domenica 19 luglio 2020

TECNOLOGIE A SUPPORTO DELL'INSEGNANTE DI SOSTEGNO

Sta incontrando  rilevante successo - da parte di estimatori, pubblico e 'addetti' allo specifico settore - l'ultima fatica dell'Arch. Prof. Rocco Romeo, il cui libro 'TECNOLOGIE A SUPPORTO DELL'INSEGNANTE DI SOSTEGNO' è frutto delle esperienze maturate nel periodo di lockdown, nel cui contesto il comparto 'scuola' è stato seriamente colpito strutturalmente e nella sua stessa essenza, mettendo persino in discussione metodiche e valore della sua mission fondamentale: attraverso l'insegnamento e il confronto preparare nuove generazioni di donne e uomini dal livello culturale adeguato alle nuove sfide che la VITA ci propone di continuo.
La presentazione del volume, alla fine di Maggio del c.a., ha visto la partecipazione dell'Illustre Prof. Alessandro Bertirotti, che ha anche curato la Prefazione al testo.
Una presentazione prestigiosa per puntualità ed essenzialità, che ben mette in rilievo le qualità dell'Autore, e che qui di seguito volentieri riproponiamo, certi della sua importanza tanto per il Personale Docente che per le stesse Famiglie degli allievi.
Roma, 19 Luglio 2020
Giuseppe Bellantonio
--- >>> Viviamo in un’epoca relativamente complessa, anche se penso che i nostri avi, rispetto a questa idea, abbiamo sviluppato un’analoga convinzione.
La nostra specie, quando si trova a dover risolvere le sfide che l’ambiente le pone, sia dal punto di vista naturale che culturale, è necessariamente costretta a fare il punto della situazione, ossia a riflettere sulle sue stesse dinamiche esistenziali. Questo tipo di riflessione richiede l’utilizzo della memoria, sia intesa come ricordo che come puntualizzazione delle situazioni dalle quali siamo partiti, con la possibilità di proporre nuove soluzioni a problemi ancora presenti. Bene, in sintesi, è esattamente quello che cerca di fare con questo testo il collega ed amico Rocco Romeo, occupandosi dell'Inserimento dell’alunno diversamente abile nella scuola italiana.
L’autore, nell’Introduzione, puntualizza le tre fondamentali date di un importante percorso legislativo nazionale: il 1953, che vede la creazione di Classi Speciali per minorati, Classi di differenziazione didattica e Classi differenziali; il 1962, nel quale si istituisce la Scuola Media unica ed obbligatoria; infine, il 2010, anno in cui si attua l’inclusione scolastica degli studenti con DSA. Continua ricordandoci l’importanza della nostra Carta costituzionale, evidenziando in essa le leggi che riguardano la scuola, e citandone passi che si riferiscono alla disabilità. Infine, Romeo enuclea le definizioni dei vari tipi di disturbi di apprendimento, fornendone un’efficace spiegazione scientifica.
Una sezione importante del testo, dal mio punto di vista, è quella dedicata a ciò che la scuola, secondo l’autore, è nelle condizioni di fare, rispetto a queste situazioni. Esistenze che hanno un impatto socio-culturale decisamente importante, e che la stessa scuola considera come tali, all’interno dei propri progetti educativo-cognitivi.
Si è discusso anni in questa nazione, ma non solo in Italia, del ruolo importante che la scuola svolge all’interno di una qualsiasi cultura, e come dovrebbe essere sintonica con ciò che avviene all’interno delle famiglie. E sappiamo benissimo che le dinamiche familiari attuali sono decisamente cambiate, anche solo rispetto a 10 anni fa. L’avvento della tecnologia, con la conseguente digitalizzazione dei rapporti sociali, in nome dei quali siamo isolati e connessi; la velocizzazione degli spostamenti, quindi una nuova percezione del tempo che scorre, che ha indubbiamente procurato in molti una diminuzione della capacità riflessiva (di tutti); l’utilizzo, costante e continuo, per non dire spasmodico, di Internet, come luogo dal quale attingere ogni forma di informazione, anche di tipo scolastico; la presenza dei social, all’interno dei quali ogni individuo esprime la propria opinione, senza necessariamente stabilire un contatto rispettoso con chi non conosce; la presenza di una massificazione sempre più evidente e generalizzata, in nome del mito della globalizzazione, procurando quindi reale omogeneizzazione fra le diverse identità esistenziali; ecco, tutto questo lo stiamo vivendo, e lo sta vivendo anche la scuola, con un forte impatto nell’esercizio del ruolo di insegnante, di qualsiasi ordine e grado.
Rocco Romeo, perfettamente consapevole della condizione socio-culturale nella quale siamo immersi, propone, specialmente agli addetti ai lavori, ossia agli educatori e ai docenti, di prestare particolare attenzione a due metodologie: il Cooperative Learning e la Flipped Classroom. Con la prima di queste, l’autore sostiene sia possibile intervenire in modo efficace ed efficiente nei confronti degli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES). Con la seconda, proprio perché utilizza le nuove tecnologie didattiche, si inverte il tradizionale schema insegnamento/apprendimento e quindi il consueto rapporto docente/discente.
Per ultimo, Rocco Romeo prende in esame il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI), esaminandolo alla luce di quelle tecniche psico-educative che permettono di intervenire ottenendo buoni risultati. Così strutturato, il testo si propone come un’ampia riflessione sulla società educativa di questo Occidente, tracciando una particolare storia evolutiva del nostro Paese, e, nello stesso tempo, stimola una riflessione operativa e concreta su quello che si potrebbe fare.
In effetti, con l’avvento della modernità e quindi della post-modernità, all’interno della quale siamo tutti noi inseriti, anche inconsapevolmente, si sono sviluppati una serie di obiettivi educativi e culturali che forse non sono proprio a vantaggio di un miglioramento generale umano. In altri termini, l’esaltazione continuata del "successo", come una meta legittimata socialmente e che ognuno di noi deve raggiungere per poter essere definito “un qualcuno“, ha determinato una serie di conseguenze che sono particolarmente negative, specialmente per un positivo sviluppo del sentimento di appartenenza comune alla stessa specie. In altre parole, nonostante questo sentimento di appartenenza comune alla specie non sia certamente qualche cosa di originale, all’interno del panorama evolutivo umano, lo sviluppo della tecnologia e il tipo di comunicazione mediatica che stiamo vivendo non facilita certamente la valorizzazione delle fragilità, oppure delle debolezze. Tanto più che ognuno di noi è parzialmente debole, proprio perché non fa parte della nostra esistenza umana conoscere compiutamente qualsiasi concetto o situazione di assoluto.
Mi sovviene il gioco del rugby. Colui che detiene la palla e deve procedere correndo in avanti, la può passare solo all’indietro, perché la vincita avviene nel momento in cui l’ultima persona riesce a portare la palla alla meta. Non si lancia la palla in avanti, ma, ripeto, indietro, affinché l’ultimo determini la vincita di tutta la squadra. In sostanza, ciò che per il calcio è il giocatore di punta, nel rugby corrisponde al difensore. Mi sembra una metafora decisamente interessante.
Sino a quando la nostra umanità non imparerà ad investire nella debolezza che caratterizza ognuno di noi, ed è particolarmente evidente in alcuni individui della nostra specie (per una serie di motivazioni di cui non è necessario discutere), non potremo avere un concreto sviluppo dei sentimenti empatici che migliorano la nostra cognizione del mondo. Una visione del mondo che si basa solamente su coloro che hanno ottenuto successo, che peraltro significa spesso possedere una enorme quantità di denaro (senza avere poi la reale possibilità di spenderlo), direi che è decisamente lontana dal progetto che un sufficiente livello di coscienza umanitaria dovrebbe sviluppare. Ognuno di noi possiede, come abbiamo appena scritto, una propria quota di fragilità, ed è proprio su questa quota che è possibile fondare il concetto di potenza, decisamente lontano da quello di forza (con questa si vince, con la prima si resiste). La potenza, all’interno della nostra specie, è rappresentata dalla figura femminile, da ogni madre (biologica o meno) che è nelle condizioni di ipotecare il futuro dell’intera umanità, attraverso la gestazione di una nuova vita. Un’ipoteca che dura inizialmente nove mesi ma che continua per tutta la vita. Proprio in questa dimensione temporale risiede la sacralità della nostra esistenza, e quindi anche della nostra fragilità. Grazie a quest’ultima abbiamo l’occasione di chiedere aiuto a coloro che in un preciso momento della loro esistenza possono fornircelo. E tutti noi sappiamo che esiste una reciprocità, e quello che può accadere ad una persona in un periodo, può accadere esattamente ad un’altra persona in un altro periodo. Ecco perché tutto ciò può essere insegnato e il testo di Rocco Romeo rappresenta un’occasione importante per entrare in questa dinamica cognitiva ed esistenziale.
È stato per me un onore e un piacere esprimere questi concetti, come prefazione a un libro che giudico utile per tutti, e non soltanto per gli insegnanti. In fondo, anche se in maniera diversa e con diverse competenze, ognuno di noi rappresenta un’occasione di luce per coloro che continueranno il nostro cammino. <<< ---

Di corredo all'evento, alcuni link relativi allo stesso e all'opera presentata dall'Autore:

https://youtu.be/Q94Z6WiiPNo

https://web.whatsapp.com/#


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