domenica 6 novembre 2016

SISTEMI IN CRISI E ANATRE ZOPPE



Le ormai imminenti elezioni americane sono state contrassegnate da una continua altalena di dati, colpi di scena, pronunciamenti, proiezioni, denunce, scandali (con tematiche più vecchie che nuove), e chi più ne ha più ne metta...
Mai si erano visti un Presidente uscente, e la propria moglie, spendersi tanto in sostegno del possibile successore, peraltro  con la stessa sua casacca di partito.
Mai si era ascoltato un personaggio concorrente tanto devastante, ma anche improvvido, nel proprio linguaggio.
Soprattutto, l'insieme di un certo contesto occidentale, mai aveva assistito a personaggi politici di vertice che - nell'imminenza dello scadere del proprio mandato - dava (ma anche cercava e trovava) sostegno ad altri personaggi in difficoltà nel proprio Paese per scadenze elettorali o per importanti svolte politico-sociali.
A venire alla luce, attraverso questa sequenza di endorsement, di avalli, è stata la rete che collega gli uni agli altri a livelli di vertice, e quindi di operatività, persino al di là ed al di fuori di quello che rappresenta il sentire - e gli stessi bisogni - dei Popoli delle diverse Nazioni.
Sistemi in crisi, all'insegna di governanti che si sostengono l'un l'altro anche di fronte ai peggiori errori, che coprono le malefatte l'uno dell'altro, che sostengono le cupidigie dell'uno richiedendo concessioni in contropartita, in una spirale sempre più evidente quanto miserevole.
Ecco cosa ci sta offrendo questo scorcio temporale, segnato dal boato delle bombe per sottolineare la pace, per giustificare l'uccisione di migliaia di persone parlando di solidarietà e sostenendo le migrazioni con tutto il loro retroterra devastato e devastante, contrassegnato da miserie, violenze e corruzione, con il fine non troppo sotteso di costituire attraverso costoro una sorta di nuova 'base sociale' di cui poter disporre, da poter manovrare a proprio piacimento offrendo come contropartita un duraturo e gratuito 'mantenimento'
Credo che qui in Italia, in questo preciso momento storico, si abbia una percezione incompleta, ovattata, di ciò che avviene oltre i nostri confini nazionali: e questo a causa di un'informazione incompleta se non pilotata.
A conferma di un mio precedente articolo, sono convinto che di fronte a due candidati accomunati dalla valutazione di non rappresentare certo il meglio degli opposti schieramenti politici (di fatto: due anatre zoppe fin dall'inizio, ma forse una più zoppa dell'altra) gli americani potrebbero optare comunque per il cambiamento.
Un cambiamento che non avrebbe avuto che scarse possibilità di manifestarsi se la compagine democratica non fosse incorsa in scivoloni macroscopici, che hanno persino fatto passare in second'ordine ciò che di buono - specie nel campo sociale e del lavoro - ha fatto l'amministrazione uscente di Barack Obama.
In ogni caso, chiunque sarà il prossimo Presidente, questi sarà comunque un Presidente che opererà per gli interessi degli Stati Uniti d'America e degli Americani. Forse dovremo guardare più a chi potranno essere i vice ed i possibili Segretari di Stato: le tre cariche essenziali, quanto meno di spicco, per governare la superpotenza per eccellenza. 
Un attimo dopo che il rito delle elezioni sarà concluso, tutte le paure che - secondo un copione iniziato con la crisi in Grecia, potenziatosi con le elezioni in Spagna e con il referendum in Gran Bretagna - sono sparse, intese a sentenziare quanto sia pericoloso, temerario e avventuroso ogni cambiamento rispetto alle politiche (ed ai governi) attuali, svaniranno.  Ma svaniranno solo se la rete di strette relazioni e sostegni personali, di avalli e tutele, di manovre finanziarie speculative o destabilizzanti e assassine, di vicendevoli 'ricatti' e sostegni, avrà termine: così ridando voce alle istanze della gente, alla libertà di esprimersi democraticamente attraverso il proprio voto, al desiderio di una pace sociale e militare che alfine ponga l'Essere Umano al centro delle dinamiche socio-politiche.
Ecco perché, nella crisi dei sistemi, solo un cambiamento può dare le giuste risposte: e credo che dagli USA arriverà - in ogni caso - un vento di cambiamento, che passerà attraverso l'Inghilterra per arrivare a questa parte d'Europa. 
Forse all'inizio, soffierà in modo tenue e persino poco percettibile, ma soffierà di certo... sempre più forte, fino a spazzare via quanti cercheranno di ostacolare quel rinnovamento e quella pace che in molti si attendevano dall'Era dell'Acquario, e che solo diaboliche malvagità e le infinite cupidigie dei comitati d'affari hanno ad oggi ostacolato, tentando di imporre una 'normalizzazione' che in realtà toglie energie e potere alle genti, tentando di soffocare il dissenso con le stesse armi, e spesso con le stesse parole, adoperate dal nazismo e dal peggiore fascismo, ma simili a quelle dei regimi totalitari.

Roma, 6 Novembre 2016                  Giuseppe Bellantonio


Gent.mi Lettori, 
i commenti e le valutazioni all'articolo non si sono fatti certo attendere: a conferma dell'interesse sostanziale, e non 'spicciolo', che la questione richiama.
Tra le tante note, di seguito propongo quella dell'Amico Dott. Pierino Zuiani, studioso ed esperto di tematiche sociali ed economico-finanziarie, che racchiude molti degli interventi.
  
Caro Giuseppe,
ho letto il Tuo articolo con attenzione, tuttavia non vi ho colto esplicitata l'anima del ragionamento.
L'unica cosa certa è che l'esito del voto condizionerà pesantemente l'Europa ed il mondo.
I due candidati hanno percezioni diverse, ma dobbiamo tenere in debito conto che la Russia è in divenire, l'oriente è in perenne guerra (dalla Palestina al Pakistan!) e la Cina si consolida come potenza mondiale e chi vincerà darà risposte diverse dal competitore soccombente (con la stessa America che risulta essere un coacervo di situazioni socio-economico molto diverse e, talvolta, confliggenti).
Inoltre, si sta sviluppando la c.d. quarta rivoluzione industriale; col termine industria 4.0 si va ad individuare quei lay-out produttivi quasi totalmente basati sull'utilizzo di macchine intelligenti (robot), interconnesse e collegate ad internet ed ai c.d. big data che analizzeranno i dati e forniscono risposte al posto dei tecnici. 
Questa "evoluzione" è stata dibattuta anche al World Economic Forum 2016 di Davos intitolato per l'appunto "Mastering the Fourth Industrial Revolution". 
Quindi, se il processo venisse estremizzato farebbe saltare il paradigma della produzione capitalistica, ovvero il famoso terra, lavoro e capitale.
Per affrontare queste rivoluzioni vedo più attrezzata una socialdemocrazia che sappia modificare la tassazione della ricchezza (non più basata sulla quantità di denaro generata ma anche sulla quantità di lavoro impiegata: più aumenta l'indice di occupazione e minore dovrebbe essere la tassazione richiesta sul lato delle imposte dirette), mentre sul lato delle imposte indirette dovrebbe pesare l'entropia del chilometro zero, ovvero, nel caso italiano, un IVA direttamente proporzionale alle energie impiegate ed agli scarti prodotti (se impieghi poca energia e non produci ingenti scarti dovresti avere un IVA minore). 
Partiti che da Keynes in poi sono attrezzati a manovrare la leva fiscale ed il lavoro socialmente utile (anche non confutato storicamente, pare che negli anni della depressione Keynes disse "fate fare dei buchi agli oprai e poi fateli ricoprire, con i salari percepiti faranno ripartire l'economia). 
In questo ambito, nel terzo millennio si dovrà aumentare la tassazione delle "upper class" per trovare fondi da destinare ad un salario di democrazia (non simile al reddito di cittadinanza grillina che sconta un errore di fondo, cioè dare soldi a chi si impegna a cercar lavoro), in quanto si tratta di un vero e proprio salario sociale per lavori "socialmente utili" in quanto il "lavoro produttivo" verrà "mangiato" dalle macchine, altrimenti ci troveremo di fronte a sconvolgimenti traumatici (guerriglia permanente!).
Il vero problema è che le socialdemocrazie mondiali hanno dei capi (Obama, Blair, Renzi) che corrono il rischio di non avere partito alle spalle, mentre, i partiti conservatori hanno un seguito popolare (soprattutto di ceto medio-basso) ma non leader lungimiranti che possano approcciare queste problematiche in quanto il portato di questi partiti è basato su una vision distorta che non tiene in nessun conto quanto dianzi illustrato (Trump in testa, con la favola che le lavorazioni delocalizzate in Cina rientreranno negli USA: se rientrano saranno sostituite dai robot!).
Un caro saluto.
Pierino


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3 commenti:

  1. Sempre sul pezzo,credo in un vento forte che dia ed alimenti speranze di pace ed equità sociale

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    1. Auguriamocelo... Un caro saluto e grazie per il tuo contributo!

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  2. Sempre sul pezzo,credo in un vento forte che dia ed alimenti speranze di pace ed equità sociale

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