sabato 14 luglio 2018

LA PATRIA DELL'ILLUMINISMO? SI...NO...FORSE...MA...


Oggi, 14 Luglio 2018, la Francia celebra istituzionalmente la propria festa nazionale. Una data da sempre importante: specie per tutta una serie di ‘onde’ che, rincorrendosi nel tempo, hanno segnato la vita socio-politica dell’Europa. E non solo.                                                                                                       Queste ‘onde’ hanno un nome ben preciso, direi scientifico: ILLUMINISMO.          Una ventata allora innovativa, dinamica, prettamente laica, ‘nata’. almeno secondo la vulgata corrente – con la presa della Bastiglia, odiata prigione parigina, da parte di un gruppo di rivoltosi.  Anche se l’iconografia classica presenta le alte mura di una rocca lambite da alte fiamme, seminascoste dal fumo delle esplosioni e dell’incendio purificatore, uomini e donne in armi, i numeri di soggetti coinvolti in quell’evento sono in realtà modesti: resta però l’evento, ormai entrato nella Storia come la miccia che, infiammandosi, diede il via alla Rivoluzione Francese. E con questa, all’epoca dei Lumi: grazie al ‘dipanarsi delle tenebre’ con cui le menti, i cuori, i processi intellettuali e sociali, presero nuova forma, nuova energia, e – da qui – nuovi indirizzi.                       Fin qui, rendiamo onore alla parte celebrativa, alla Storia – così come ci è stata tramandata dalla tradizione -, ma anche al Popolo Francese: che da quel momento si è sentito avere una sorta di ‘marcia in più’ rispetto al resto delle Nazioni.                                                                                            Premetto che le riflessioni che seguono sono forti del mio reiterato, personale, assunto: la spinta illuminista si è ormai esaurita da almeno vent’anni, e quest’epoca – che, per comodità – ho definito post-illuminista è in cerca di una nuova e diversa dimensione, di nuovi simboli attraverso i quali identificarsi e sentirsi forte a lungo.    Oserei dire che – segnati come siano da lotte, violenze, menzogne, conflitti, emigrazioni incontrollate - siamo in cerca di un nuovo modello sociale, economico, finanziario, politico e persino religioso.          Modello ancora indefinito - che già vede all'orizzonte dei falsi profeti -, che percepiamo doverci essere, cui faranno riferimento nuovi uomini giusti.         Ecco che oggi, guardando nelle TV quella scia deforme lasciata dai caccia in volo su Parigi, in molti hanno voluto vedere un segnale, un simbolo posto tra ciò che non sarà più e ciò che potrà essere: uno shock per i francesi, ma anche un motivo di turbamento, uno strano brivido, per l’Europa tutta.                           Vado alla domanda cardine di questo mio articolo: al di là della Storia ormai preconfezionata e quasi intangibile, che ci dipinge i grandissimi meriti dell’Illuminismo, possiamo veramente dire e sostenere che sia stata ‘vera gloria’?                                                                                                        E la cultura, l’Arte, le intelligenze, i modelli socio-amministrativi e politici, le scoperte scientifiche e di ogni tipo che PRECEDETTERO quella data, non ebbero significato e valore? Il 1789 fu veramente l’ ‘anno zero’ per questa nostra Europa?                                                                                                   No… sono sicuro di no! E questa sicurezza, che viene dalla consultazione di dati aggregati e non, insieme ai libri me la fornisce il web, grazie al quale è possibile visualizzare con rapidità una gran mole di dati, spesso messi già in bell'ordine e pronti per essere analizzati e utilizzati.                                                  All'epoca dei Lumi si ascrive - pomposamente - anche il merito di aver dato il via a quelle situazioni che, via via, hanno determinato quel processo evolutivo a spirale che, in quanto moltiplicatore dei redditi, ha consentito la formazione della ricchezza.     Sembra, questo, un accenno che possa riguardare esclusivamente la formazione della filiera reddito-capitale-ricchezza: in realtà, non è così; la tematica investe anche molti altri settori.                                 Ma il benessere, la ricchezza, non nascono con i Lumi, hanno radici più profonde e precedenti: così possiamo affermare che il benessere nasce prima, da un’Europa fortemente cristiana. I Lumi sono successivi, costituiscono una derivazione, un ramo via via sempre più ampio e fecondo, pregno di ribellione e di desiderio di rivalsa verso una classe dominante costituita dalla nobiltà e dalla chiesa, che fino ad allora avevano anche oppresso e messo a tacere qualunque pulsione che potesse risultare un pur minimo tentativo di cambiamento.             Ecco, i Lumi furono ‘il’ cambiamento, all'insegna della spinta che originò dalla Rivoluzione Industriale inglese, in uno all'affermarsi di quella Riforma Protestante che aiutò la nascita del capitalismo ‘moderno’. Furono anche l’innesco – stabile, per lunghissimo tempo – che ha consentito la conquista di una ‘conoscenza’ pratica e dinamica, legata ai beni, alla ricchezza, grazie alla propria visione ‘libera’, in opposizione a quella della chiesa cattolica e dei vincoli da questa frapposti.                                                                                    Ma il progresso, quale risultante di tutta una serie di fermenti intellettuali e sociali (anche se di alto livello, anche se spesso ‘imposti’), nasce prima, molto prima.                                                                                                 Questo nuovo modello di pensiero e di azione, che sottolineò la propria qualità ‘laica’ - in contrapposizione a quello precedente, dove l’amministrazione della chiesa la faceva da padrone – via via diventò ‘laicista’, ossia apertamente anticlericale: così prediligendo una visione agnostica e spesso del tutto atea e anti-clericale  che allontanava dal culto dalla fede. Fede al cui posto si faceva largo una diffusa secolarizzazione, con al centro un uomo diverso e nuovo, guidato dalla ‘dea ragione’ verso una vita all'insegna del materialismo.     Proprio alla luce della constatazione che l’Illuminismo abbia avuto forti effetti collaterali, con una intossicazione da over dose di gnosticismo e scetticismo religioso, ci stiamo trovando ai segni evidenti di un contraccolpo: la gente sente il bisogno di ‘credere’; non più affidandosi ai partiti (che in Europa vivono oggi una stagione di forti tensioni interne, così non costituendo più riferimento ideale), o a uomini, o a chiese che non siano in grado di lanciare il giusto messaggio. Non della mescolanza indiscriminata di genti che hanno livelli culturali e percettivi del tutto diversi – e che quindi mai potranno ‘sintonizzarsi’ con rapidità – andando a costituire un’ammucchiata che spinge inesorabilmente in basso le conquiste fatte: cultura, arte, tradizioni, radici etniche e territoriali. Bensì, sono in attesa di poter ‘credere’, affidandosi con serenità, ad un qualcuno che comprenda, corregga, esalti: annullando rapidamente gli errori accumulati nel tempo da classi dirigenti incapaci di una visione prospettica seria e razionalmente sostenuta, anche a livello tecnico-scientifico.                               L’Illuminismo si è depotenziato, mano a mano che i ‘sistemi’, attraverso l’esercizio del ‘potere’, hanno ecceduto nel far calzare questa veste ‘laicista’, dando per scontato di poter diventare il ‘faro’ di popoli e genti cui veniva depotenziata o sottratta la loro forza morale e spirituale. Vero motore per realizzare quella ‘crescita’ che, pur essendo individuale, rappresenta il vero bene comune.                                                                                                  Ecco perché quella ‘strana’ scia lasciata nel cielo di Parigi può ben rappresentare la fine visibile dell’Illuminismo e di tutti i miti (a volte, solo favolette) ad esso connessi.
Roma, 14 Luglio 2018
Giuseppe Bellantonio  

NOTA - A 'caldo', dopo la lettura di quest'articolo, alcuni Lettori in amicizia, hanno preso contatto con me, pregandomi di esplicitare meglio alcune parti del mio pensiero. Cosa che faccio volentieri.
Il processo di sviluppo, di crescita, che DEVE coinvolgere TUTTE le generazioni - e non solo quelle più giovani -, ha oggi un estremo bisogno di SPIRITUALITÀ al fine di meglio poter esprimere la propria natura creativa, costruttiva.        Perché?                                                                                                     Ma perché lo sviluppo globalizzato, all'insegna del materiale, del potere, del denaro, della sopraffazione, ha accelerato la crescita di 'falsi valori' come di 'falsi miti', andando letteralmente a smantellare quei 'valori reali' alla base dello sviluppo - lento, metodico, sedimentato - di genti e popoli.
Intorno a noi ci sono tali e tanti problemi da incutere paura!                      Classi dirigenti carenti di esperienza e di formazione (quasi sempre 'create' a bella posta, a tavolino, dai loro reali 'padri': occultamente ben presenti alle loro spalle), difficoltà nel lavoro, aziende in crisi che non reggono il cambio rapido degli scenari, il gioco crudele delle delocalizzazioni, la consapevolezza che occorra sanare gli squilibri interi e internazionali, la certezza che non è con le armi che si possano risolvere i contenziosi o tenere in scacco intere nazioni, la necessità di rafforzare il valore ed il concetto stesso di PATRIA nonché l'ente FAMIGLIA, quale unico caposaldo alla tenuta di quel che resta di essenziali valori etici e sociali...  Ecco, tutto ciò ha alle spalle la pletora di soggetti che, fors'anche privi di cultura, proprio rifacendosi ai Lumi e alle diverse (rispetto a prima) energie veicolate dalla Rivoluzione Francese, si riempiono la bocca (e tentano di riempire i nostri cervelli, tentando di forzare il nostro sentire attraverso ragionamenti artificiosi e speciosi ) con 'nuovi' pseudo-valori incentrati sul classico trinomio LIBERTÀ - UGUAGLIANZA - FRATELLANZA. Valori enormi, certo, ma ormai 'rimodellati' ad uso e consumo di chi è impegnato in operazioni di manipolazione.
Ma se il trascendente viene cancellato da una visione pragmatica e ormai laicista, mi dite voi come può esistere (e mi rifaccio anche alla - solo apparente - antitesi tra FIDES e RATIO) un progresso, un'era all'insegna dei Lumi, senza la presenza di un ingrediente essenziale qual'è il ricondursi al Divino?            Certo, l'uomo ha 'inventato' altri elaborati, altri schemi, tentando di surrogare la zoppìa di spiritualità. Ma ormai i nodi sono giunti, prepotenti, al pettine!
Una cosa è la 'dea ragione' che intellettualmente possa sostenere i nostri processi intellettivi e di crescita, una cosa è operare in modo agnostico, senza il supporto costante di un modello spirituale e fideistico, senza Dio ed i Suoi insegnamenti.  
Le nostre stremanti fatiche umane. le nostre vicissitudini, sono meglio sopportabili con i valori di tutta una vita e con gli insegnamenti che in essi sono insiti: ma l'indignazione per eccessi, squilibri e ingiustizie, non possono farci sostituire detti valori con surrogati posticci, simil-veri, ma dagli evidentissimi forti limiti.
Ecco perché - fermo restando il fervore creativo scaturito all'epoca dai Lumi, quale ribellione alle ingiustizie e soprattutto ai limiti fino ad allora imposti da nobiltà e clero (il 'terzo stato' era costituita dai contadini, poi in gran parte sostituiti dalla borghesia), oggi non si può più concedere a questo processo intelletual-creativo il potere di surroga ai valori dello spirito, dell'anima, della fede nel trascendente. E questo - sempre secondo la mia ottica, certo - priva ormai la Francia di quel plusvalore derivatole dall'essere (stata) patria del movimento dei Lumi.    Anche perché come può ancora sostenere questi valori una nazione che ha fortissimi interessi coloniali e che è preminente nella fabbricazione e vendita di armi? Un non-senso: reso fascinoso dal ricondursi, sempre e comunque ma solo a parole, ai valori del trinomio originario.
Ecco quindi che, a mio avviso, al classico trinomio LIBERTÀ - UGUAGLIANZA - FRATELLANZA possiamo, anzi dobbiamo, aggiungerne un altro: SPERANZA - DIGNITÀ - RISCATTO.
Non dimenticando che è proprio la DIGNITÀ il valore dei valori, quello che si riferisce direttamente all'esistenza dell'uomo e che rispecchia il senso del divino e tutti i principi in esso insiti.
Chi saprà farsi carico di questi valori, anche quale forte movimento di opinione, guidando genti e popoli assetati di pace e di giustizia sociale, chiuderà per sempre la pagina - già superata - dei Lumi... che, evidentemente, non riescono più ad 'illuminare', in modo tale da... non inciampare!
Roma, 15 Luglio 2018
Giuseppe Bellntonio 


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