lunedì 9 febbraio 2015

VENTI DI GUERRA


Gent.mi Lettori,
desidero segnalare alla Vs. cortese attenzione i contenuti di un interessante articolo scritto dal Dr. Giampiero Cannella per il sito 'Destra.it'.
L'articolo affronta da una diversa e particolare angolazione uno degli spetti del conflitto che vede comunque come protagonista la c.d. ISIS.
La lettura offrirà spunti di riflessione su una tematica certamente importante.
Di seguito il link per poter accedere direttamente alla pagina web:
http://www.destra.it/isis-orrore-integralista-ma-musulmani-non-sono-tutti-uguali/  
A quest'articolo ho proposto un mio modesto riscontro - visibile in calce allo stesso - domandandomi
come debba essere valutata e quindi interpretata realmente la lunga, lunghissima, crisi che attanaglia un'area sempre più vasta: dallo stretto di Gibilterra, passando per l'Africa mediterranea, il Medio Oriente, l'Ucraina.
Le diplomazie internazionali si dovrebbero interrogare - con la voce dei rispettivi Popoli - sul loro effetti vo ruolo, su cosa abbiano fatto e come, se avessero potuto operare diversamente e come, e quant'altro ...
Siamo realmente certi che le armi possano risolvere ogni problema? O ne creano altri?
Non è che il modo meno sbagliato di affrontare certe questioni - con tutti i "se" ed i "ma" che aleggiano su questo soggetto - sia quello posto in essere da Anonymous?
Ad esempio, ho avuto modo di dialogare con degli Ucraini i cui figli sono impegnati su fronti contrapposti: passato il primo momento, dove - specie per i modi ed i toni con cui la stampa occidentale dipingeva la vicenda - tutto sembrava "quasi" chiaro, ora la situazione sembra non sono meno univoca ma addirittura equivoca.   
Genitori preoccupatissimi per la vita dei rispettivi figli che - e chi può escluderlo? - potrebbero trovarsi uno di fronte all'altro con il dito sul grilletto, pronti a uccidere per non essere uccisi. 
Obbedendo a chi ha dato gli ordini.
Come accade in tutte le guerre.
Solo che, chi morrà, sarà forse morto per una Patria "incerta".
E chi sopravviverà, avrà forse il dubbio se ha ucciso qualcuno che conosceva, e se la parte per cui combatte sia quella giusta.
Già... combatte; ma siamo sicuri che sia il termine giusto? o quello più corretto è "lo fanno combattere"?
Grazie per la Vostra cortese attenzione e un cordiale saluto.

Roma, 9 Febbraio 2015                                                            Giuseppe Bellantonio

Nota del 14-2-2015 : a poche ore da una tregua - quella Ucraina - che si preannuncia già essere precaria, c'è da chiedersi con preoccupazione in che cosa consista realmente l'Europa Unita e come debba essere correttamente rappresentata e da chi; c'è da chiedersi che fine abbia fatto la sovranità degli Stati membri e - conseguentemente - quella dei Cittadini di ognuno di essi; c'è da analizzare con attenzione come si sia determinata la crisi Ucraina, le motivazioni delle parti in causa e quelle dei rispettivi sostenitori, e se è proprio inevitabile che un lungo conflitto si instauri in questa regione: così sommandosi a quelli già in corso e che infiammano parti importanti del Mondo anche a noi prossime - qui ricordo - da Gibilterra alla Libia, dall'Egitto allo Yemen, dalla Siria all'Ucraina. dall'Iraq all'Afghanistan...
Soprattutto mi interrogo se in realtà non vi siano macroscopici, perduranti ed esiziali  errori nella gestione della politica estera di Nazioni che - pur invocando temi importanti come "democrazia", "libertà", "pluralismo", "emancipazione", " diritti umani", "autodeterminazione" - danno il "disco verde" a chi adotti il loro stesso criterio di attribuzione  di valori (o almeno, faccia finta - con serietà - di adottarli), ed attribuiscano il "disco rosso" a chi possa pensarla diversamente.
Si possono eliminare le divisioni, le discriminazioni e quant'altro, creandone di nuove?
Continuo a sostenere che, nel prendere atto delle attuali condizioni del mondo, ogni Popolo, ogni Nazione, debba trovare in sé stessa la forza di regolarsi ossia auto-regolarsi ossia auto-regolamentarsi.  In politica si chiama "auto-determinazione", e credo che se dall'esterno non vi sia chi - a torto od a ragione - "soffi sul fuoco", continui ad essere l'unico modo per un Popolo di trovare, o ri-trovare, la propria dimensione reale.  
Le armi risolvono ben poco, salvo il creare sacche di soggetti che sparano su altri e che - un domani - potrebbero rivolgere quelle stesse armi verso chi, magari, le abbia fornite.
Certo è più sbrigativo mandare armi (specie se i destinatari possano stare dal lato opposto del Mondo) piuttosto che non battersi veramente e quindi con ogni mezzo per la Pace ( che so, anche stabilendo specie di cordoni-sanitari attorno ai focolai di guerra affinché questa non si dilati, adoperando unicamente le risorse disponibili attraverso l'ONU, con i suoi "caschi blu" di interposizione, creando blocchi informatici per l'uso di macchine belliche, ecc.).
Siamo certi che questo sia il modo migliore o unico per abbattere le tirannie, per aiutare le Genti più povere?
Gli interrogativi crescono ogni giorno di più, specie in chi - in questa nostra bella e stremata Italia - si confronta con la realtà imposta dalle difficoltà  quotidiane ed il balletto di chiacchiere e di pessimi comportamenti che continua a venire da un mondo sempre più lontano dal reale: quello della politica.
Oggi, gli stessi soggetti che fino a quindici, venti, giorni fa ci assicuravano che l'Italia non corre che modesti rischi a causa di possibili azioni terroristiche, pur con parole delicate e prudenti indicano sempre più marcati i rischi che provengono dai bacini di coltura del terrore e, in particolare, dalle emigrazioni di massa con sfogo sull'asse Sud-Nord.      Sono gli stessi allarmi (non raccolti) che tanta parte d'Italia ha lanciato già da tempo: così che non si possa escludere (ma, anzi, potrebbe essere considerato più che possibile) che le feroci componenti che inneggiano alla violenza e alla rivoluzione attraverso l'uso delle armi, oggi sulle coste della Libia, nel momento in cui minacciano l'Italia e lo Stato della Città del Vaticano, ma anche San Marino (quindi tre Stati: praticamente guardandoci negli occhi, attraverso i pochi Kilometri di mare che ci separano) che possano già fare affidamento su soggetti già stabilitisi più o meno clandestinamente nel nostro Paese grazie ai massicci flussi di così detti "migranti" collegati con loro.    Mi riferisco in special modo a quelli fuggiti dai Centri di temporanea accoglienza senza poter essere stati filtrati dalle Autorità preposte alla Pubblica Sicurezza. 
E' lecito chiedere al nostro Governo, proprio perché in presenza di un palese e forte pericolo, che venga immediatamente rivisto il nostro approccio con la questione dei c.d. "migranti" (che tali non sono: il migrante è colui che lascia temporaneamente la sua terra di origine, non chi l'abbandona definitivamente), dichiarando a gran voce la cessata tolleranza ad accogliere altri sbarchi proprio in funzione di un pericolo incombente sovrastante ogni possibile valutazione umanitaria: se azione umanitaria deve essere espletata (cure o altro) dovrà essere ridotta al tempo clinico obiettivamente necessario per poi reinviare i soggetti nel paese di provenienza (quello da cui è partito il mezzo clandestino): così come deve essere impostata una immediata azione, non violenta, di contrasto all'immigrazione incontrollata e incontrollabile di natura clandestina.
Dobbiamo proteggerci in questa fase, e non possiamo aspettare che lo faccia una Unione Europea tiepidissima sul tema e palesemente inadeguata in questa fase, dopo la cessata (e anche nobile) parentesi italiana di Mare Nostrum.
E il proteggersi dalla fattispecie terroristica non conosce mezze misure.
E' proprio la Russia, oltre agli Stati Uniti,  una delle Nazioni che ce lo insegnano con maggiore importanza: tolleranza "zero".    Niente buonismi o pietismi (spesso ipocriti): basta camminare per le strade d'Italia per vedere come si stia stravolgendo la realtà etica del nostro Paese, a vantaggio di comunità che in ogni caso si chiudono formando piccole enclave, ancora una volta a conferma che il cavallo dell' "integrazione" non è mai andato al galoppo né al trotto, ed anzi si è azzoppato da tempo.
Se mai, si deve parlare ormai di società "multietnica", originata dall'evolversi di un Mondo (purtroppo?...) globalizzato, rapido nelle sue continue mutazioni (spesso poco controllate e controllabili, ma sicuramente strumentalizzate), perennemente connesso, 24 h. al giorno.
Ecco che allora quella tolleranza che sconfina nella "tolleranza dell'abuso altrui" non può essere più esercitata: chi è in Italia DEVE adeguarsi alle nostre Leggi, rispettandole.   Non si possono sempre e solo pretendere diritti: ancor prima di essi vengono i doveri ed il loro rispetto, poiché se non si rispetta non si può pretendere dio essere rispettati.
Roma, 14 Febbraio 2015  h. 23,55                                Giuseppe Bellantonio
  


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