martedì 16 marzo 2021

17 Marzo 1861 - 17 Marzo 2021


Domani ricorre il 160° anniversario della formale Unità d'Italia, e mai data avrebbe potuto assumere significati tanto diversi e persino contrastanti in questo anno segnato drammaticamente da un forte contagio virale, da moltissimi decessi, dal brusco stop imposto alle attività lavorative e produttive, dal tracollo del sistema scolastico, dal vulnus subito da molti dei diritti fondamentali della persona, dal venir meno di una informazione pluralista, indagatoria e giornalisticamente accertatrice e analitica.                                                                                          
E' trascorso molto più di un anno dalle prime avvisaglie, dai primi contagi, dalle prime misure, dai primi decessi, dalla somministrazione di terapie che seguivano e seguono tuttora strani protocolli, tra lo smarrimento di una popolazione sempre più sottoposta a un bombardamento mediatico che certamente non giova né a riportare serenità né a dare certezze salvifiche, mettendo a nudo incultura, impreparazione, pressapochismo, inettitudine, corruttela morale e materiale.  Tutte cose che sono sotto gli occhi di tutti: evidenti eppur non affrontate con decisione e piglio risolutore.
Abbiamo scoperto che, a 160 anni dall'Unità, in realtà siamo poco 'popolo' unito dalle Alpi a Lampedusa con un medesimo sentire patrio e sociale, mentre svetta l'Italia dei mille campanili, delle genti. Ma non del popolo. Perché solo il sentirsi concretamente uniti può costituire forza e pregio di una Nazione, con i Cittadini radunati a difendere Bandiera, Territorio e soprattutto Tradizioni: quelle Tradizioni e quei Valori che generazioni di Italiani - e non altri - hanno saputo creare, alimentare e mantenere sempre con un occhio a chi sarebbe venuto dopo, alle generazioni future, ai figli, ai nipoti.
Il nostro benessere è stato frutto di sacrifici e di conquiste; la nostra Libertà è sì conquista civile e civica, ma è anche sacrificio e sangue di chi per essa ha lottato; i risparmi saputi accantonare, non sono un 'peccato' o il frutto di strani semi piantati nei campi, bensì il prudente accantonamento di ciò che può servire oggi come per il futuro individuale e familiare (l'italica 'propensione al risparmio' è stata sempre lodata e premiata, e ha fatto persino invidia a molte Nazioni, al pari della nostra creatività e della nostra inventiva); le pensioni costituiscono il legittimo frutto di un accantonamento periodico effettuato a fronte di prestazioni di lavoro, e non sono certo un 'dono' che piove dal cielo o un 'regalo' di chi amministri il bene comune o un 'rendita parassitaria' a scapito di altri (semmai, è l'opposto...!!!).
Ma in questo momento storico, si è determinato - forse non spontaneamente - un solco che tende a dividere profondamente la popolazione, sempre abilmente pilotata da menti abili e sottili tra bianchi e neri, tra guelfi e ghibellini, tra chi si nutre di bugie e paure e chi intende invece conoscere, sapere, documentarsi e quindi vivere consapevolmente.
Pensateci: chi nasce in questo periodo, tra 80 anni taglierà il traguardo dell'anno 2100, un nuovo secolo, e cosa facciamo noi per il futuro dei nostri figli? Poniamoci, ponetevi, questo semplicissimo e persino banale quesito... Non aspettiamoci risposte dagli altri, perché o non verranno, o saranno ammantate di ammiccante  inconcretezza, o saranno solo delle bolle di sapone: in realtà, ciascuno di noi è detentore delle risposte giuste, e deve attivarsi in modo partecipe affinché queste trovino la giusta via per essere realizzate.
Oggi è già domani.
E il nostro comune domani è opaco, dominato da una profonda barbarie concettuale, dove si tenta in ogni modo di concretizzare una logica di sopraffazione.
Vogliamo stenderci per terra, in attesa di essere calpestati e ridotti in poltiglia: senza un cervello, senza un cuore, senza dignità?
O vogliamo ritrovare la forza che pure è in noi?
Ritroviamola, quell'Unità che non è certo venuta dalle mille enunciazioni, dai mille documenti da 160 anni a questa parte, poiché la Storia ancora si interroga dell'altissimo prezzo di quell'Unità; ritroviamoci Popolo e facciamo a gara per tenere alta la nostra Bandiera, il nostro bel Tricolore, non dimenticando che la Democrazia e la Libertà nelle quali gli Italiani pur si riconoscono, hanno concretezze ineludibili.
Basta celebrazioni vuote di reali contenuti! 
Non vogliamo più ascoltare il solito cicaleccio autocelebrativo, incensante e persino stridente!
Vogliamo concretezza, desideriamo fortemente fatti e non più solo parole mistificanti!
Viva l'Italia, Una e Indipendente!
Via l'Italia Libera e Democratica!
Viva l'Italia il cui Popolo è fiero alfiere e difensore della propria sovranità, della propria Terra, dei propri Altissimi Valori e delle proprie Fulgide Tradizioni!

Roma, 16 Marzo 2021
Giuseppe Bellantonio

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