domenica 4 giugno 2017

L'OROLOGIO DELLA MORTE...


L'OROLOGIO DELLA MORTE CONTINUA

 A SCANDIRE IL SUO TRISTE TEMPO

Le ripetute, devastanti, ferite inferte dal terrorismo non riescono neanche a rimarginarsi, che altri avvenimenti incalzano con un ritmo tragico, scandito dalle urla dei feriti e lo strazio dei parenti. Ma anche lo strazio di una civiltà, quella c.d. occidentale, sempre più temebonda e indecisa: sì incredula, ma decisamente troppo frammentata per dare una risposta univoca e ferma. 
Una civiltà sempre più fiacca che in Europa sta esprimendo un sempre maggiore contrasto tra il sentire – tanto allarmato quanto volutamente inascoltato – dei Popoli, e l’arrogante comportamento di dirigenti – con ampio codazzo di sostenitori (tutti rigorosamente interessati, a titolo personale o di loro complici) - che vogliono imporre una ‘loro’ pessima, antistorica, immotivata, asociale, soluzione, dipingendola con unica possibile quanto eccezionalmente favorevole! Mondo dirigenziale che sta scavando abissi sempre più profondi tra ‘paese reale’ e ‘realtà imposta’: quest’ultima, imposta persino da nazioni a sfavore di altre nazioni! 
All'indomani della strage di adolescenti a Manchester, avevo soprasseduto nell'esternare il mio sdegno e la mia riprovazione per il gesto criminale, ben sapendo che – se analisi doveva essere fatta – essa avrebbe dovuto essere oggettiva e non solo di parte.  
Oggi è nuovamente sangue ed è sempre Londra a sussultare, ferita: ma non dimentichiamo il caos scoppiato a Torino, di per sé con caratteristiche riconducibili alla paura e al verificarsi di gesti criminali.
Oggi, i peggiori complici dei terroristi non sono solo quelli che – da qualche parte, nel mondo – continuano a vendere loro delle armi, ma sono soprattutto quelli che ne fiancheggiano in qualche modo la devastante opera: ora sminuendola, ora invitandoci ad una impossibile tolleranza, ora predicando una irreale e ormai risibile integrazione, ora predicando addirittura una sorta di ‘perdono’. Perdono che suona offesa per i morti e ancor più offesa per i Cristiani che quotidianamente, nel Mondo, sono perseguitati, uccisi, squartati, privati dei beni e delle abitazioni… non parlando delle donne violentate, abusate, umiliate e violate, per poi essere uccise e mutilate o vedere uccisi sotto i loro occhi gli stessi figli.
Il grido di allarme, poi diventato vero e proprio urlo, da parte di chi – dati alla mano – invitava alla prudenza, non ignorando quella Storia che è pur maestra di vita, è rimasto inascoltato e anzi silenziato da chi usa belle e mielate parole – oltre che un potere, di cui abusa - per tacciare chi possa esprimere dissenso e critica verso un modo di fare e di operare che rasenta ormai il crimine.
Uno per tutti il monito della grande Donna e Giornalista Oriana Fallaci: Donna e professionista  scomoda che suscitò grandi gelosie di mestiere, ed alla quale un asset maschilista non ha mai perdonato - neanche ora - le sue idee e soprattutto la grande energia con cui le sottoponeva al pubblico.
L’Islam è l’Islam, con le proprie regole, con i propri costumi, con le proprie leggi, con le proprie strutture scoiali, economiche, religiose e finanziarie. 
Quale religione monoteista, ebbe a manifestarsi ad opera di Maometto per la prima volta nella penisola araba nel VII° secolo dell’era cristiana: quindi, una forma religiosa relativamente nuova, se rapportata ad altre convenzionalmente monoteiste ma di molto ad essa pregresse.  
Ma, proprio perché l’Islam è rimasto sempre tale, le tracce storiche di un suo mutare rapportato alle altre realtà socio-religiose, ci dicono che mai esso si è integrato; ha sempre costituito un insieme a sé stante, ove i capi religiosi detengono un rilevante potere anche sociale ed economico, costituendo punto di riferimento assoluto per le comunità. Le donne, poi, hanno tutte le non-concessioni che ben conosciamo (sempre rispetto al c.d. mondo occidentale): ma se rispettiamo l’Islam, con tutte le sue regole, non possiamo pretendere – negli anni 2000 – di essere proponenti ottusi di una sua qualche modificazione, in chiave occidentale. Persino imponendola. Taluni hanno la smania di voler ‘civilizzare’, di voler ‘occidentalizzare’ una realtà che è chiusa come un’ostrica e che non ammette le contaminazioni con quella occidentale, se non a parole. 
Si può convivere civilmente con chi agisca e la pensi differentemente da noi, ma non si possono imporre modelli di ‘civiltà’ (che a ben vedere tali non solo, spesse volte) prettamente occidentali, tentando di 'convertire' le popolazioni di fede islamica agli standard occidentali.
Ecco allora che noi occidentali, i cristiani in primis, continuiamo ad essere additati come infedeli rispetto a loro; ecco che le nostre donne (incluse quelle femministe che continuano a sbraitare tanto, deprimendo il femminilismo in battaglie ormai di retroguardia) sono addirittura qualificate come impure e reputate alla stregua di oggetti senz’anima e senza diritti, solo da usare; ecco che quanti professano la propria religione, che non è quella islamica, vengono perseguitati per blasfemìa salvo il convertirsi all’Islam per avere salva la vita e non perdere i propri beni.
Questa è, scarsissimamente mutata dal VII° secolo d.C., la realtà dell’Islam; anche se va riconosciuto che tra costoro c’è gente che sa esprimere moderazione, condivisione di principi degnissimi, intelligenza e acume, tolleranza verso gli altrui costumi, usi e consuetudini. 
Ma rappresentano e rappresenteranno solo delle eccezioni: e come tali, non di rado trovano rifugio in un occidente che ad oggi non li ha classificati certo in base alla loro religione ma ha anzi riconosciuto i loro meriti nelle Arti e nelle Scienze.   
A noi occidentali vissuti nell'eredità dell’Illuminismo e del Rinascimento, seguendo le pulsioni originate dalla Rivoluzione Francese – eredità oggi assolutamente superata, quella dell’Illuminismo e quella stessa della Rivoluzione Francese, per l’odierna civiltà: quella dell’antropocene – piace filosofare e immaginare che delle controparti possano essere animate da uguale sentire. 
Ma non è così: le nostre considerazioni, le nostre valutazioni, i nostri sofismi intelletualoidi, non si conciliano con la realtà di cui sopra. Ma, attenzione, non per nostra incapacità: quanto perché quel mondo resta chiuso, non si integra né vuole interagire come non si è voluto integrare in 1300 anni.
In realtà esso segue la via antica della colonizzazione altrui: inserirsi, moltiplicarsi, tendere al controllo. La stessa via, d'altronde, che Erdogan ha pubblicamente additato al suo Popolo, ad ogni famiglia Turca: fate cinque figli.  Una bomba demografica che esploderà tra non molto nell'occidente cieco e sordo ad ogni allarme: occidente che ha il nome di Europa.
E dove l’Islam arriva, non si integra ma al massimo coabita e convive strumentalmente, creando delle enclave assolutamente autogovernantesi e riferentesi sempre e comunque agli imam: persino la grande Inghilterra, che ancora ha molto da insegnare, ha concesso dei Tribunali ove viene applicata la legge coranica sempre che non confliggente con quella inglese.
E l’Europa? E l’Italia? L’Europa è al momento un concetto più geografico che non socio-economico.  Quanto all'Italia...
L’Italia - come altri Paesi europei, d'altronde – è sotto il tallone tedesco, cui per ora reagisce limitatamente la sola Francia: forse più per un’atavica incompatibilità con i tedeschi, e perché non dimentichi dei danni fatti dal I°, dal II° e dal III° Reich e timorosi di quel IV° Reich che sta calando giù la maschera in queste ultime settimane. 
Che la decisione – forte, energica, da Nazione che vuole essere padrona di se stessa e della propria Storia – dell’Inghilterra di uscire dalla trappola-pantano denominato UE con il suo Euro ormai teutonicamente dimensionato, abbia guastato i piani della tribù dei ‘normalizzatori’ è un dato di fatto.  
Hanno fatto una vera e propeia campagna per destabilizzare la libertà di voto degli inglesi, ompaurendoli al massimo sulle conseguenze qualora fossero usciti dalla UE.
Che la di poco successiva elezione di Trump a Presidente degli USA abbia dato il colpo di grazia, è un ulteriore dato di fatto. Anche in questo caso, si evocavano i fulmini di Giove sul popolo USA qualora fosse stato eletto Trump; un mix decisamente collaudato, e tipico della sinistra, quello di demonizzare un avversario e di azzannarlo alla gola per abbatterlo.
Alla vigilia delle elezioni USA, i filo-Clinton – rappresentante della prosecuzione dell’amministrazione Obama – sono spuntati come funghi, tifando apertissimamente contro Trump, letteralmente offeso, svillaneggiato e persino ingiuriato e additato come la peste per il Mondo.   Uno stile d’azione, quello di convergere tutti contro un comune ‘nemico’ per demolirlo, un sostenersi a vicenda con reciproci e camerateschi endorsment (quante pacche sulle spalle), caro non ad un asset democratico ma ai perenni cultori di un deteriore marxismo che – anch’esso, guarda caso – non conosce il dialogo; sorride, ma con gli occhi e gli atteggiamenti scava e delimita: chi non è con noi è contro di noi. L’inatteso, ma non per gli americani, trionfo di Trump ha necessariamente comportato dei ‘danni collaterali’: innanzi tutto, non credo che Trump dimentichi le parole offensive dette contro di lui e la sua famiglia dal ‘cartello’ dei potentati europei. Quegli stessi che hanno cavalcato l’onda anti-Russa a favore di una discutibilissima posizione pro-Ucraina; quegli stessi che hanno messo le sanzioni alla Russia, decretando l’impoverimento di quei Paesi europei che con le esportazioni verso quella grande Nazione davano ossigeno ai loro bilanci; quegli stessi che, in ambito NATO, hanno tollerato una Turchia che comprava illegalmente petrolio attraverso combinazioni molto ambigue da chi l’occidente dichiaratamente combatteva; quegli stessi che hanno supinamente accettato che la Grecia venisse tanto drammaticamente immiserita e conquistata – economicamente – dall'egemonia teutonica; quegli stessi che hanno favorito la caduta di regimi dell’Africa mediterranea (per carità: biasimevoli ma cardine negli equilibri della zona) per soppiantare ciò che c’era con le loro aziende, le loro esportazioni, la loro vendita di armamenti, i loro governanti-travicello; quegli stessi che di fatto sostengono oggi (contro modeste concessioni finanziarie) la macroscopica e demagogica operazione di sostituzione della popolazione italiana attraverso l’immissione illecita, irregolare e incontrollata, di gente definita con un abuso lessicale ‘migrante’ ma che sono solo dei clandestini in cerca di vitto, alloggio, cure e mantenimento.   Soggetti ai quali vengono riconosciute prebende e diritti che gli Italiani non hanno: con conseguente depauperamento di ingenti risorse finanziarie, che avrebbero potuto essere invece investite nel ciclo produttivo, per favorire nuovi investimenti e quindi nuova occupazione.
(fine prima parte)

Roma, 4 Giugno 2017                                     Giuseppe Bellantonio
(nota: immagine ripresa da Google, via Internet; i diritti, se richiesti dall'avente titolo, saranno corrisposti)
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