Nei giorni scorsi, nella splendida Sicilia, è avvenuto qualcosa di nuovo, diverso, esclusivo e particolare: molto particolare e intenso.
Il Consesso ebraico di Catania è stato protagonista di un evento che, d’autorità, va a iscriversi nel grande libro della Storia. Difatti, è stata inaugurata la nuova Casa dei membri del Consesso catanese, a distanza di 530 anni dopo che nel lontano 1492, al termine di una scatenata e malvagia persecuzione – nel corso della quale gli ebrei furono perseguitati, torturati, uccisi e in moltissimi casi derubati dei loro beni: così che i superstiti sopravvissuti all’eccidio avevano dovuto lasciare l’isola poveri e bastonati.
I tragici eventi di oltre mezzo secolo fa, ai quale si sommò un editto firmato dai sovrani cattolici di Spagna, Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, segnarono la cacciata degli ebrei dall'Isola. Ma ebbero una causa scatenante nel bieco e omicida fanatismo religioso della Comunità di fede Cristiana: ma va detto che questa venne abilmente manipolata da un clero senza scrupoli, che aizzò a esercitare la violenza contro gli ebrei, persino – stando alla narrazione di certe cronache – evocando una sorta di volontà divina, cui dover compiacere!
La presenza di ebrei in Sicilia, all’epoca dei fatti qui citati, era certamente cospicua, specie nella parte orientale dell’isola: ma questo non deve certo sorprendere, considerando in primis la posizione geografica della bellissima isola: vera piattaforma strategica al centro del Mediterraneo, vero crocevia delle rotte del commercio ma anche al centro di invasioni con relativi stabilimenti. Fenici, Greci, Arabi, Normanni, Spagnoli, Cartaginesi, ma anche Egizi – per citare le principali componenti – vi approdarono, non disdegnando di stabilirvisi. Chi commerciava per mare, considerando l’ospitalità delle locali genti, e considerata la bellezza dei luoghi, spesso vi soggiornava, abitandovi, così creando dei nuclei sempre più numerosi.
Fu così che – nel tempo - nacque la fiorente Comunità ebraica, sufficientemente tranquilla e riservata, dedita ai commerci, ma anche alle finanze: in questo caso, laddove per e tra i Cristiani vigevano invece divieti tassativi posti dal clero e dalle autorità locali. Tenendo sempre in evidenza che le locali comunità erano inquadrate in una rigorosa piramide: alla base erano posti i contadini e i pescatori, poi venivano gli incaricati dei notabili nella gestione sociale, amministrativa e finanziaria, con sopra di loro i notabili stessi e i proprietari di terre – per lo più legati a doppio filo tanto con il princeps al vertice, che con le autorità rappresentative del clero.
Un quadro storico molto sintetico, quello sopra accennato, che spiega l’animo lieto e la soddisfazione del Consesso ebraico di Catania nell’inaugurare la nuova Casa di preghiera comune, ma anche d’incontro, ché non è difficile pensare possa diventare luogo dove possano convergere anche confratelli di altre provincie, di altri territori. L’evento, ha certamente suscitato lieta attenzione a Catania, e non certo meraviglia: del che se ne sono fatti portavoce autorità civili e politiche, esprimendo sinceri voti augurali per questa iniziativa che ridona alla Città di Catania quella pienezza bruscamente interrottasi 530 anni orsono.
Voti augurali cui si associa anche chi scrive, tra i cui parenti prossimi e meno prossimi, era numerosa la presenza di chi seguiva percorsi religiosi diversi, di matrice ebraica: a Messina, come a Barcellona P.G. o a Reggio di Calabria; non dimenticando che molti di loro dovettero lasciare l’Italia, per gli ospitali Stati Uniti, a seguito delle persecuzioni patite qui in Italia.
Buon lavoro, quindi, ai miei Fratelli Maggiori!
Giuseppe Bellantonio
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