I nostri Lettori sanno quanto ci faccia piacere 'scoprire' la vis letteraria o poetica di Autori non sempre gratificati dall'attenzione dell'editoria e quindi dei grandi circuiti letterari e della comunicazione.
Oggi, desideriamo porgere alla Vostra cortese attenzione Gabriella Nardacci, un'Autrice impegnata con proficua passione tanto sul fronte letterario che su quello della poesia: la sua penna è scorrevole e la lettura agevole e quindi piacevole.
Merito del suo tratto personale, ma anche dell'insegnamento, cui ha dedicato, con passione, moltissimi anni.
A conferma che 'nulla avviene per caso' è stato fin dalla prima adolescenza che Gabriella ha manifestato grande interesse
per la lettura e la poesia: risalgono ad allora le sue prime esperienze di collaborazione con giornalini scolastici e testate locali.
Nei suoi quarantadue anni di carriera scolastica, ha cercato di avvicinare
i bambini a questa sua passione ottenendo grande interesse e creando con loro
giornalini di classe e quaderni auto-pubblicati grazie ai quali gli alunni si raccontavano e
raccontavano fatti e storie, facendo galoppare la fantasia e riuscendo quindi a esprimere la loro
creatività anche attraverso delle poesie: semplici quanto istantanee e profonde. E' il loro modo di farci conoscere la loro visione del mondo e della vita, utilizzando la trasposizione di conversazioni dapprima memorizzate e poi trascritte.
La Gent.ma Signora Gabriella Nardacci ha sempre ottenuto ampi e lusinghieri consensi nonché significativi riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali, ricevendo critiche molto favorevoli e menzioni di merito , oltre che premi speciali specialmente per la poesia.
Le sue liriche sono presenti in diverse antologie letterarie.
Alcuni racconti, risultati primi in classifica, sono stati
pubblicati sia in e-book che in Antologie ('Una Storia Magica' con il racconto “Mia
madre ed io”- ed. Spearling-Krufen; "CIBARTESIA" ed. Akkuaria con il racconto
“C’era una volta e potrebbe esserci ancora”).
Per i tipi di ARTEGRAF, ha pubblicato la silloge di poesie “Parole
scalze".
Collabora periodicamente, quale Autrice, con il sito ponzaracconta.it, attraverso articoli di attualità, poesia, letteratura, folklore, usi e costumi di
paesi e città.
E' imminente la pubblicazione del suo ultimo romanzo “A malapena si
vede l’isola di Ponza”.
L'Autrice ce ne renderà disponibile - non appena possibile - un essai, rendendolo disponibile per i nostri Lettori.
Ringraziamo la scrittrice Gabriella Nardacci per aver messo a disposizione esclusiva dei nostri Lettori il suo bel lavoro "Il mito: raziocinio della fantasia?".
Brava, Gabriella! Complimenti!
Roma, 28 Aprile 2017
Giuseppe Bellantonio
Giuseppe Bellantonio
IL MITO: RAZIOCINIO DELLA FANTASIA?
Il concetto di “storia” si comincia a insegnare già dalla
prima classe elementare. I bambini ripercorrono i loro primi anni di vita,
dalla nascita fino all'ingresso nella scuola elementare, imparano a usare bene
le parole del tempo e a costruire le prime linee del tempo, cominciano a capire
il concetto di passato, presente, futuro e di contemporaneità e iniziano a fare
proiezioni.
Alla fine di questo primo anno di scuola, hanno imparato a
costruire, smontare e ri-costruire una storia, sanno inventarne altre e sanno
trovare finali straordinari.
Bastano due anni e sanno già distinguere bene una storia da
una favola ma non basta. Prima di entrare nella scientificità della Storia,
occorre che questa si “liberi” da ogni altra forma di “orpello” che potrebbe
deviarne la pura comprensione. Così si arriva a spiegare la leggenda e il mito,
cose, quest’ultime, che attirano l’attenzione totale dei bambini. Fanno domande
inesauribili e pare che, questi argomenti, li riallaccino a quella fantasia che
la realtà della storia, un po’, li aveva “deviati”.
Può sembrare assurdo ma i bambini riescono a inserire nel
concetto di Storia, tutte le altre forme di racconto, da quelli di fantasia a
quelli di fantascienza pur ritenendole forme diverse in un’unicità.
Presto impareranno la definizione di “mito” e ne conosceranno
la struttura. Sapranno che in un tempo indeterminato, in un luogo reale,
divinità ed eroi (che a volte possono essere anche elementi della natura)
costituiscono gli elementi del mito e si meraviglieranno ogni volta, della
forza di questo elemento narrativo.
Poi ci saranno sì i dinosauri e le strane creature delle
acque ad attirare la loro attenzione, ma, anche qui, prevarrà una certa aura
mitologica perché appare difficile a loro la convinzione che simili animali
facessero parte di ciò che realmente è esistito.
Si arriverà a parlare degli Dei e qui ritroveranno di nuovo
la fantasia e saranno argomenti storici che li interesseranno molto e che
ricorderanno di più perché li riconnettono al mito che, come essenza archetipica,
vive nell'inconscio (come diceva Jang).
Oggi la parola “mito” ha diverse accezioni e si applica in
numerosi campi: non solo quello storico, ma anche antropologico, religioso,
filosofico e psicoanalitico.
“Mito” è un termine che deriva dal greco “mythos” che in
Omero sta per “parola e progetto”, mentre in età classica venne precisato come
“racconto di esseri divini, di Dei ed eroi” contrapponendolo al “logos” quale
forma di argomentazione razionale.
Sul “mito” e sui suoi molteplici significati, molto è stato
scritto e argomentato.
Dalla concezione razionalistica di Socrate alla
convinzione di Bacone - che il “mito” nascondesse, in chiave allegorica,
insegnamenti morali -, fino a G.B.Vico che ne attestava una propria autonomia.
Dalla scienza
dell’Illuminismo si arriva all'intuizione immediata del Romanticismo.
Il concetto si veste
di una concezione “naturalistica" con Muller e arriva “all’appercezione mitica”
(appartenente all'universo rappresentativo) di W. Wundt il quale ci porta da
Freud, che - a sua volta - tratta di un’analogia tra il linguaggio dei sogni e quello dei miti, per proseguire fino a Jung che perviene all'archetipo come stuttura psichica fondante
dell’inconscio.
E' quindi l’Eroe ad essere l’archetipo che risale al mito attraverso un percorso dentro il quale incontra ostacoli, nemici, forze oscure, sentimenti vari, fino alla vittoria finale sul male.
La fantasia dei poeti diventa “mitica”. Gli eroi sono
numerosi e ciascuno di essi porta nel suo viaggio, personaggi diversi, visita
luoghi diversi e incontra ostacoli diversi.
Abbiamo accompagnato Ulisse nel suo viaggio “tifando” per lui
nella lotta contro giganti e altri mostri… Ci siamo interrogati sul rapporto
che legava Achille e Patroclo,
abbiamo sperato che Orfeo riuscisse a non voltarsi verso
Euridice.
Ora che siamo diventati grandi, riscopriamo tutta la
bellezza di questi mitici personaggi e ne leggiamo avidi anche le numerose
ri-visitazioni: alcune sono fedeli e altre possono addirittura disturbare,
talmente se n’è forzata l’idea originale.
Rimane comunque la forza del fascino che emana il “mito”.
Recentemente l’argomento “mito” è apparso in due libri su di esso incentrati, ed è stato interessante riscoprirne il valore e la versatilità.
In “Melodien” di Helmut Krausser appare chiara la riscrittura
del mito di Orfeo. La trama oscilla tra l’Italia del Rinascimento e quella
odierna. Nella prima s’incontrano personaggi come l’alchimista Castiglio con le
sue musiche demoniache, appunto le Melodie, che sconvolsero la musica religiosa
e il castrato Pasqualini, ultimo erede dei “tropoi”… mentre nell'Italia moderna
s’incontra un fotografo che riceve, per sbaglio, una lettera destinata a un
professore “mitosofo”.
Questi personaggi moderni si addentreranno nella vita dei
personaggi antichi per scoprire il “segreto dei segreti” nascosto nella
Cappella Sistina.
Esiste un rapporto complesso tra l’umanità e l’arte musicale,
ben rappresentato dal mito di Orfeo. Forte è la coscienza dell’impossibilità di
piegare la musica ai nostri poteri. Forse perché nessun mito classico può
essere sconfitto dal potere umano? Per questo viviamo in tempi di
demitizzazioni?
Ultimamente mi è capitato di visitare Città d’Arte. Alla
presenza di grandi opere, tutti noi della comitiva, ci siamo chiesti quanti Artisti contemporanei potessero competere con i classici dell’antichità.
Abbiamo ripercorso insieme l’Arte espressa da personaggi “mitici”: con
grande nostalgia, seppure con uno sguardo attento a certe espressioni artistiche
moderne degne di rispetto.
Da poco ho terminato di leggere “Voci dal
mito” di Sandra Avincola, Autrice di saggistica letteraria, narrativa e poesia.
Con questo libro, l’Autrice vuol far luce sulle questioni che i più famosi miti
classici hanno lasciato in sospeso.
“Quanti di noi si son chiesti che cosa diceva il canto delle
sirene per attrarre i naviganti verso la morte? Cosa si prova a essere come Elena
di Troia, la donna più bella del mondo? Perché Psiche contravviene al divieto
di contemplare l’amante?”
L’Autrice prova a rispondere a questi quesiti attraverso la
voce di una poesia classicamente intonata nella forma ma intrinsecamente
attuale nella “sostanza”.
Un modo originale e affascinante per immergersi all'interno
di una fantasia che risponde a domande rimaste nella testa ai tempi in cui i
nostri miti s’identificavano nel “Che Guevara”, nei “Beatles”, in “Marylin” e
altri.
Avincola ci dice che il mito è la rappresentazione di un’esperienza
di conoscenza collettiva che avviene in un percorso piuttosto filosofico-antropologico integrato da un supporto psicoanalitico, perché il mito è dentro
di noi.
Un mito che è inesauribile, che si rinnova e che “rinasce
come Araba Fenice”.
Siamo arrivati alla frantumazione del mito e alla concezione
leopardiana che la “vera poesia” può esprimersi attraverso la potenza
dell’immaginazione per mezzo di tutto ciò che sa di antico, e la visione diventa
fantastica quando si legge di Ercole e Atlante che giocano col Mondo.
Il “mito” di mia madre è Gesù.
Lei dice che è stato “n’omo
bravo e speciale… Niente a che vedè co’ chissi personaggi falsi che dicite vu,
ca site studiato…”.
Io sorrido e poi, quando mi prende un po’ di nostalgia,
scrivo e divento una “poetessa”. Sento
che la Musa della poesia mi sta vicina… e penso che non ci sia niente di male
se mi aiuta a sentirmi meno sola…
Ora, i bambini identificano i miti nei supereroi e nei
cantanti di successo e utilizzano l’aggettivo “mitico” per dare grande
importanza ad azioni o persone che si distinguono per originalità e coraggio.
Ogni volta che hanno studiato i “miti” circa la creazione del Mondo, le domande sono state sempre infinite.
Una volta, un’alunna mi scrisse - nel corso di una verifica - che "il mito
è la Storia della fantasia"… I bambini, grandi anime volanti, sanno regalarci
concetti su cui riflettere!
Gabriella Nardacci
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