mercoledì 30 settembre 2015

A MARGINE DELLE ELEZIONI IN CATALOGNA

Dalle pagine del sito "UN SOGNO ITALIANO" guidato dal Prof. Salvatore Sfrecola, traiamo in interessante e dettagliato articolo a firma dell'Ing. Domenico Giglio.
Un articolo che susciterà inevitabili riflessioni in chi legge, come pure inquietanti interrogativi.
Primo tra tutti, il classico qui prodest?
Buona lettura e un cordiale saluto.
 
Roma, 30 Settembre 2015                                 Giuseppe Bellantonio
 
A margine delle elezioni in Catalogna
Il trionfo dell’egoismo ed il sonno della ragione
di Domenico Giglio

         La visione dei risultati delle elezioni regionali tenutesi il 27 settembre in Catalogna, anche se i partiti separatisti non hanno raggiunto la maggioranza assoluta dei voti, essendosi fermati al 47,8%, mi ha provocato una sensazione di sconforto, se non di pena, perché nel successo degli indipendentisti non ho visto il trionfo né della libertà e della democrazia, ma il trionfo degli arrivismi (così avranno ministri, ambasciatori, posti all’ONU, alla Unesco e così via) e degli egoismi, specie fiscali e monetari, il tutto in una visione retrograda e non avveniristica della società catalana. Il sonno della ragione genera mostri, e la pena e la tristezza sono aumentate quando abbiamo visto e letto che in questo successo sono stati determinanti i giovani che invece di guardare al futuro, come dovrebbero, si sono girati verso il passato, come i dannati danteschi, che nel ventesimo canto dell’Inferno, camminano con la testa girata all’indietro “…sì che il pianto degli occhi, le natiche bagnava per lo fesso…”

Infatti alla base dell’indipendentismo vi è la non accettazione della vittoria dei Borboni, trecento anni or sono, nel 1714, nella guerra di successione spagnola e la nostalgia per un Regno della Aragona e Catalogna, che aveva avuto un ruolo importante nel Mediterraneo, con conquiste di cui Alghero ed altre località della Sardegna, sono testimonianza, ma che praticamente era cessato quando il Re Ferdinando d’ Aragona, il “Cattolico”, aveva spostato nel 1469 la Regina Isabella di Castiglia, dando così vita all’unità della penisola iberica, liberata completamente dai mussulmani, e che si lanciava nella grande avventura oceanica, con le tre caravelle di Colombo.

Ma siamo nel 2015 ed abbiamo l’ISIS ed altre forme di estremismo e terrorismo islamico, abbiamo milioni di emigranti che attraversano il Mediterraneo per raggiungere e stabilirsi in Europa, abbiamo problemi energetici ed ambientali di non facile soluzione, che già l’attuale Unione Europea di 27 stati, senza una politica unitaria. trova difficoltà a risolvere e vogliamo frammentarla ulteriormente?

Un conto è la memoria storica da tutelare, un conto sono le tradizioni da ricordare, un conto diverso è rompere unità statali, di maggiori dimensioni, più adatte ad affrontare i problemi sopra esposti ed a dialogare con gli altri stati, per creare invece uno staterello di settemilioni e cinquecentomila abitanti, che non sarebbe in grado di sostenere gli oneri di tutte queste operazioni. In Europa vi sono senza dubbio Stati numericamente minori, ma hanno dietro di loro storie unitarie di secoli, come ad esempio l’Olanda, che aveva anche un impero coloniale di grandi dimensioni, le famose Indie olandesi, oggi Indonesia, o il desiderio di libertà, come gli stati baltici, prima sottoposti al governo zarista, poi dopo un ventennio di indipendenza, sottoposti nuovamente per un cinquantennio al ben peggiore giogo sovietico. Ma questo non può applicarsi alla Catalogna, perché se è vero che molte sue istituzioni, quali ad esempio la “Generalitat” e le “Corts” ed altre forme di autonomia amministrativa erano state cancellate nel XIX e XX secolo dal centralismo madrileno e dal franchismo, con la fine dello stesso e con una rinnovata monarchia e relativa nuova Costituzione, aveva già raggiunto, insieme con le altre regioni, una struttura federale con ampie autonomie, che può essere migliorata ulteriormente senza distruggere l’unità della Spagna.

29 settembre 2015

martedì 29 settembre 2015

SPOLETO FESTIVA ART: CHE NUMERI!


LA RICCA RASSEGNA SPOLETINA, QUEST'ANNO E' STATA CARATTERIZZATA DA UNA PRESENZA VERAMENTE STRAORDINARIA DI ARTISTI CHE, GRAZIE AD UNA ORGANIZZAZIONE ATTENTA, HANNO POTUTO MOSTRARE LE LORO OPERE IN UNA SERIE DI CORNICI ARCHITETTONICHE UNICHE E PREZIOSE.
DIFATTI, LE OPERE PROPOSTE DAGLI ARTISTI ALL'ATTENZIONE DEI VISITATORI, ERANO VISIBILI NELLE CLASSICHE LOCATION DEL CHIOSTRO DI SAN NICOLO', DI PALAZZO LEONETTI LUPARINI, DI PALAZZO MAURI E DI PALAZZO TORDELLI, OLTRE CHE NEI LUOGHI RESI FRUIBILI DALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE.
AL DI LA' DEI NUMERI - CHE PRESI DI PER SE' POTREBBERO DIMOSTRARSI ALQUANTO ALGIDI, PUR SE IMPORTANTI - QUELLO CHE EMERGE CON ENERGIA E' L'IMPEGNO UMANO PROFUSO IN NOME DELL'ARTE E DELLA CULTURA.
QUESTO, IN UNA PAESE CHE PATISCE LO SCARSO INTERESSE DELLA P.A. - E QUINDI, GLI SCARSISSIMI INVESTIMENTI  PER MANO STATALE - RIEPMPIE D'ORGOGLIO: MA LA CULTURA E L'ARTE VANNO SALVAGUARDATE, DIFESE, SOSTENUTE E TUTELATE, IN QUANTO PARFTE IMPORTANTE DEL NOSTRO PATRIMONIO NAZIONALE.
COMPLIMENTI QUINDI VIVISSIMI AL PROF. LUCA FILIPPONI ED AL SUO STAFF PER QUANTO FATTO, E COMPLIMENTI A TUTTI GLI ARTISTI TRA I QUALI LA PROF. ROSANNA DELLA VALLE, CON LE SUE SCULTURE. 
CERTAMENTE PRELUDIO DI ALTRE IMPORTANTI NOVITA'.

Roma, 29-9-2015                                       G. Bellantonio

Di seguito, il comunicato ufficiale dell'Organizzazione


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E’ calato il sipario sulla manifestazione spoletina che anche quest’anno ha avuto numeri da capogiro sempre più importanti con 2500 artisti presenti, 105 espositori, oltre 120 giornalisti accreditati, 6000 opere d’arte esposte in 20 luoghi storici diversi della città di Spoleto, monumenti pubblici e palazzi privati. Questa è stata la formula vincente dell’edizione 2015 appena conclusa, Arte in città e soprattuto nei Palazzi storici di Spoleto, che si sono “rifatti il look” attraverso l’arte contemporanea, ma nello stesso tempo anche tanti appassionati dell’arte, artisti, editori ed espositori hanno apprezzato le grandi bellezze di Spoleto e quindi hanno in qualche modo, vissuto e rivissuto la famosa frase del maestro Giancarlo Menotti, Spoleto Città Teatro. Si perché in 5 giorni di grande cultura ed arte, Spoleto è stata per molti un teatro, fatto di kermesse, presentazioni di libri e presentazioni artistiche , cene di gala e di rappresentanza. A partire dall’estemporanea Spoleto en Plain Air organizzata da Arteinumbria, l’annullo Filatelico a cura delle Poste Italiane su bozzetto di Massimo Zavoli,molte presentazioni di libri tra le quali quelle di Vario Giuffre (bastoggi editore) e di Anna Maria Petrova (Bertoni Editore),il catalogo dello Spoleto festival art (Mondadori), fino alla Biennale di poesia diretta da Sandrino Aquilani ed il premio internazionale Spoleto Festival Art letteratura diretto da Angelo Sagnelli. Il premio letteratura è stato l’evento del momento con moltissime adesioni e premiati di altissimo livello che sono arrivati da tutte le parti d’Italia: Nicola Sciannimanico premio speciale della critica e della presidenza, Donatella Sarchini, Anna Maria Petrova, Elisabetta Serafini, Rosalba Ranieri, Silvia gentile, Valerio Giuffrè, Stefano de Majo, Vittorio Ciardo Giuseppe Catapano e Giuseppe Imperio, Bernardo Lanzetti.
Soddisfatto il direttore artistico Angelo Sagnelli che sta lavorando per portare la kermesse al teatro del Quirinale ed al caffè Greco di Roma , ma anche il vincitore assoluto della manifestazione letteraria,Nicola Sciannimanico, con il quale si preparano fortissime collaborazioni in campo poetico e letterario.
Anche l’aspetto internazionale è stato molto apprezzato con l’adesione degli accademici cinesi e di molte fondazioni e biblioteche e centri di cultura americani tanto che a tutti gli effetti si può parlare di tre mondi con l’esecuzione della banda città di Spoleto dei tre inni nazionali:italiano, cinese ed americano , soprattutto in onore del direttore artistico Sandro Trotti, molto famoso sia in america sia in Cina , che gli ha dedicato un’intera accademia ed un museo. Soddisfatto il presidente luca Filipponi:” stiamo lavorando per l’edizione 2016 che si svolgerà dal 23 al 26 settembre con la stessa formula, arte in città che è stata molto apprezzata a tutti i livelli, ma la cosa che mi soddisfa di più è che questa manifestazione genera notevoli, reazioni a catena, tutte molto positive e che fanno durare la manifestazione quasi tutto l’anno”. Anche il direttore marketing e direttore artistico dello Sma Paola Biadetti ha avuto soddisfazione degli eventi:”la comunicazione che caratterizza questa manifestazione è stata molto arricchita ed ampliata con 10 speciali televisivi eseguiti su di noi da tv italiane e straniere”.Il quadro che ha firmato la scenografia della manifestazione è stato eseguito dall’artista laziale Luciano Tocci che ha effettuate una bellissima mostra personale ed è stato con l’associazione Ars Interamna di Antonio Evangelista uno dei protagonisti di questa edizione.

sabato 26 settembre 2015

MICHA NUSSINOV ESPONE ALL'HARA


Una nuova iniziativa coordinata dall'Artista AURO e curata da SHADEE SELIM presso l'HARA-HOLISTIC ARTS ACADEMY di Roma, nella splendida cornice di Trastevere.
Espone le sue gradevoli e particolari opere l'Artista australiana  MICHA MUSSINOV.
Buon vernissage!

 
"EXPLORATIONS"
MOSTRA PERSONALE
DELL'ARTISTA AUSTRALIANO MICHA NUSSINOV
a cura di Auro
organizzazione tecnica:
Shadee Selim

Quella di Micha Nussinov è una contaminazione di una particolare multimedialità: gli oggetti e le immagini si animano dentro un assemblage tra fotografia, digital-art e campiture cromatiche, come a raffigurare un "grande scenario della vita": un moderno Bruegel o Bosch dei nostri giorni.

Micha Nussinov è un artista australiano di origini israeliane che si può definire «multimediale» ma la sua non è soltanto un’arte multimediale fine a se stessa, ovvero non usa soltanto computer e digitale, ma il suo lavoro si sviluppa partendo dall’uso di strumenti classici per approdare, contaminare ed evolversi nei mondo cinetico e fotocinetico, informatico e digitale con il fine di creare assemblagi con innesse sonorità. Insomma è un artista che abbraccia in se il mondo che è intorno a noi, inteso nel senso alchemico della trasformazione. Infatti «Esplorations» che è il titolo di questa sua prima mostra in Italia ne è la testimonianza . E non è soltanto una esplorazione che proviene dalla terra in cui vive, ma è un’’esplorazione interiore che rispecchia ognuno di noi, indipendentemente dal luogo da cui proveniamo, le sue opere sono un «risveglio», uno specchio rivelatore in cui riscoprire la propria creatività.
Una sua affermazione: «La creatività in ogni forma d'arte è un bene prezioso che tocca tutti gli aspetti della vita e dovrebbe essere alimentata fin dall’infanzia» .



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Nussinov’s Statement
Creativity in any art form is a valuable commodity it touches on all aspects of life and should be nurtured from a young age. The creative voice needs to be heard, and as artists I believe we have the responsibility to show our works to the public, to sometimes force a communication that otherwise wouldn’t occur.
My creative expression balances between the need to do something that enables my playful self to overcome my more insecure human moments, and to simply allow a creative instinct to be developed and explored into ‘works’. Being an artist is about nurturing, taking care of the ‘work’ which is never known wholly from the start, but evolves as one inputs and responds to every action and reaction.
I work in multi media and within my visual palette I am most interested in painting detailed imaginary landscapes; constructing assemblages, kinetic sculpture with found/given/leftover objects; taking photographs- for documentation of people, and places and phenomena; and using computer tools in the creation of digital compositions of transcended realities.
I also am interested in audio expressions incorporating recordings of sounds; sessions of improvisational dialogue which explore my languages of Hebrew, English and Hybrid sounds, used with less of a meaning but more as a direct psycho emotional outlet, that reflects the state of the self. In order to further build up a ‘sound’ vocabulary for the creation of my ‘sound paintings’ or audio works I also record, the sound of my tools ‘at work’, in variable speeds, intensities and contact/ friction with different materials, rasp on wood, wood on floor, and rotating tools scratching glass.
My challenge is to sort through old and new stuff, making sense out of a chaotic juxtaposition, and seeing what is hidden behind; and whether to reveal that, and how and what to do to make it ‘real’.
I rearrange, rebuild new structures, look for associations, establish relationships between the elements, marking the landscapes, creating an impressionistic / expressionistic scenario.
As an Artist, I feel like an explorer who enters new terrains, seeking clues between the absent and the present. As in a fuzzy oblivion, something often emerges, perceived in shades of colour … something that looks like… sounds like… makes me feel like … I imagine, is becoming.
Having accumulated more the thirty five years of experiences in various artistic endeavours I feel privileged to be able to do what I do best, communicating through my art.
Micha Nussinov
August 2015


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HARA
Holistic Arts Academy
Via dei Salumi 51
Roma - Trastevere
06.5806335
hara.academy@gmail.com
FB Hara holisticartsacademy

ALCHIMIE D'ARTE

 
 
Le Artiste russe Alina e Olga Okuneva - peraltro, brave organizzatrici di eventi di taglio internazionale - stanno riscuotendo una serie innumerevole di apprezzamenti per tutte le iniziative cui hanno dato il loro migliore contributo.
Il loro obiettivo principale è quello di favorire l'interscambio artistico tra Nazioni diverse e l'Italia: dalla Russia alla Francia, alla Gran Bretagna...
Dal 17 al 22 Marzo 2015 - veicolando le iniziative tramite l'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE DELL'ARTE - Olga Okuneva in collaborazione con Photocraft Studios, ha organizzato una interessante rassegna di Artisti  presso La galleria The Brick Lane a Londra.
Tra Luglio e Agosto, invece, ben quattro settimane d'Arte  . dal 14-7 all' 8-8 sono state proposte a Parigi, ospitando - per ciascuna di esse - brillanti Artisti desiderosi di far apprezzare le loro opere negli spazi di Rue Durantin.
Un fervore particolare - la Russia è la loro Patria! - ha contraddistinto le laboriose trasferte di San Pietroburgo,  Volgograd,  Mosca e Krasnodar: le fatiche sono state ricompensate da una partecipazione di pubblico attenta e particolarmente  entusiasta, attento nel recepire le qualità delle opere esposte.  Le sale che hanno ospitato gli Artisti sono state la Galleria Centrale dell’Unione San Pietroburgo degli Artisti, la Volgograd Museum of Fine Arts, la Central House of Artists di Mosca e infine la Krasnodar Regional Showroom of Fine Arts.
Vetrine internazionali, quindi cui si è aggiunta in queste ore, e fino al 29 Settembre,  la loro partecipazione - sempre con la loro Associazione artistica - all'esposizione di opere presso il Chiostro di San Nicolò a Spoleto.
Sappiamo che sono ormai molti gli Artisti che gradiscono riferirsi anche a questo sito: motivo per cui, qualora avessero in animo di prendere contatto con le nostre Olga e Alina... ecco i loro riferimenti: artespoleto2013@gmail.com o viva-alina@mail.ru o, in alternativa, in forma cartacea, all’indirizzo postale Olga Okuneva - Corso Garibaldi, 88 - 06049 Spoleto (PG) Italia.
Viva l'Arte, quindi, in tutte le sue più nobili espressioni.
 
Roma, 26 Settembre 2015                                                   Giuseppe Bellantonio
 

 

 
 
 
 
 


  

venerdì 25 settembre 2015

QUAL'E' IL RUOLO DEL PARLAMENTO?

SUL SITO DI "UN SOGNO ITALIANO" - MIRABILMENTE DIRETTO DAL PROF. SALVATORE SFRECOLA - E' OSPITATO UN ARTICOLO DI ATTUALITA' POLITICA A FIRMA Senator .
LO RIPRENDIAMO SU QUESTE PAGINE, STANTE IL VALORE DEL CONTENUTO.
INOLTRE, PROPRIO A FIRMA DEL PROF. SALVATORE SFRECOLA, RIPRENDIAMO CON PIACERE L'ARTICOLO CHE INSERISCE LO SPECILLO NEL BUBBONE DI QUEL CONTESTO CONOSCIUTO CON IL NOME DI "ROTTAMAZIONE".
 
BUONA LETTURA!

Il ruolo del Presidente del Senato
secondo Debora Serracchiani
Eletto nel PD accetti le indicazioni del partito
di Senator

“Io rispetto molto il Presidente Grasso, eredo che sia assolutamente un Presidente di garanzia ma credo anche che essendo stato eletto nel partito democratico e conoscendo fino in fondo quelle che sono le scelte del partito democratico, be’ penso che ne debba accettare anche la indicazioni”. In queste affermazioni sta la concezione dello Stato e il rispetto delle istituzioni che ispirano ilPartito Democratico, come sintetizzate da un suo esponente di spicco, il presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, vice segretario del partito.

C’è una intrinseca contraddizione tra il proclamato rispetto per il presidente del Senato, il riconoscimento del suo ruolo di garanzia in quanto eletto al vertice di quella Camera, che un tempo si definiva “alta”, il suo essere la “seconda carica dello Stato” (“Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato”, art. 86 della Costituzione), ed il richiamo duro alla circostanza che essendo stato eletto nelle liste del Partito Democratico ne debba accettare le indicazioni, cioè la proposta di riforma del Senato targata Renzi-Boschi.

Devo dire che le cronache parlamentari ricordano rari esempi di una simile interpretazione del ruolo istituzionale del presidente del Senato nel momento in cui presiede l’assemblea di Palazzo Madama e garantisce il corretto svolgimento dei lavori. L’affermazione della Serracchiani potrebbe passare anche in secondo piano se essa non avesse un ruolo di rilievo nel suo partito, perché quelle parole dimostrano una concezione dello Stato e delle istituzioni che più volte abbiamo sentito nelle parole del Presidente del Consiglio quando, nella direzione del partito del 21 settembre, si è in qualche modo lamentato di non avere il potere di convocare le Camere.

La democrazia liberale, quella che è nata dalla Rivoluzione Francese, che nel corso dell’Ottocento e del Novecento ha avuto un’evoluzione che costantemente ha confermato il ruolo di neutralità e garanzia delle istituzioni dello Stato, dal presidente della Repubblica ai presidenti delle Camere, alla magistratura, alla Corte costituzionale, viene messa in discussione quando si fanno affermazioni del genere che abbiamo riportato, nelle quali si ritiene che l’esercizio del ruolo di garanzia del presidente di una camera debba essere condizionato dalla sua appartenenza al partito che lo ha fatto eleggere.

La battuta della Serracchiani, come altre analoghe di esponenti di spicco del Partito Democratico, a cominciare da alcune esternazioni del Presidente del consiglio e segretario del partito, dal sapore inequivocabilmente autoritario, passeranno certamente inosservate nell’opinione pubblica generale ma sono segnali di fastidio per le regole della democrazia, per il dibattito parlamentare e per il confronto tra i partiti che costituiscono il sale della democrazia. Una battuta del genere sarebbe inconcepibile in ogni altro paese dell’Europa democratica, per cui è un segnale che le forze politiche e la gente dovranno cogliere perché è da queste affermazioni e dal comportamento conseguente che si individuano tratti essenziali di una concezione politica che tende a mettere sotto scacco ed a condizionare le istituzioni democratiche e gli istituti di garanzia che caratterizzano il nostro impianto costituzionale.

La politica in generale ci ha abituato ad interventi normativi che hanno via via limitato i poteri delle istituzioni dello Stato incidendo ora su questo ora su quell’aspetto del funzionamento delle istituzioni, piccoli colpi alle regole che a volte passano inosservati, che non determinano nell’immediato reazioni forti ma che mettono punti fermi su una concezione privatistica dello Stato che non ci appartiene e della quale dobbiamo aver paura.

Gli italiani devono ribellarsi a questo modo di intendere il funzionamento dello Stato, presto, ad evitare che il degrado e l’appropriazione delle istituzioni da parte dei partiti, la “partitocrazia” che denunciava cinquant’anni fa Giuseppe Maranini, arrivi a livelli tali che per fermarlo ci sia bisogno di una ribellione forte che potrebbe sembrare autoritaria, se autoritaria non fosse l’azione politica che è necessario contrastare.

24 settembre 2015



Quando le furbizie hanno le gambe corte
Il rottamator scortese

di Salvatore Sfrecola

La parola rottamazione non l’ha inventata Matteo Renzi. L’ha soltanto trasferita dal linguaggio delle auto vecchie alle persone. Al di là, dunque, del taglio sgradevole, immediatamente percepito non solo dai destinatari della rottamazione ma dall’opinione pubblica più sensibile allo stile che deve caratterizzare i rapporti tra le persone, anche quando polemici, l’espressione indica naturalmente la sostituzione di un bene vecchio con uno nuovo e, per le persone, di un anziano con un giovane, quello che viene definito anche “ricambio generazionale”. Ora non è dubbio che nel pubblico, nelle amministrazioni e negli enti, ci sia bisogno di un ricambio, dell’ingresso di forze nuove perché i giovani sono portatori di stimoli, spesso indotti da esperienze in paesi esteri come nel caso di coloro che frequentano i corsi Erasmus, che possono giovare alle amministrazioni e alle imprese pubbliche.

Il fatto è che questo non accade. La soppressione dell’Istituto del trattenimento in servizio, che assicurava ai funzionari due anni di ulteriore permanenza negli uffici dopo il 65º anno di età, non è stato accompagnato dal reclutamento di giovani, neppure da un inizio di reclutamento. Anzi, il blocco delturn over, cioè la sostituzione di chi va in pensione, sta invecchiando l’amministrazione con gravi problemi in alcuni settori, a cominciare dalle forze di polizia che non hanno giovani in numero sufficiente per assicurare un controllo adeguato del territorio. Polizia di Stato e Carabinieri che, ognuno ricorderà, assicuravano una presenza di pattuglie composte da giovanissimi, in condizione di contrastare all’occorrenza i violenti, oggi dislocano nelle strade non più ventenni ma agenti più anziani, certamente idonei ad operazioni di controllo del territorio che non comportino uno scontro fisico.

Anche per la magistratura Renzi deve aver avuto suggeritori che lo hanno indotto ad abrogare le norme sul trattenimento in servizio, senza preoccuparsi che gli uffici direttivi più importanti, i tribunali, le corti d’appello,  le procure generali presso le corti d’appello e presso i tribunali sarebbero rimasti prive del capo dell’ufficio. Naturalmente quelle posizioni sono state rimpiazzate, ma non si è previsto un reclutamento che possa compensare quei collocamenti a riposo.

Questa scelta, in assenza di un reclutamento che comunque richiede tempo, appare come una falcidia di una parte della classe magistratuale, assolutamente ingiustificata se non si vuol giungere alla conclusione che questo fosse l’effetto voluto per favorire un ricambio, non generazionale, con persone che hanno un motivo per guardare con simpatia il rottamatore che ha loro consentito di fare un passo avanti prima del previsto.

Chi ha spinto, all’interno delle amministrazioni e delle magistrature, è stato miope, considerato che insieme alla soppressione del trattenimento in servizio è stata abbassata l’età di pensione.

Il potere, come ben sappiamo, si autoalimenta, così il premier ha la possibilità di piazzare a destra e a manca uomini suoi, soprattutto nelle imprese a partecipazione statale, uomini che, a loro volta, scendendo per li rami riusciranno a piazzare persone a loro gradite negli uffici. Lo ha spiegato bene L’Espresso in edicola che ha pubblicato una mappa dei fedelissimi del presidente del consiglio rapidamente piazzati nei posti che contano. Lo hanno fatto altri prima di lui, essendo il mondo delle imprese partecipate la riserva di impiego dei fedelissimi, dei clientes che bussano alla porta di ministri, sottosegretari e sindaci, come dimostra la pantomima della soppressione si soppressione no delle imprese degli enti locali che spesso hanno più consiglieri di amministrazione che impiegati.

Quel che preoccupa in tutto questo è l’abbandono dell’amministrazione pubblica, la mancata riorganizzazione dei ministeri e della dirigenza che, tra l’altro, ha bisogno di nuove procedure adeguate alle esigenze delle politiche pubbliche. Il premier dice che anche qui ha riformato. In realtà è stato fatto pochissimo, in modo inadeguato perché evidentemente manca una visione d’insieme e una conoscenza profonda dell’amministrazione, della sua organizzazione, delle sue regole e della professionalità dei suoi uomini. Per dire di come sia inadeguata la esibita semplificazione basti far riferimento al decreto cosiddetto “sblocca Italia” che sulla Gazzetta Ufficiale occupa quasi trecento pagine stampate con un corpo molto piccolo.

Il premier corre e di giorno in giorno promette cose nuove spesso in contraddizione con quanto in precedenza aveva promesso. Evidentemente non ha le idee chiare, al di là dell’occupazione dei posti di potere negli enti, né le hanno i suoi collaboratori assolutamente privi di qualunque esperienza amministrativa e pertanto soggetti a suggerimenti di persone spesso interessate o che hanno, a loro volta, una conoscenza parziale della realtà sulla quale intendono operare.

È difficile immaginare che con questo forsennato rincorrersi di proposte e di promesse l’Italia possa recuperare quell’efficienza che è la prima esigenza di ogni governo e che è necessaria per perseguire obiettivi di sviluppo economico e sociale. Dagli esperimenti governativi non ci attendiamo una amministrazione più efficiente al livello di quelle dei maggiori paesi europei, che hanno una tradizione consolidata, dalla Francia, al Regno Unito, alla Spagna, alla Germania. Purtroppo.

La ballata della riforma costituzionale ne è una espressione eloquente. Una riforma, ha sostenuto nei giorni scorsi Matteo Renzi, attesa da settant’anni (peccato che la Costituzione ne abbia solo sessantotto). Comunque non basta cambiare. E questo Senato non serve se non a garantire l’immunità ai consiglieri regionali che vi siederanno, tratti da quella classe politica locale che tanto ha fatto lavorare le Procure della Repubblica per lo scandaloso spreco di pubblico denaro. Un Senato che non darà la fiducia al Governo, “novità” ripetutamente esibita dalla Boschi. Peccato che anche qui sia in errore. Infatti anche il Senato del Regno non votava la fiducia al governo in quanto si riteneva che questo importante adempimento fosse proprio della Camera elettiva.

Tanto per precisare.

22 settembre 2015


domenica 20 settembre 2015

ANCORA SULLE BARRICATE?

Il Popolo Greco dimostrerà oggi di sentirsi ancora sulle barricate, mobilitato per non soccombere allo spadroneggiare politico-finanziario di una certa Europa - ricca sì, ma estremamente povera nei modi e nelle finalità -, o darà fiducia al proprio attuale establishment ?
Sarà una mobilitazione popolare a dire "no" alla triste e poco dignitosa spartizione del "bottino" greco (isole, aeroporti, basi navali...), o sarà un rassegnato "si" nel timore di non saper o poter resistere a tutte le più infauste - ma strumentali e interessate! - previsioni delle Cassandre comunitarie?
Il rinnovo di prestiti e finanziamenti di varia natura - effettuati dai vari enti internazionali senza dare voce ad una concertazione realmente europea, comunitaria - ha in realtà rinviato il problema: come accade con ogni novazione di un credito, si è solo spostata la data di scadenza ed una qualche modalità del rimborso.  Ma questo resta sostanzialmente inalterato: debito era e debito resta; anzi, acuito dalla penale  di dover accettare ulteriori costi/sanzioni, anche in termini di sovranità nazionale, dovendo persino dire 'grazie' a chi - con spocchiosa superiorità - recita anche la parte di chi è quasi costretto a dare la medicina al moribondo!
E c'è chi ancora sostiene l'esistenza di uno 'spirito europeo'. di una 'Europa unita'!
Totò avrebbe liquidato il tutto con un "ma non mi faccia ridere, ma mi faccia il piacere!"; noi invece dobbiamo sottostare alle parole e alle decisioni di soggetti politici che - infischiandosene del sentire e del malumore del popolo - condividono decisioni che sono letteralmente imposte da uno, ed uno solo, degli Stati Membri con altrui complicità.
Quello stesso che, quando le cose non vanno nel verso voluto, ne scarica il peso su tutti gli altri Paesi Membri, e che quando deve sottolineare una qualche positività, non manca di rimarcare come sia stato tutto merito proprio! 
Proprio il balletto, la pantomima che è stata posta in scena sul fenomeno dell'immigrazione, dà ancor più il senso che oggi la Grecia non debba votare solo per sé stessa, ma in un certo senso anche per il resto di quell'Europa comunitaria fiacca e incapace di fronte a fenomeni che, da saltuari ed eccezionali, in quanto VOLUTAMENTE non affrontati sono diventati vere e proprie piaghe: oggi socio-politiche, ma un domani (mi auguro lontanissimo) anche militari.
Fino a ieri, a Greci e Italiani venivano rivolte tante belle parole, venivano date tante pacche (pseudo-amichevoli) sulle spalle, venivano rivolti tanti sorrisi (ma avete guardato bene le riprese, le foto? Sorridevano sì, ma si guardavano tra di loro; in una comunicazione non-verbale che stava tra lo scherno ed il compatimento).
Tante parole belle, quindi, qualche soldo: ma il problema restava loro, di Greci e Italiani e anche Spagnoli mentre la Piccola Europa parlava, traccheggiava, non decideva, ben sapendo che queste 'iniezioni' di genti in definitiva minavano i vari sistema-paese.   Forse che questo potesse essere considerato un vantaggio - a medio o a lungo periodo - da qualcuno?
Poi, qualcuno, tirandosi a rimorchio qualche novello Napoleone, si è scoperto colmo di straripante solidarietà e spirito di concreta accoglienza.  
Certo, un'accoglienza addomesticata: inizialmente rivolta solo ai profughi siriani.
Si son detti: siamo leader nella finanza, l'Europa è sotto il nostro tallone, prendiamo il boccino della situazione; un po' di miliardi che girano, manodopera da poter utilizzare per sopperire all'invecchiamento della forza-lavoro, islamici moderati. Costi relativi poi, contando gli oneri che si vogliono imporre a chi non intenda 'fare'  accoglienza (beninteso: non per capriccio, quanto per salvaguardare la propria Storia, la propria Cultura, la propria integrità e la propria Sovranità, il proprio sistema-Paese) e contando sui già promessi aiuti internazionali, anche da oltre Oceano.
Quanto siamo forti e bravi, si son detti: quanto sono forti e bravi, ha fatto eco il coro dei vassalli, dei cortigiani, delle marionette! 
Salvo accorgersi di essersi infilati in una palude, di aver tolto il coperchio ad novello 'vaso di Pandora', e di non poter controllare alcun 'flusso': almeno dalla situazione attuale, da loro stessi determinata.
Marcia indietro, allora, ed ennesimo tentativo - con lo sguardo feroce proprio di chi è 'sempre' nel giusto, di chi non sbaglia mai - di scaricare colpe,  responsabilità e ogni maggior onere su Italia e Grecia in primis!
Che teatrino, che spettacolo!
Ancora c'è chi gioca con le parole, mentre si annaspa come annaspava Ciacco nella palude dantesca!
Ma è anche bene comprendere bene, per poter valutare senza farsi menare per il naso.
Migranti (ma 'migrante' non è colui che lascia solo temporaneamente il proprio luogo per poi tornarvi?); immigrati (ma non lo sono coloro che già passano un confine? Che quindi possono poi essere 'regolarmente' oppure 'irregolarmente' entrati un uno stato. A monte c'è l'atto dell'emigrare, ); profughi (fuggitivi o fuggiaschi, costretti a cercare rifugio altrove: per cataclismi naturali, per carestia, per fame, per abbandono di terre invase o duramente bombardate da nemici); discriminati (riferito a chi possa essere distinto, differenziato, da altre persone per motivi politici, sociali, religiosi, di genere. Ma il discriminato non necessariamente è un perseguitato); rifugiati (sono coloro che hanno trovato o cui è stato concesso rifugio dopo essere stati costretti ad abbandonare la loro terra per salvare la propria vita, quasi sempre lasciando ogni avere ed ogni altro legame umano. Sono quindi dei perseguitati - da polizie, governi, giustizia - e quindi, all'atto dell'abbandono,  degli esuli: una condizione, questa, che si identifica con chi abbia subito fortissime pressioni politico-ideologiche, discriminazioni anche religiose o culturali, condanne, o che sia stato bandìto dal proprio paese, trovando così rifugio, accoglienza, in un altro paese. C'è per i rifugiati un apposito Ufficio delle Nazioni Unite che se ne occupa: l'UNHCR, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati; e i soggetti devono dimostrare chi sono, quale sia il motivo sulla cui base chiedono il riconoscimento di questo status, quali prove esistano per ciò. Tutte cose non semplici, mai date per scontate a priori: questo ne spiega l'esiguo numero se rapportato al totale).
Vediamo allora che queste condizioni non si adattano correttamente ed in qualsivoglia circostanza, a ciò che abbiamo sotto gli occhi: anche se c'è chi strumentalmente ci fa il 'lavaggio del cervello' per convincerci di questo o di quello, facendo leva sulle nostre emozioni, sul nostro amore per il prossimo, sulla nostra propensione a condividere gli ideali di Libertà e di Fratellanza nello spezzare il pane con chi ne abbia bisogno.
Tutto ciò alimenta fortissimamente il mercato di esseri umani e quanti - attraverso ciò - traggono lucro dall'altro 'mercato', quello dell'accoglienza: complessivamente, tutti soggetti senza scrupoli che tentano di usarci per i loro loschi e fetidi scopi!
Certamente è corretto il messaggio dei rappresentanti delle Chiese: invocano l'accoglienza, la fine delle stragi lungo i percorsi, la fine della tratta di esseri umani; invocano l'umana solidarietà, la mano tesa al bisognoso... 
Ed è giusto... ci sta.
Ma invocano anche a gran voce la Pace, la fine delle guerre, un regime di equità, di giustizia, di libertà.  Nel segno dell'Amore e della Fratellanza Universali: valori cardine e comuni a tutte le Religioni, a tutte le Genti.
Sono quindi contro le bombe, le armi, i mercanti di morte.  
Che hanno poi la stessa faccia dei mercanti di Uomini; che vestono la grisaglia quando si fa leva sull'ipocrisia per fingere commozione dinnanzi alle Vite perse o sacrificate, comunque immolate sull'altare del profitto!
Grisaglie e compunzione solenne, comuni anche a coloro che gettano bombe nello stesso modo con cui gli animali marcano il territorio: basta guardare lo scempio fatto, dalle Colonne d'Ercole alla Libia, all'Egitto, all'Iraq... Tutto è stato destabilizzato... in Africa, come in Asia: passando dall'Ucraina e - forse - terminando alla Siria.
Quasi fosse un gioco, una sorta di perverso 'monopoli': chi getta le bombe per primo ha diritto a 5 contratti commerciali, chi esporta armi leggere a 15, chi commercializza armi pesanti a 20... più i consiglieri militari, più gli addestratori... munizioni a volontà: potrà mancare il pane in certe terre, ma a guardare guerrieri/terroristi/guerriglieri adornati di decine di caricatori, non mancano armi  e proiettili di ogni tipo.
C'è bisogno di un bel passo indietro, allora; anzi, di molti passi indietro per poter dare una soluzione a questo sfascio, a questa conflittualità.
Offrire ai popoli la dignità del pane quotidiano senza dover lasciare le loro terre.
Diversamente, insieme alle categorie sopra elencate, continueremo ad assistere all'assalto dei falsi profughi, assistiti dalla complicità delle falsa e dispendiosa 'accoglienza': saremo travolti e scalzati dai cercatori di facile fortuna, di facili ricchezze da conquistare senza troppi scrupoli, impegnati in una nuova corsa verso l'Eldorado.   Perché questo cerca la maggior parte di questi soggetti...il che in linea di principio non è biasimevole, anzi; ma in realtà. stiamo parlando di soggetti abituati all'assistenza, ad un minimo di sopravvivenza grazie al cibo ed ai medicinali distribuiti da camion ed elicotteri, che non appena sbarcano premono, pretendono, respingono i controlli, spesso sfasciano e distruggono (alla faccia della gratitudine!), smaniosi di prendere contatto sul territorio con chi li abbia preceduti.
E' così che nel buco nero della delinquenza comune (ma non solo...) spariscono minori, donne e uomini.  La più parte per alimentare la prostituzione, lo spaccio ed il consumo di droghe, la violenza attraverso furti, rapine e aggressioni...
Ecco perché spero che i Greci, oggi, uniscano il loro orgoglio alla disperazione di quell'Europa senza lavoro, senza prospettive, con milioni di famiglie preda della povertà e della disperazione, che cinici politici vogliono sacrificare preferendo loro i 'poveri che rendono'!
Questa Europa senza più valori veri, DEVE CAMBIARE, quindi!
O soccomberà: non ci sono vie di mezzo, alternative. E soccomberà per diventare Eurislam: come capacemente scriveva la bravissima e scomodissima Oriana Fallaci, per mano di chi continuerà a considerare le sue genti come 'infedeli' discendenti dei crociati, e le sue donne 'impure' e 'indegne' alla stregua della carne di maiale...  Pensate, la Germania fu una delle Nazioni che dischiarò per prima come i dispendiosi sforzi di integrazione sul proprio territorio erano da considerarsi falliti (la stessa cosa l'hanno poi toccata con mano in Francia e, in minor misura, in Inghilterra), e che si sarebbe dovuto investire su una società multirazziale, dove diritti e doveri fossero ben chiari a ciascuna delle parti.    Ora, si solleva nuovamente la bandiera dell'integrazione, del fallimento dichiarato a più voci!
Ma non c'è della diabolica perversione in quanto sta accadendo?
Per questo, io mi trovo a condividere la resistenza di LEONIDA, mentre in questa nostra ancora BELLA ITALIA c'è chi - con posizioni antistoriche e di retroguardia - ricorda il XX Settembre non tanto per commemorare quanti morirono per l'Unità d'Italia, quanto per celebrare il proprio laicismo, il proprio anticattolicesimo, il proprio stessi esistere!

Roma, 20 Settembre 2015                                          Giuseppe Bellantonio


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