mercoledì 10 gennaio 2018

IL PADRE DI ENRICO E L'AMORE PER LA NOSTRA PATRIA

Al di là dei flussi di notizie che in questi giorni ci sommergono ora di positività ora di negatività in chiave prevalentemente elettorale, è sotto gli occhi di tutti quanto questi dati siano fortemente contrastanti e quindi impregnati dal dubbio della lor o stessa autenticità. 
Da tempo gli Italiani sono letteralmente bombardati dall'istigazione da parte di gruppi di potere, da gruppi di opinione, non identificabili con la volontà elettorale popolare, di accettare modifiche all'assetto economico e sociale italiano, tali da stravolgere stili di vitae e tradizioni fortemente radicate.
Ad essere messo in discussione è tutto quel coacervo di Alti Valori etici, storici, morali, politici, sociali, lavorativi, frutto dei grandi sacrifici di tante generazioni e del sangue di chi per essi abbia combattuto nel tempo: questi valori, nel loro complesso, costituiscono il Valore della nostra Patria, l'Italia, il suo stesso peso nel contesto internazionale. 
Il concetto di Patria - ovviamente - si coniuga indissolubilmente con quello di Amore della Patria, e per ricordare come questo complesso di elementi non si riferisca solo al contesto odierno, ma sia un 'sistema di valori' sempre valido nel tempo e nei tempi, riportiamo qui uno scritto di Edmondo De Amicis nel contesto del suo libro 'Cuore'.
Vale la pena di rilevare come il libro 'Cuore' negli anni in cui la Scuola ancora funzionava - secondo regole, competenza e buon senso - con la finalità sì di alfabetizzare le nuove generazioni, ma anche di porle in condizione di avere basi solide improntate a Valori quali la Famiglia, l'Amore per la propria Patria, l'Onestà, la Morale e non ultima una Fede solida, era un libro che costituiva elemento di lettura, analisi e discussione scolastica. 

«Io amo l'Italia perché mia madre è italiana, perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano perché è italiana la terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera, perché la città dove son nato, la lingua che parlo, i libri che m'educano, perché mio fratello, mia sorella, i miei compagni, e il grande popolo in mezzo a cui vivo, e la bella natura che mi circonda, e tutto ciò che vedo, che amo, che studio, che ammiro, è italiano. 
Oh tu non puoi ancora sentirlo intero quest'affetto. 
Lo sentirai quando sarai un uomo, quando ritornando da un viaggio lungo, dopo una lunga assenza, e affacciandoti una mattina al parapetto del bastimento, vedrai all'orizzonte le grandi montagne azzurre del tuo paese; lo sentirai allora nell'onda impetuosa di tenerezza che t'empirà gli occhi di lagrime e ti strapperà un grido dal cuore. 
Lo sentirai in qualche grande città lontana, nell'impulso dell'anima che ti spingerà fra la folla sconosciuta verso un operaio sconosciuto dal quale avrai inteso passandogli accanto, una parola della tua lingua. 
Lo sentirai nello sdegno doloroso e superbo che ti getterà il sangue alla fronte, quando udrai ingiuriare il tuo paese dalla bocca d'uno straniero. Lo sentirai più violento e più altero il giorno in cui la minaccia d'un popolo nemico solleverà una tempesta di fuoco sulla tua patria, e vedrai fremere armi d'ogni parte, i giovani accorrere a legioni, i padri baciare i figli, dicendo: - Coraggio! - e le madri dire addio ai giovinetti, gridando: - Vincete! -.
Lo sentirai come una gioia divina se avrai la fortuna di veder rientrare nella tua città i reggimenti diradati, stanchi, cenciosi, terribili, con lo splendore della vittoria negli occhi e le bandiere lacerate dalle palle, seguiti da un convoglio sterminato di valorosi che leveranno in alto le teste bendate e i moncherini, in mezzo a una folla pazza che li coprirà di fiori, di benedizioni e di baci. 
Tu comprenderai allora l'amor di patria, sentirai la patria allora, Enrico. Ella è una così grande e sacra cosa, che se un giorno io vedessi te tornar salvo da una battaglia combattuta per essa, salvo te, che sei la carne e l'anima mia, e sapessi che hai conservato la vita perché ti sei nascosto alla morte, io tuo padre, che t'accolgo con un grido di gioia quando torni dalla scuola, io t'accoglierei con un singhiozzo d'angoscia, e non potrei amarti mai più, e morirei con quel pugnale nel cuore.  TUO PADRE»
Dal libro 'Cuore' di Edmondo de Amicis

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