Per la lucidità dell'analisi e l'assenza di qualsivoglia acrimonia nel linguaggio e nell'esposizione fatta da S.E. il Prof. Salvatore Sfrecola, ci pregiamo proporre ai nostri Lettori un Suo scritto pubblicato sul sito di 'Un sogno Italiano' e relativo all'imminente turno elettorale di ballottaggio.
Buona lettura!
Verso
il ballottaggio
Cambia
vento? A Roma e non solo
di Salvatore
Sfrecola
All’indomani
del primo turno delle elezioni comunali chi, nel Partito Democratico, nei
ballottaggi rincorre i candidati del Movimento Cinque Stelle, come
a Roma, Giachetti, o è inseguito, come a Torino, Fassino, denuncia negli
avversari populismo, protesta per la protesta e genericità dei programmi.
Giachetti ha ripetutamente sfidato Virginia Raggi, attestatasi al 35% dei voti,
a confrontarsi con lui, con i programmi sui percorsi della metropolitana e su
questa o quella linea di tram e via discorrendo. Un confronto che, denuncia il
candidato del PD, prima non c’è stato, anzi sarebbe stato evitato
dalla candidata del M5S.
Quel
confronto forse non ci sarà. In primo luogo perché chi è in testa solitamente
non accetta confronti con chi lo insegue. Inoltre sfugge a Giachetti che il
confronto tra lui e Virginia Raggi non è sui programmi ma sulla sua personale
credibilità come candidato e sul partito che lo esprime in relazione alla sua
storia a Roma. Insomma Giachetti è, nel bene e nel male, l’erede dell’area
politica che ha governato Roma negli ultimi venti anni.
“È
cambiato il vento”, ha detto in apertura della sua conferenza stampa la giovane
Avvocato Raggi, un vento che ha premiato, al di là delle più rosee aspettative,
la novità, l’immagine della novità, forse anche solo la speranza della novità,
magari non bene identificata ma che, in ogni caso, si alimenta della speranza
dei cittadini romani letteralmente disgustati da anni di sprechi e ruberie che
fanno la cifra dell’inefficienza dei servizi comunali e della invivibilità
della città più bella del mondo, in una parola della inadeguatezza dei partiti
e delle loro classi dirigenti.
Tutte
queste cose la Raggi non le dice ma le fa capire, perché ha compreso che
l’ipotesi del cambiamento che ha mosso la sua candidatura è stata accolta dai
romani in cerca del nuovo per quel sorriso accattivante, per il tono gentile
della voce che dà un’idea della fermezza e della determinazione che la
sorregge. In tanti hanno condiviso l’aspettativa del nuovo. Poco conta, quindi,
che non abbia indicato quanti kilometri di metropolitana vorrà costruire, se e
quali linee prolungare e fino a dove. I quiriti le hanno creduto sulla parola,
ispirati da quel volto sereno e sorridente che spiegava con estrema semplicità
che la novità è fatta di due parole di straordinaria importanza, legalità e
trasparenza, senza mai alzare la voce, neppure per sottolineare un qualche
aspetto della sua offerta politica, lei abituata a modulare parole e concetti
quando, di fronte ai giudici più esigenti cerca di far valere le ragioni del
suo assistito. Quel giudice che si chiama cittadino romano, che in politica è
certamente ben più esigente di quello in toga, si è fatto convincere
immediatamente è l’ha premiata. Troppo e troppo pressante il desiderio di
cambiamento, quello che, già nelle elezioni politiche, era stato condiviso da
un quarto dell’elettorato.
Giachetti,
c’è da esserne certi, insisterà nel richiedere un confronto ritenendo di essere
il più abile con la sua consumata esperienza all’interno del Partito
Democratico romano, laddove si decide come gestire le risorse del
Comune, tra indennità al personale, premi di produttività (quale?), consulenze,
appalti di lavori, di servizi e forniture.
È lì, nelle pieghe del bilancio, che
si sono spesso annidati gli sprechi, magari all’insaputa di sindaci e assessori
circondati da clientes ai quali il più delle volte non è
possibile dire di no. Non che siano sempre illeciti, ma i romani hanno deciso
di cambiare pagina di cogliere quel vento che è la novità di questa fase
storica nella quale, come ha scritto Peter Mair, irlandese, uno dei principali
protagonisti della scienza contemporanea, i maggiori partiti registrano un calo
di iscritti e di partecipazione ed anche coloro che rimangono fedeli militanti
sono sfiancati nel loro entusiasmo.
Si
è aperta la fase del ballottaggio. Le due settimane che ci dividono dal secondo
e definitivo voto saranno anche il tempo della sperimentazione dell’approccio
nuovo che la realtà suggerisce ai cittadini ed ai partiti. Questi ultimi, a
sentire le parole dei loro dirigenti, non sembra abbiano capito che è finito il
partito che organizza non il consenso, sulla base di idee, ma la gestione delle
risorse che fanno gola alle lobby grandi e piccole degli
affari. Su questo si misura il rapporto con un movimento, come quello di
Virginia Raggi che si alimenta di una protesta che per troppo tempo ha covato
nell’animo degli uomini i quali hanno visto sperperi e corruzione passare
impuniti attraverso gli anni, spesso protetti da norme di favore. Demonizzare
la protesta è sbagliato e sciocco. I fenomeni vanno compresi ed è solamente
l’arroganza della “casta” a negar loro cittadinanza.
Vedremo
come si atteggeranno alcuni partiti che predicano legalità e trasparenza.
Daranno qualche indicazione? Offriranno l’aiuto alla candidata Cinque
Stelle, anche se lei non la chiederà?
Roma diventa così un grande
laboratorio di idee, sospinte da quel vento che “è cambiato”, in favore della
giovane che non teme le difficoltà che dovrà affrontare se siederà sullo
scranno più alto del Campidoglio.
Un primo segnale lo ha dato Matteo Salvini
con la solita formula: “se votassi a Roma voterei Raggi”.
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