sabato 8 marzo 2014

8 MARZO: CERTEZZE O INCERTEZZE SUL SIGNIFICATO?


     Che oggi, seguendo una consuetudine consolidata nel tempo, venga dedicata ogni attenzione alla figura della Donna, è cosa nota.
     Che nel tempo,  si sia rilevata l'esigenza - sempre più pressante, direi assoluta - di eliminare ogni forma di discriminazione relativamente al genere femminile, è cosa nota anche se in molti dovrebbero ben approfondirne le tematiche, ignorando le mode correnti e concentrandosi sui fatti.
     Che vi sia chi si riconduca storicamente alla II Internazionale Socialista di Stoccarda del 1907 o all'esplicitazione del primo americano Womans's Day del 1909 o all'8 Marzo del 1946 - la prima volta, peraltro, che in Italia la mimosa entrò a far parte della tematica celebrativa -  o alla tragedia del 25 Marzo 1911 - 123 donne e 23 uomini, in gran parte immigrati di origine italiana ed ebraica,  non trovarono scampo nell'incendio della fabbrica Triangle, a New York -, può essere una sorta di tenzone tra gli storici e gli ideologi; ma anche questo, essendo un fatto noto, poco interessa alla genericità del tema affrontato oggi.
     Che vi siano delle violenze perpetrate nei confronti di donne, è un fatto: terribile, senza dubbio alcuno.
     Ma è anche un fatto che la violenza - in ogni sua orrida forma, in qualunque luogo possa venire perpetrata, e senza fare alcuna difformità di genere/età/condizione/religione/idee circa chi possa subirla - è un fatto che merita la  massima condanna.
     Ossia, non può essere fatta - a mio avviso - una differenziazione, o una anomala sottolineatura, sul sesso o sulla condizione di chi giornalmente possa venire ucciso, anche se l'attenzione e l'allarme verso tali eventi di cronaca devono essere e restare altissimi.      
     L'uccisione, l'omicidio di un Essere Umano - qualunque possano essere il suo sesso, la sua professione, la sua età, la sua condizione, la fede o le proprie idealità - è un fatto esecrabile e merita, senza attenuante alcuna - neanche da parte del legislatore di turno -, la massima riprovazione e le massime forme di condanna: più di ogni altro tipo di crimine.
     Ciò per la sacralità della Vita e quindi della stessa Persona: uccidere un essere umano deve rappresentare il massimo dei crimini,  ai quali attribuire la pena in assoluto più elevata: senza sconti nella pena da applicare e quindi da scontare.
     L'omicidio di un "uomo" o di una "donna" o di chiunque altro, è sempre e solo un omicidio: il genere, l'età, la condizione o quant'altro sono argomenti utili solo alle statistiche.
     L'attuale tendenza a porre in forte evidenza certi aspetti della vittimologia declinata al femminile, determina a mio avviso un torto - storicamente,  l'ennesimo - alla Donna, relegandola  - pur nella tragedia proposta dalle sfaccettature dei singoli e particolari contesti - per l'ennesima volta in una sorta di classe, di categoria, di gruppo.
     L'8 Marzo non si festeggia quindi la Donna.
     L'8 Marzo non si commemora quindi la Donna.
     L'8 Marzo è invece un giorno  dedicato, a livello internazionale, alla Donna sì per celebrarne le conquiste politiche e sociali conseguite ma anche per reclamarne a gran voce la conquista per quelle Donne - e sono tantissime! - che nel mondo non ne possono fruire e che spessissimo non hanno un volto, una voce.
     Un giorno di riflessione e anche un giorno festoso, persino malinconico se la mente va a quante Donne possano essere rimaste (e lo siano tuttora) vittime delle discriminazioni e delle violenze sostenute da - ormai pessimi e anacronistici - motivi politici e/o sociali.
     Ma è un giorno diverso da quello in cui - sempre a livello internazionale - ogni anno si ricorda - e per questo si alza alto un fortissimo grido di ribellione - la VIOLENZA ESERCITATA CONTRO LE DONNE.
     Non confondiamoci, quindi, e non lasciamoci suggestionare e deviare dalle mode o dall'incitamento di chi, pur se in nome di sacrosante pulsioni e quindi nella massima buona fede, ci invita ad esprimere una qualche partecipazione ad un sentire troppo omnicomprensivo e quindi, in fondo in fondo, indeterminato.
    Non sono tra coloro che sostengono, proprio per distaccarsi dalle consuetudini-abitudini, di rinunciare a contribuire alle pratiche commerciali che fanno da contorno all'8 Marzo o di non più donare della mimosa, simbolo della imminente primavera e quindi un naturale risveglio.
     Penso che la Donna, le nostre donne del cuore - madri, mogli, figlie, sorelle, compagne di vita in genere - dobbiamo "celebrarle", volendo loro bene e soprattutto rispettandole, ogni giorno, ogni ora, ogni istante.
     Penso che, ogni volta che il cuore ce lo possa suggerire, portare anche solo un fiore a chi ci ama sia un gesto di sensibilità e gratitudine: e anche questo non dovrebbe certo essere un gesto saltuario o occasionale, bensì dovrebbe appartenere al quotidiano.
     Ecco allora che potremo dire sempre e in un modo diverso e più profondo e sincero GRAZIE non solo alla nostre compagne ma a tutte le DONNE.
     Un grazie certamente festoso e non solo per "esserci" - come simpaticamente qualcuno dice - ma per ciò che fanno e per ciò che sopportano; mentre dobbiamo farci sentire umanamente VICINI a quante di esse possano patire DISEGUAGLIANZE - anche violente - dichiarando loro, a gran voce, il nostro sostegno: per i loro aneliti di LIBERTA' e di UGUAGLIANZA, come pure per il desiderio di vivere in una società caratterizzata dalla DEMOCRAZIA , dove il rispetto per la Persona, per l'Essere Umano e per la sua Dignità siano preminenti sopra ogni altra cosa.
     Sono queste le battaglie che ci piacciono, quelle dove la voce deve essere chiara,  alta e forte, inequivoca: perché sono battaglie degne di essere vissute, in quanto dedicate a tutto il GENERE UMANO, quella specie cui Uomini e Donne appartengono, di cui l'uno e l'altra rappresentano il reciproco, mirabile, completamento.
     Cancelliamo parole sì simboliche ma superficiali, come lo è FESTA tout-court; come lo è QUOTE ROSA, che tanto riporta alla zootecnia ed è quindi privativa verso quella condizione femminile fortemente protesa verso il traguardo delle PARI OPPORTUNITA'; operiamo - tutti,  in modo continuo ed in ogni contesto - per APPREZZARE e VALORIZZARE i MERITI ed i SACRIFICI delle Persone, aiutandole - e così "aiutandoci" - nella CRESCITA sociale, politica ma soprattutto CULTURALE. 
      Allora sì che sarà VERA FESTA !

Roma, 8 Marzo 2014                                        Giuseppe Bellantonio

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