venerdì 28 aprile 2017

UN'ANALISI DEL MITO



I nostri Lettori sanno quanto ci faccia piacere 'scoprire' la vis letteraria o poetica di Autori non sempre gratificati dall'attenzione dell'editoria e quindi dei grandi circuiti letterari e della comunicazione.
Oggi, desideriamo porgere alla Vostra cortese attenzione Gabriella Nardacci, un'Autrice impegnata con proficua passione tanto sul fronte letterario che su quello della poesia: la sua penna è scorrevole e la lettura agevole e quindi piacevole.
Merito del suo tratto personale, ma anche dell'insegnamento, cui ha dedicato, con passione, moltissimi anni.
A conferma che 'nulla avviene per caso' è stato fin dalla prima adolescenza che Gabriella ha manifestato grande interesse per la lettura e la poesia: risalgono ad allora le sue prime esperienze di collaborazione con giornalini scolastici e testate locali.
Nei suoi quarantadue anni di carriera scolastica, ha cercato di avvicinare i bambini a questa sua passione ottenendo grande interesse e creando con loro giornalini di classe e quaderni auto-pubblicati grazie ai quali gli alunni si raccontavano e raccontavano fatti e storie, facendo galoppare la fantasia e riuscendo quindi a esprimere la loro creatività anche attraverso delle poesie: semplici quanto istantanee e profonde.  E' il loro modo di farci conoscere la loro visione del mondo e della vita, utilizzando la trasposizione di conversazioni dapprima memorizzate e poi trascritte.
La Gent.ma Signora Gabriella Nardacci ha sempre ottenuto ampi e lusinghieri consensi nonché significativi riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali, ricevendo critiche molto favorevoli e menzioni di merito , oltre che premi speciali specialmente per la poesia.
Le sue liriche sono presenti in diverse antologie letterarie.
Alcuni racconti, risultati primi in classifica, sono stati pubblicati sia in e-book che in Antologie ('Una Storia Magica' con il racconto “Mia madre ed io”- ed. Spearling-Krufen; "CIBARTESIA" ed. Akkuaria con il racconto “C’era una volta e potrebbe esserci ancora”).
Per i tipi di ARTEGRAF, ha pubblicato la silloge di poesie “Parole scalze".
Collabora periodicamente, quale Autrice, con il sito ponzaracconta.it, attraverso articoli di attualità, poesia, letteratura, folklore, usi e costumi di paesi e città.
E' imminente la pubblicazione del suo ultimo romanzo “A malapena si vede l’isola di Ponza”.
L'Autrice ce ne renderà disponibile - non appena possibile - un essai, rendendolo disponibile per i nostri Lettori.
Ringraziamo la scrittrice Gabriella Nardacci per aver messo a disposizione esclusiva dei nostri Lettori il suo bel lavoro "Il mito: raziocinio della fantasia?".
Brava, Gabriella! Complimenti!
         Roma, 28 Aprile 2017                                           
Giuseppe Bellantonio

IL MITO: RAZIOCINIO DELLA FANTASIA?

Il concetto di “storia” si comincia a insegnare già dalla prima classe elementare. I bambini ripercorrono i loro primi anni di vita, dalla nascita fino all'ingresso nella scuola elementare, imparano a usare bene le parole del tempo e a costruire le prime linee del tempo, cominciano a capire il concetto di passato, presente, futuro e di contemporaneità e iniziano a fare proiezioni. 
Alla fine di questo primo anno di scuola, hanno imparato a costruire, smontare e ri-costruire una storia, sanno inventarne altre e sanno trovare finali straordinari.
Bastano due anni e sanno già distinguere bene una storia da una favola ma non basta. Prima di entrare nella scientificità della Storia, occorre che questa si “liberi” da ogni altra forma di “orpello” che potrebbe deviarne la pura comprensione. Così si arriva a spiegare la leggenda e il mito, cose, quest’ultime, che attirano l’attenzione totale dei bambini. Fanno domande inesauribili e pare che, questi argomenti, li riallaccino a quella fantasia che la realtà della storia, un po’, li aveva “deviati”.
Può sembrare assurdo ma i bambini riescono a inserire nel concetto di Storia, tutte le altre forme di racconto, da quelli di fantasia a quelli di fantascienza pur ritenendole forme diverse in un’unicità.
Presto impareranno la definizione di “mito” e ne conosceranno la struttura. Sapranno che in un tempo indeterminato, in un luogo reale, divinità ed eroi (che a volte possono essere anche elementi della natura) costituiscono gli elementi del mito e si meraviglieranno ogni volta, della forza di questo elemento narrativo.
Poi ci saranno sì i dinosauri e le strane creature delle acque ad attirare la loro attenzione, ma, anche qui, prevarrà una certa aura mitologica perché appare difficile a loro la convinzione che simili animali facessero parte di ciò che realmente è esistito.
Si arriverà a parlare degli Dei e qui ritroveranno di nuovo la fantasia e saranno argomenti storici che li interesseranno molto e che ricorderanno di più perché li riconnettono al mito che, come essenza archetipica, vive nell'inconscio (come diceva Jang). 
Oggi la parola “mito” ha diverse accezioni e si applica in numerosi campi: non solo quello storico, ma anche antropologico, religioso, filosofico e psicoanalitico.
Mito” è un termine che deriva dal greco “mythos” che in Omero sta per “parola e progetto”, mentre in età classica venne precisato come “racconto di esseri divini, di Dei ed eroi” contrapponendolo al “logos” quale forma di argomentazione razionale.
Sul “mito” e sui suoi molteplici significati, molto è stato scritto e argomentato. 
Dalla concezione razionalistica di Socrate alla convinzione di Bacone - che il “mito” nascondesse, in chiave allegorica, insegnamenti morali -, fino a G.B.Vico che ne attestava una propria autonomia.
Dalla scienza dell’Illuminismo si arriva all'intuizione immediata del Romanticismo. 
Il concetto si veste di una concezione “naturalistica" con Muller e arriva “all’appercezione mitica” (appartenente all'universo rappresentativo) di W. Wundt il quale ci porta da Freud, che - a sua volta - tratta di un’analogia tra il linguaggio dei sogni e quello dei miti, per proseguire fino a Jung che perviene all'archetipo come stuttura psichica fondante dell’inconscio. 
E' quindi l’Eroe  ad essere l’archetipo che risale al mito attraverso un percorso dentro il quale incontra ostacoli, nemici, forze oscure, sentimenti vari, fino alla vittoria finale sul male.
La fantasia dei poeti diventa “mitica”. Gli eroi sono numerosi e ciascuno di essi porta nel suo viaggio, personaggi diversi, visita luoghi diversi e incontra ostacoli diversi.
Abbiamo accompagnato Ulisse nel suo viaggio “tifando” per lui nella lotta contro giganti e altri mostri…  Ci siamo interrogati sul rapporto che legava Achille e Patroclo,
abbiamo sperato che Orfeo riuscisse a non voltarsi verso Euridice.
Ora che siamo diventati grandi, riscopriamo tutta la bellezza di questi mitici personaggi e ne leggiamo avidi anche le numerose ri-visitazioni: alcune sono fedeli e altre possono addirittura disturbare, talmente se n’è forzata l’idea originale.
Rimane comunque la forza del fascino che emana il “mito”.
Recentemente l’argomento “mito” è apparso in due libri su di esso incentrati, ed è stato interessante riscoprirne il valore e la versatilità.
In “Melodien” di Helmut Krausser appare chiara la riscrittura del mito di Orfeo. La trama oscilla tra l’Italia del Rinascimento e quella odierna. Nella prima s’incontrano personaggi come l’alchimista Castiglio con le sue musiche demoniache, appunto le Melodie, che sconvolsero la musica religiosa e il castrato Pasqualini, ultimo erede dei “tropoi”… mentre nell'Italia moderna s’incontra un fotografo che riceve, per sbaglio, una lettera destinata a un professore “mitosofo”.
Questi personaggi moderni si addentreranno nella vita dei personaggi antichi per scoprire il “segreto dei segreti” nascosto nella Cappella Sistina.
Esiste un rapporto complesso tra l’umanità e l’arte musicale, ben rappresentato dal mito di Orfeo. Forte è la coscienza dell’impossibilità di piegare la musica ai nostri poteri. Forse perché nessun mito classico può essere sconfitto dal potere umano? Per questo viviamo in tempi di demitizzazioni?
Ultimamente mi è capitato di visitare Città d’Arte. Alla presenza di grandi opere, tutti noi della comitiva, ci siamo chiesti quanti Artisti contemporanei potessero competere con i classici dell’antichità.
Abbiamo ripercorso insieme l’Arte espressa da personaggi “mitici”: con grande nostalgia, seppure con uno sguardo attento a certe espressioni artistiche moderne degne di rispetto.
Da poco ho terminato di leggere “Voci dal mito” di Sandra Avincola, Autrice di saggistica letteraria, narrativa e poesia. Con questo libro, l’Autrice vuol far luce sulle questioni che i più famosi miti classici hanno lasciato in sospeso.
Quanti di noi si son chiesti che cosa diceva il canto delle sirene per attrarre i naviganti verso la morte? Cosa si prova a essere come Elena di Troia, la donna più bella del mondo? Perché Psiche contravviene al divieto di contemplare l’amante?
L’Autrice prova a rispondere a questi quesiti attraverso la voce di una poesia classicamente intonata nella forma ma intrinsecamente attuale nella “sostanza”.
Un modo originale e affascinante per immergersi all'interno di una fantasia che risponde a domande rimaste nella testa ai tempi in cui i nostri miti s’identificavano nel “Che Guevara”, nei “Beatles”, in “Marylin” e altri.
Avincola ci dice che il mito è la rappresentazione di un’esperienza di conoscenza collettiva che avviene in un percorso piuttosto filosofico-antropologico integrato da un supporto psicoanalitico, perché il mito è dentro di noi.
Un mito che è inesauribile, che si rinnova e che “rinasce come Araba Fenice”.
Siamo arrivati alla frantumazione del mito e alla concezione leopardiana che la “vera poesia” può esprimersi attraverso la potenza dell’immaginazione per mezzo di tutto ciò che sa di antico, e la visione diventa fantastica quando si legge di Ercole e Atlante che giocano col Mondo.
Il “mito” di mia madre è Gesù. 
Lei dice che è stato “n’omo bravo e speciale… Niente a che vedè co’ chissi personaggi falsi che dicite vu, ca site studiato…”.
Io sorrido e poi, quando mi prende un po’ di nostalgia, scrivo e divento una “poetessa”.  Sento che la Musa della poesia mi sta vicina… e penso che non ci sia niente di male se mi aiuta a sentirmi meno sola…
Ora, i bambini identificano i miti nei supereroi e nei cantanti di successo e utilizzano l’aggettivo “mitico” per dare grande importanza ad azioni o persone che si distinguono per originalità e coraggio.
Ogni volta che hanno studiato i “miti” circa la creazione del Mondo, le domande sono state sempre infinite.
Una volta, un’alunna mi scrisse - nel corso di una verifica - che "il mito è la Storia della fantasia"… I bambini, grandi anime volanti, sanno regalarci concetti su cui riflettere!
                                    Gabriella Nardacci    
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