fatto e farà parte per sempre della migliore
tradizione artistica teatrale napoletana. Napoli era
 
per lui un teatro aperto, da vivere e respirare, dove si
susseguivano tanti momenti allegri e spesso molto
tristi, scene della vita reale che Massimo custodiva
gelosamente nel suo debole cuore, impresse nei
suoi occhi profondi ma tanto tristi, come già pronte
tutte per le sue sceneggiature.
Dopo il conseguimento del diploma all’Istituto
Tecnico Commerciale, negli anni ’60, iniziò la sua
carriera d’attore teatrale nella Chiesa di Sant’Anna
insieme ad alcuni amici d’infanzia, tra i quali Lello
Arena ed Enzo Decaro.
Giovani e affiatati proseguirono questa esperienza
affittando un garage che chiamarono Centro Teatro
Spazio. Li si susseguivano intensi spettacoli
prettamente napoletani, in stile pulcinellesco.
In età giovanile scoprì di avere una malformazione
del sistema cardiaco, che lo costrinse ad operarsi
negli Stati Uniti per un intervento alla valvola
mitralica.

 

 
L’intervento ebbe buon esito e dopo poco
tempo riprese l’attività teatrale con la sua
compagnia che cambiò nome prima ne
“I Saraceni” e poi ne “La Smorfia”,
richiamando così una delle principali
tradizioni napoletane: l’interpretazione dei
sogni e la risoluzione di questi in numeri da
giocare al lotto.
La compagnia “La Smorfia” ottenne enorme
successo sui palcoscenici italiani, soprattutto
con gli sketch notissimi dell’Annunciazione,
dell’Arca di Noè e di San Gennaro.
L’ultimo spettacolo teatrale de “La Smorfia”
fu “Così è se vi piace” e successivamente
la compagnia si sciolse.
Tra i suoi tanti capolavori cinematografici
resta indimenticabile e eterno “Il Postino”,
 
tratto dal romanzo di Neruda di Antonio
Skármeta, che parla dell’amicizia tra un
umile portalettere e Pablo Neruda durante
l’esilio del poeta cileno in Italia.
Il film meritatamente poi vinse un Oscar,
ma il destino gli impedì d’essere quel giorno
presente. Durante la lavorazione de “Il
Postino”, Massimo già sapeva di doversi
 
sottoporre a un nuovo intervento cardiaco,
e disse: “l’operazione la farò dopo aver

 

finito, perché questo film voglio farlo

con il mio cuore”.
Quando ci lasciò aveva appena 41 anni,
ma già aveva dato tanto, al punto che tutti
lo apprezzavano, l’amavano e lo ameranno
sempre, soprattutto Napoli a cui era
fortemente legato da un inscindibile
rapporto umano e artistico.
Ancora oggi è considerato presente con la sua maschera da timido,
 
ma tanto triste Pulcinella, che ha
 
meravigliosamente interpretato tra frizzi e lazzi con le sue inimitabili smorfie,
 
è stato capace di esprimere
così la sua essenza della migliore napoletanità.

Pulcinella da me tanto amato, ma bistrattato dalla incapacità
 
della reale lettura storica del personaggio,
per cui dedicai in età giovanile la mia opera:
 
“Pulcinella, una Maschera, un Popolo, una Storia”, che
 
tanto Massimo apprezzava, restituendo così alla Maschera,
 
al Popolo e a Napoli la dignità dovuta.
Dedico in una delle pagine de “La Persona” la sorridente
 
e ironica smorfia del caro amico Massimo, in
un momento di pausa di Pulcinella.
Oggi per gli assurdi tempi storici visti e vissuti, certamente,
 
avremmo sdrammatizzato con un ironico e franco sorriso.

Gennaro Angelo Sguro

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