mercoledì 10 agosto 2016

...IN PARTENZA PER L'AFRICA?

Gli analisti politici, sono per molti aspetti come i future planner in economia: gli analisti, attraverso la disamina di situazioni e comportamenti del contesto socio-politico si affannano non solo a trovare spiegazioni (che abbiano peraltro il pregio di… non smentire gli stessi analisti!) sugli avvenimenti correnti ma anche sugli scenari che conseguenzialmente possano prospettarsi.  Il tutto, comunque in un’ottica di brevissimo/breve periodo, poiché, là dove vi sia instabilità e indecisione del contesto sociale e finanziario, la risultante politica non può che essere debole, e viceversa.                                                                  Gli esperti in ‘pianificazione del futuro’ (ossia, i future planner), studiano i contesti economici, finanziari e politici di tutto il mondo, le tendenze e la stabilità dei mercati, le condizioni dei consumatori/fruitori, dati e statistiche dei flussi di beni e servizi, dopo di che tirano le loro somme per ‘pre-vedere’ quali potranno essere ‘con la massima ragionevole certezza’ gli scenari nei quali si dovranno muovere e confrontare aziende produttrici di beni e di servizi.                   Com’è agevole rilevare, i future planner non possono che essere pochi, poiché le loro particolari caratteristiche ne fanno una schiera ridottissima ma di fortissimo impatto qualitativo: pagati, e giustamente, con cifre da capogiro influiscono considerevolmente sulle linee strategiche di medio/lungo periodo delle aziende che si rivolgono loro, influenzandone le scelte a livello decisionale.      Costoro, non appaiono mai: dotati di elevate capacità, lavorano con efficienza e grande discrezione, custodi dei forti interessi dei committenti. Diversamente dagli analisti politici, che per lo più sono sempre in vetrina.                     Gli analisti politici sono invece tanti (forse troppi… un po’ come gli esperti di calcio: al bar dello sport!)  e troppo spesso si confondono con il ruolo del commentatore politico, seppur di rango.  Si muovono in scenari frenetici, in cui le incognite del giorno dopo sono già considerevoli: così che l’analista politico è diventato più il commentatore di fatti avvenuti o in rapido itinere, che un soggetto in grado di pre-vedere persino in modo approssimato cosa accadrà, quali schieramenti cederanno o si rafforzeranno, oppure che tipo di alleanze si potranno definire.                                                                                                   In sintesi: uno scenario del tutto fumoso e ondivago, che sfugge spesso ai criteri della logica, dove insiste anche la variabile degli analisti schierati a priori ora con questo ora con quel soggetto, così subendo influenze che non possono che rendere inaffidabile la sostanza del loro compito effettivo.     Fintanto che si ragionerà in modo preconcetto, già ideologicamente schierato, non emergeranno soluzioni nell'interesse del Paese: le soluzioni, pur se possono accostarsi ora alle linee concettuali di una parte ora dell’altra, se sono prese nell'interesse di una Nazione non possono avere colore ovvero tendenza. Se così fosse, ognuno che si avvicendi ai vertici, non farebbe altro che tirare fuori da un qualche cassetto polveroso delle soluzioni (o dei sogni irrealizzati…?) datate e molto probabilmente superate – in toto o in parte – dall'evolversi dei tempi e degli scenari complessivi.                                                                                                  Questa premessa potrà agevolare la migliore comprensione quantomeno dei ruoli: tenendo presente che i vertici politici di ogni Nazione si circondano di tutto uno stuolo di esperti… Per così colmare le 'zone d'ombra' della propria preparazione.                                                                                                        Tra poche ore sapremo da Mosca quali intese avranno saputo trovare i leader di Russia e Turchia: sicuramente non si tratta di un incontro banale o solo formale.  Entrambe le parti intenderanno dare prova di determinazione e rapidità decisionale, cercando di ‘sparigliare’ i progetti ovvero i passi già intrapresi da altri, adottando decisioni di forte impatto: ma il più di questo incontro certamente non si saprà, specie se ci sarà una sostanza da salvaguardare ovvero circa la quale si impone cautela. Le reciproche diffidenze di fondo, dovranno essere superate dall'attesa di vantaggi così consistenti da giustificare prese di posizione delicate o forti. Vedremo: personalmente, penso che se qualcosa dovesse accadere, emergerà in coincidenza con le elezioni USA.          Ma a proposito di Turchia…  Qualcuno ha visto o sentito la Germania, in questo momento di forte turbolenza? Quella stessa Germania che non ha guardato in faccia nessuno pur di imporre la preminenza del suo sistema e la prevalenza dei suoi affari, pianificando a proprio vantaggio una serie di azioni economico-finanziarie-imprenditoriali in territorio turco.    Incluso quello ‘strano’ meccanismo di finanziamento da parte della UE alla Turchia – una sorta di pay-per-refugee – per trattenere lì, in sconfinati campi di raccolta, coloro che provengono – in modo incontrollato e pericolosissimo, ancorché inumano – da altre Terre: sembrerebbe che vi siano già ospitati ca. tre milioni di rifugiati.  Una nuova ‘prigione’ per gente senza un futuro certo nella propria Patria, ma dal destino altrettanto incerto.  Una cifra enorme, non facilmente gestibile: ma cosa accadrebbe se il Governo di Ankara dovesse decidere di tagliar corto con le indecisioni europee?    L’Europa, se da un giorno all'altro dovesse essere posta di fronte al dilemma di ‘cosa fare’ e di dove e come ‘accogliere’ questa enorme massa umana, farebbe sicuramente corto circuito: la fine, già segnata da sinistri scricchiolii, sarebbe irreversibile.                                                                            Ma tutto ciò vuol dire anche che - come se niente fosse, con soave leggerezza; come potrebbe chiosare un poeta - si continua con gli errori, specie nelle valutazioni di politica estera: dalla Francia – alla prese con fenomeni serissimi, per molti prodromici ad una sorta di implosione - alla Germania, agli USA – che hanno preferito dare il loro sostegno agli strani nuovi governi di Libia e Ukraine piuttosto che mediare seriamente con Mosca, rispolverando peraltro una nuova ‘guerra fredda’ – e che poco continuano a capire dello scacchiere Orientale e della mentalità araba e musulmana, non riuscendo a calarsi in quella realtà…                                                                                                                  Tutto all'insegna delle bombe, della morte, per combattere altre bombe e altra morte… In una dimensione dove in Afghanistan – probabile palude di americani & C., dopo essere stata palude sovietica - sembra lontanissima la normalizzazione e quindi la pace; mentre anche in Iraq – qui stendendo un velo pietoso sugli ‘errori’ inglesi e quindi USA, che hanno accreditato Saddam di armi chimiche e batteriologiche – la pace è ancora una chimera; pace (se così si può definire) che sembra invece dietro l’angolo ad Aleppo, aprendo spiragli positivi per il regime di Assad…  Tutte mosse e mossette improntate al business, per acquisire vantaggi, come sembra essere l’attuale chiave di lettura anche in Libia: in una terra divisa tra presenze a sostegno di Tripoli e interessi squisitamente francesi a sostegno di Tobruk… con tutto il gioco delle alleanze, tirate in ballo per far sporcare a tutti le mani con la marmellata: marmellata che in realtà in pochi mangeranno…                                                                                                 Rifugiati, profughi, emigranti, clandestini… Nella sostanza, esodi di massa che mascherano e alimentano il business degli sbarchi e dell’accoglienza; veri rifugiati (pochissimi, in percentuale); veri clandestini (la stragrande maggioranza) che vengono con pretese ben chiare e precise, il 75% dei quali – in partenza dalle coste africane verso nord - diretto verso l’Italia e il 25% verso la Grecia, accampando diritti che neanche i cittadini regolarmente residenti hanno; migliaia di minori ‘non accompagnati’ scomparsi, sbarcati ma scomparsi nel nulla, gettati allo sbaraglio, nelle mani degli sfruttatori del mercato delle false adozioni, dei trapianti illegali, delle elemosine, dello sfruttamento più bieco anche sessuale: almeno 10.000 secondo i dati Europol (stampa, Maggio 2016); terroristi mescolati ai clandestini e impossibili da identificare, confusi abilmente nella massa; mercanti di uomini arricchiti dalla sollecitazione al pietismo … Limpido e cristallino il commento di uno di costoro intervistato alla frontiera di Ventimiglia: ‘ma perché ci hanno fatto venire, se non ci sono sbocchi?’: la domanda dovrebbe essere girata alla maggior parte dei politici europei, italiani in testa. I nostri politici sono miopi, seguendo la miopia – ma anche la cattiva fede – di un’Europa incapace di decidere, di sostenerci adeguatamente, di dire ‘basta!’ a questo traffico umano.                                                                     Perché non si può dire che così se si è realmente colpiti dalle decine di migliaia di morti nel corso di questi viaggi di disperati, o di questi ‘nuovi schiavi’ - come qualcuno li chiama – che si muovono sulla direttrice nord-sud -; perché non si può che inorridire di fronte alle migliaia di minori spariti nel nulla, alle migliaia di persone che vanno ad alimentare il mercato del sotto-lavoro, del lavoro nero, della prostituzione, dello spaccio di droghe…                                           Ecco, che allora tutto questo tragico contesto assume nuove forme, con bombe che cadono dal cielo con la stessa facilità con cui il formaggio cade sui maccheroni, terrorismo che presenta il conto a quelle nazioni che hanno confinato nelle periferie delle loro città una sotto-società di fatto di serie B…               Le stesse elezioni americane sono aperte a ogni risultato: anche se il fronte anti-Trump si rafforza, la Signora Clinton non affascina, specie perché agli occhi dell’elettorato non rappresenta alcunché di nuovo. E gli americani, quando votano, votano sempre o per il cambiamento o per mantenere il cambiamento: anche se Obama, e quindi il Partito Democratico, ha saputo dare risposte vigorose alla disoccupazione negli USA, creando milioni di nuovi posti di lavoro, e superando il forte dissesto che aveva colpito le banche e quindi il sistema. Vedremo se il fresco candidato outsider USA, il classico ‘terzo incomodo’, sbaraglierà – ma anche ‘toglierà dagli impicci’ – repubblicani e democratici.                  Ma mentre il mondo scricchiola paurosamente, in Italia siamo lacerati dalla questione Roma (chi ricorda lo slogan 'AMA-ROMA'?); dal prossimo Referendum (vota SI, vota NO… senza chiarire ai poveri cittadini cosa comporterà votare per il SI e cosa votando per il NO); da una ripresa lentissima (già in ritardo di almeno tre anni rispetto al resto d’Europa: è stata sempre tenue e fragile e oggi è di fatto piegata su se stessa, ferma); dalla falsa speranza che per le elezioni qualcosa si rompa davvero a sinistra; da un fetore insopportabile che si alza da giardini, piazze e strade d’Italia, mutate in fogne a cielo aperto da chi sostiene che questa è la nostra vera realizzazione, la nostra chiave per il futuro… Cercando di convincerci che tutto ciò si chiama ‘accoglienza’, e che stiamo svolgendo una indeflettibile missione ‘di salvamento’.             Personalmente, ferma restando la correttezza morale e quindi materiale di una Chiesa che mette in pratica i propri enunciati più sacri, mi sorge il dubbio che per ciascuno di questi soggetti ‘salvati’, che hanno percorso su barconi sgangherati il corridoio di mare che dalle coste libiche li porta in Italia, in realtà io possa essere anche solo moralmente potenziale complice di chi in pratica sfrutta costoro, facendone tratta e sottoponendoli anche a violenze; sono complice se  questi poveri esseri andranno ad infoltire le schiere del crimine; sono complice di coloro che indirizzeranno le donne alla prostituzione o allo spaccio; sono complice di chi, senz'anima e senza coscienza, non si fa scrupolo di fare commercio con le più giovani di queste creature: con i bambini.                      Gli indifesi per eccellenza!                                                                           E forse ce la siamo meritata questa ‘chiave’, questa ‘soluzione’ di cui ci dicono che non possiamo né potremo fare a meno…                                                  A meno che… a meno che non ci mettiamo in coda, per vivere il fenomeno inverso, lasciando questa nostra terra che rischia di divenire inospitale: per prendere il primo barcone che dall'Italia potrebbe portarci sulle coste africane.         In fondo, secondo la teoria delle ‘sette mamme’, il DNA mitocondriale pare che ci riconduca ad una ‘mamma’ africana: centro-sud africana; per noi, in effetti, si tratterebbe di un possibile ritorno alle origini.

Roma, 9 Agosto 2016                  Giuseppe Bellantonio

NOTA : A SEGUITO DI UN COMMENTO, IN DATA 10 AGOSTO E' STATA INVIATA LA SEGUENTE RISPOSTA

Grazie, Carlo, per il gradito commento.
Colgo l'occasione per rispondere anche a qualche Lettore che mi ha fatto pervenire le proprie perplessità sul concetto di INTEGRAZIONE.
A mio avviso, il concetto viene sostenuto ad oltranza: da chi ha funzioni socio-politiche, piuttosto che non dalla 'gente comune'.
L'INTEGRAZIONE è fallita, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: Francia, Germania... persino in quell'Inghilterra che seppe impostare un contesto migliore di altri.
Oggi possiamo parlare solo di una società MULTIETNICA piuttosto che non di INTEGRATI ad un sistema sociale e politico preesistente. a possibile attività di ARMONIZZAZIONE deve tenere conto che i flussi sono composti da persone provenienti da contesti diversi, comunque caratterizzati da inquadramenti sociali-religiosi-economici molto diversi dai nostri e che queste persone portano con sè ovunque vanno. Non parliamo poi del retaggio che caratterizza la loro considerazione della condizione della Donna: distante anni-luce da ogni contesto occidentale.
Queste persone seguono ancora lo schema dei gruppi sociali e famigliari, che fanno riferimento ad una figura forte di riferimento, a sua volta in strettissimo contatto con chi presiede agli affari, alla dimensione religiosa, all'indirizzo e gestione della polis e quindi politico. E tra di loro, queste persone si controllano a vicenda: seguendo i rispettivi comportamenti e persino segnalando chi non segue disposizioni, ordini e precetti, e soprattutto i precetti delle 'scritture' di loro riferimento.
Quando lasciano le loro terre, queste persone si portano dietro questo e non altro modello: che è stato valido e indiscusso per centinaia di anni prima di loro. Quindi, come potrebbe INTEGRARSI - e limitatamente a cosa, eventualmente - chi porta con sè questo bagaglio, questo modello, anche nel nuovo e diverso contesto in cui non 'si' inserisce, ma 'viene' inserito?
Anzi, chi con tanta capacità ci governa - specie a livello europeo - sembra non voler capire che proprio l'attaccamento al modello delle proprie radici è il sostegno di queste persone.
Il discorso in sè sarebbe ancora più lungo, ma siatene certi: l'accoglienza e tutto ciò che vogliamo metterci vicino, andrebbe a carte quarantotto se dovessero fermarsi i sostegni finanziari che vengono erogati/riconosciuti.
Un cordiale saluto a tutti e... buona pausa feriale.
G.B.

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4 commenti:

  1. Analisi chiara e condivisibile, mi costa dirlo ma non credo si riesca ad uscire da questo circolo perverso, io mi preparo al peggio ma pronto ad abbracciare e sostenere chi deciderà di decidere

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  2. Grazie, Carlo, per il gradito commento.
    Colgo l'occasione per rispondere anche a qualche Lettore che mi ha fatto pervenire le proprie perplessità sul concetto di INTEGRAZIONE.
    A mio avviso, il concetto viene sostenuto ad oltranza: da chi ha funzioni socio-politiche, piuttosto che non dalla 'gente comune'.
    L'INTEGRAZIONE è fallita, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: Francia, Germania... persino in quell'Inghilterra che seppe impostare un contesto migliore di altri.
    Oggi possiamo parlare solo di una società MULTIETNICA piuttosto che non di INTEGRATI ad un sistema sociale e politico preesistente. a possibile attività di ARMONIZZAZIONE deve tenere conto che i flussi sono composti da persone provenienti da contesti diversi, comunque caratterizzati da inquadramenti sociali-religiosi-economici molto diversi dai nostri e che queste persone portano con sè ovunque vanno. Non parliamo poi del retaggio che caratterizza la loro considerazione della condizione della Donna: distante anni-luce da ogni contesto occidentale.
    Queste persone seguono ancora lo schema dei gruppi sociali e famigliari, che fanno riferimento ad una figura forte di riferimento, a sua volta in strettissimo contatto con chi presiede agli affari, alla dimensione religiosa, all'indirizzo e gestione della polis e quindi politico. E tra di loro, queste persone si controllano a vicenda: seguendo i rispettivi comportamenti e persino segnalando chi non segue disposizioni, ordini e precetti, e soprattutto i precetti delle 'scritture' di loro riferimento.
    Quando lasciano le loro terre, queste persone si portano dietro questo e non altro modello: che è stato valido e indiscusso per centinaia di anni prima di loro. Quindi, come potrebbe INTEGRARSI - e limitatamente a cosa, eventualmente - chi porta con sè questo bagaglio, questo modello, anche nel nuovo e diverso contesto in cui non 'si' inserisce, ma 'viene' inserito?
    Anzi, chi con tanta capacità ci governa - specie a livello europeo - sembra non voler capire che proprio l'attaccamento al modello delle proprie radici è il sostegno di queste persone.
    Il discorso in sè sarebbe ancora più lungo, ma siatene certi: l'accoglienza e tutto ciò che vogliamo metterci vicino, andrebbe a carte quarantotto se dovessero fermarsi i sostegni finanziari che vengono erogati/riconosciuti.
    Un cordiale saluto a tutti e... buona pausa feriale.

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  3. Non posso che essere d'accordo!
    Buone ferie.

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  4. Non posso che essere d'accordo!
    Buone ferie.

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