sabato 7 dicembre 2013

TRA TIGRI E MICIONI...



Le cronache politiche, economiche e finanziarie italiane ci offrono il quadro di una situazione che di tutto ha ormai bisogno, fuorché di commenti.

D'altronde, i mezzi che ci offre la comunicazione - nei suoi aspetti attivi e passivi - ci consentono di avere una visione piena dei fatti che si svolgono tanto in Italia che all'estero, con una rapidità tale da rendere praticamente tutto contemporaneo.

Attraverso i canali di informazione apprendiamo di avvicendamenti, di perentorie cancellazioni di norme o di dispositivi di legge, di preparativi elettorali, di primarie o di mini-primarieIl tutto condito dalla babele delle troppe parole - cui fa da contraltare la confusione delle idee - e dall'incessante stridìo di cassandre e polemisti: con una linea di demarcazione sempre più netta e profonda.

Da un lato il "sistema", la politica - pur necessaria, indispensabile: ma che oggi continua a vivere una realtà tutta sua -, dall'altro la realtà-Paese.

Chi si attende delle novità strabilianti nel particolare contesto, credo che rimarrà deluso: Tomasi di Lampedusa, nel suo 'Il Gattopardo', ben descrisse certe situazioni, certe attese, certi desideri e certe speranze di cambiamento.

Indicando nel fraseggio del romanzo che c'era chi si impegnava a fondo per "cambiare tutto senza cambiare niente", dava con capace abilità il quadro fedele di un'epoca.   Ma sembra che, così come insegna la Scuola Storica, la "storia si ripete": fatte salve le diversità che il vissuto di epoche differenti pone di contorno all'essenza delle cose.

Una moltitudine di Italiani, ai quali mi associo volentieri, attende di giorno in giorno, di ora in ora, di momento in  momento, la notizia non di "un fatto" o di "un uomo" nuovo ma - alfine! - di un contesto di soggetti che dica a tutti indistintamente: "fino ad oggi si è fatto così, da domani si farà in quest'altro modo".    Non per una sola cosa, spesso rimandando buona parte della soluzione a momenti differiti, ma per il TUTTO: ossia tutto ciò che sia attinente alla vita sociale-politica-economica dell'Italia.

I mali si conoscono, sono ormai da tempo sotto gli occhi di tutti, tanto sono visibili nella loro conclamata impudicizia.     Per correggerli bastano la buona volontà, il metodo, la costanza e la libertà - certo, nei termini previsti dalla nostra Carta - dell'agire.

Fintanto che certi ambienti manterranno inalterati impianti, strutture, palchi, soppalchi e strapuntini dei loro apparati, non potranno essere gli "uomini nuovi" comunque generati da questi apparati a poter apportare cambiamenti radicali, strutturali, efficaci e di medio-lungo respiro.

Quanto dovremo attendere, noi Italiani - con dei "fondamentali" solidi - per questo cambiamento?  La Spagna e persino il Portogallo - che pure hanno dei "fondamentali" meno buoni dei nostri - ci hanno superato nel risalire le pessime posizioni già occupate, lasciandoci fanalino di coda in compagnia, in questa classifica della peggiore Europa economico-finanziaria, della Grecia.

Parlando con gli amici, al bar, mi è venuta un'idea forse balzana: e se chiamassimo a guidarci quelle "casalinghe di Voghera" (i meno giovani, come me la ricorderanno: in sintesi estrema, era la donna media italiana sulla quale vennero basati per lunghi anni rilevamenti e statistiche) che in Italia sono oggi quelle che consentono di mettersi a tavola per un boccone frugale, facendo quadrare bilanci familiari stravolti e falcidiati da tassazioni - dirette e indirette - ormai insopportabili? 

Meglio la pratica, elementare, saggia capacità di queste nostre Donne che quotidianamente devono attingere a portafogli sempre più sconsolatamente vuoti per mantenere un minimo di vitalità nel corpo delle Famiglie italiane, o sperare nelle qualità apparenti di piccoli geni, di apprendisti stregoni, di capipopolo, di barricanderi post-tutto?

Io spero di cuore che, a vincere, siano  le "casalinghe di Voghera"!  Solo così potremo sì spaccare il centesimo per far quadrare i nostri conti, ma  nella sicurezza che non un solo euro verrà sprecato.

Riprendendo il titolo d'apertura, non facciamo che - tra tigri e micioni - a vincere siano sempre i... gattopardi!
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